
Torno a scrivere di musica dopo una lunga estate e lo faccio ripartendo da un album che amo molto
e che ho già presentato su queste pagine qualche mese fa: Sniper Alley – to my Brother. Le
composizioni realizzate da Max Fuschetto accompagnano le drammatiche e toccanti immagini del
docufilm realizzato da Cristiana Lucia Grilli e Francesco Toscani. La storia narrata è quella
personale di Džemil Hodžić che ha perso il fratello durante l’assedio di Sarajevo per mano di un
cecchino, ma è anche la storia di tutte le vittime che ogni giorno vengono uccise non solo dalle armi
nemiche ma soprattutto dalla colpevole indifferenza del mondo occidentale. Non un album cupo,
nonostante la drammaticità del tema, ma un album che si apre alla speranza e non è un caso che il
brano d’apertura sia No Man Is An Island: il testo è del poeta John Donne e la linea melodica del
controtenore torinese Cosimo Morleo. La novità è che la collaborazione tra Max Fuschetto e il suo
ensamble di musicisti con Cosimo Morleo sta avendo un seguito importante che verrà presentato
per la prima volta il 10 ottobre al pubblico della Domus Ars di Napoli e ci auguriamo presto anche
a tutti gli amanti della Musica attraverso un CD. Il progetto ruota attorno all’idea di Cosimo
Morleo di portare in musica le poesie del poeta inglese e riproporle con una veste sonora
contemporanea.
Benvenuti su Sdiario e grazie per le emozioni che avete regalato in Sniper Alley. Quali le
impressioni e i timori di quell’esperienza?
Max Fuschetto: Sniper Alley – To My Brother è stata l’occasione per realizzare una forma sonora
che rispondesse a stati di coscienza variegati: l’amore, l’odio, la sopravvivenza, la paura, il terrore,
la bellezza che può nascere ovunque. Come ha affermato il compositore boliviano Edgar Alandia,
mio amico e straordinario maestro, Sniper Alley – To My Brother è un lungo bordone, poco più di
ventisette minuti, in cui, sulla lunga e invisibile linea del tempo, attraversata da nuvole di suono ora
più dense, ora meno dense, continuamente cangianti, emergono mondi brulicanti come microcosmi,
il suono come organismo vivente, textures in movimento, stati del tempo e dimensioni dello spazio
acustico, e quindi della percezione e della coscienza, fluttuanti, con improvvise fratture nella forma
e deformazioni dei parametri sonori.
Sniper Alley- to my Brother accompagna le immagini nell’omonimo film di Cristiana Lucia Grilli
e Francesco Toscani della violentissima guerra serbo-bosniaca degli anni ‘90 e ne traduce la
complessità, la profonda sofferenza ma anche l’illimitato orizzonte di speranza. Siccome la musica
che scrivo non è fatta per commentare ma esprimere delle forme sonore più o meno complesse, mi
chiedo sempre se, applicata alle immagini, non sia troppo strutturata e quindi in conflitto di
interesse con esse.
Cosimo Morleo: Grazie a te. Per quanto mi riguarda, avevo già maturato in passato alcune
esperienze nella composizione di musiche per colonne sonore. In occasione di Sniper Alley ho
proposto a Max il brano “No Man Is an Island”, una linea melodica che avevo precedentemente
composto su un testo di John Donne e già utilizzata, in versione a cappella, per un altro spettacolo,
DB2H. Max ne ha realizzato una splendida orchestrazione e il risultato ci ha pienamente soddisfatti.
Successivamente, gli ho quindi proposto di collaborare a un progetto interamente dedicato all’opera
di John Donne.
Direi di partire da No Man Is An Island perché fa un po’ da trait d’union tra ciò che ormai è
storia e quello che mi auguro diventerà presto futuro. La poesia è di un’attualità disarmante
ma la storia ci insegna che l’umanità naufraga sempre sugli stessi disvalori. Esiste secondo voi
ancora una speranza e la musica ha ancora il potere di smuovere le coscienze di una società
ormai inebetita da social e tv?
Cosimo Morleo: La musica, a mio avviso, possiede un potere straordinario: quello di mantenere
viva la nostra parte sensibile, la dimensione più autenticamente umana e nobile di ciascuno di noi.
Scrivere musica oggi rappresenta una grande responsabilità; ogni concerto costituisce un’occasione
preziosa per condividere, trasmettere emozioni e superare i limiti dell’omologazione che
caratterizza una proposta musicale sempre più orientata all’intrattenimento e sempre meno
all’introspezione.
Max Fuschetto: Non ci giurerei; rispetto a Cosimo la mia posizione è piuttosto pessimista.
Considero l’arte e la musica, come un complemento del mondo, nei casi più felici un approdo
oceanino, come quelli che dovettero accogliere viaggiatori più arditi. Tuttavia, in quanto mondo, ne
condivide, oltre alla bellezza, il disordine, a volte l’insensatezza, le dinamiche contraddittorie, anche
la percezione distorta dei significati, come accadde ad esempio con Helter Skelter dei Beatles.
Facciamo arte per scendere in profondità sperando che questo viaggio, attraverso i mezzi
dell’intelletto e delle emozioni, possa mostrare, ai naviganti, paesaggi inediti e città nuove.
Cosa ti affascina di questo poeta così lontano nel tempo e anche forse lontano dal sentire dei
suoi contemporanei?
Cosimo Morleo: Ciò che mi affascina di John Donne è la sua capacità di coniugare la tensione
metafisica con una profonda umanità. Nella sua poesia convivono intelletto e sentimento, ragione e
spiritualità, corpo e anima: polarità che Donne riesce a intrecciare con una forza espressiva
sorprendentemente attuale. La sua indagine sull’amore, sulla fede e sull’infinito non è mai astratta,
ma radicata nell’esperienza viva dell’uomo. In questa sua ricerca di senso, in bilico tra terra e
trascendenza, ritrovo una sensibilità che parla ancora oggi con straordinaria intensità.
Non ti chiedo di anticipare la scaletta del concerto, ma di soffermarti in particolare su quella
che è la poesia a cui tieni di più e perché.
Cosimo Morleo: Tra le poesie di John Donne, Love’s Alchemy è quella che sento più vicina. Mi
affascina per la sua ambiguità e per la tensione tra disincanto e desiderio di assoluto. Donne utilizza
la metafora alchemica per esplorare la natura dell’amore, smascherando le illusioni e rivelandone la
sostanza più profonda: un continuo tentativo di trasformazione, di ricerca dell’essenza. In questa
poesia convivono lucidità e passione, ironia e spiritualità; è come se Donne ci ricordasse che
l’amore, pur nella sua imperfezione, resta uno dei pochi strumenti capaci di condurci verso una
forma più alta di conoscenza di noi stessi.
Max questa volta non è una colonna sonora ma è comunque una nuova esperienza: raccontare
con la musica le visioni di un poeta. Come hai affrontato dal punto di vista musicale questa
nuova esperienza?
Max Fuschetto: Sono affascinato dagli universi originali. Quando ho ascoltato per la prima volta
No Man Is An Island nella sua realizzazione musicale sono rimasto colpito dal modo in cui la linea
melodica creata da Cosimo, assolutamente inedita e scorrevole, portava la poesia di John Donne in
una dimensione atemporale. Alla contemporaneità dello stile compositivo si sovrapponevano
dimensioni sonore arcane, anche grazie all’intuizione di usare uno stile vocale antico, quello
controtenorile. In No Man Is An Island ho fatto flirtare questa linea vocale sinuosa e affascinante
con un tessuto ritmico e poliritmico totalmente divergente e cangiante, che si aggancia
perfettamente alla cadenza delle sillabe: una sorta di sciame magico incollato allo scintillante abito
di una principessa delle fiabe.
Cosa deve attendersi chi come me non potrà essere presente giorno 10 ottobre alla Domus Ars
di Napoli?
Cosimo Morleo: Chi non potrà essere presente il 10 ottobre alla Domus Ars di Napoli potrà
comunque immaginare un’esperienza musicale e poetica. Il progetto nasce dal dialogo artistico tra
le mie composizioni su testi di John Donne e le musiche originali di Max, un incontro che nel
tempo sta generando nuovi impulsi creativi. Le nostre sensibilità, pur diverse, si completano in un
equilibrio dinamico: la parola poetica di Donne diventa il punto di partenza per una ricerca musicale
che intreccia introspezione, spiritualità e contemporaneità. Max, con la sua scrittura elegante e
visionaria, arricchisce e amplia questo percorso, creando un tessuto sonoro che dialoga
profondamente con il mio lavoro.
Ne scaturisce un’esperienza di ascolto che invita a riflettere, a sentire, e a lasciarsi attraversare dalla
forza vitale della musica e della poesia.
Max Fuschetto: Ci impegneremo a realizzare, come spesso ultimamente, una ripresa audio video
così da catturare lo spirito di una serata che, considerati anche i giovanissimi musicisti in azione –
tra gli archi abbiamo Mariano e Antonio Fusco, figli di uno straordinario compagno di percorso,
Silvano, che hanno rispettivamente sedici e diciotto anni – si presenta straordinariamente ricca di
punti di vista differenti. Anche Enzo Oliva e Lucio Miele, rispettivamente al pianoforte e alle
percussioni, sono giovani pieni di talento e immaginazione e siatene sicuri lo dimostreranno come
sempre!
Grazie e da appassionato mi auguro che si arrivi anche alla pubblicazione di un CD.
©Fortunato Mannino
La foto è stata scattata nello studio di Radio Rai 3 Piazza Verdi – Milano 14 Giugno 2025
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