
Nella storia dell’uomo esistono diverse costanti e una di queste è la guerra. Non vi è epoca storica
che non narri di guerre, lotte, faide per i motivi più sciocchi e banali. Alla guerra abbiamo accostato
le definizioni e gli aggettivi più improbabili guerra giusta, guerra di religione, guerra civile,
necessaria per esportare la democrazia, guerra ai migranti… Senza mai pensare che chi dichiara le
guerre è spesso in poltrona a vedere come va a finire. Si cresce come se questa aberrazione fosse
parte di noi… Imprescindibile da noi. I libri di storia snocciolano statistiche come se le persone
siano solo numeri, parte di un copione che dev’essere recitato. Non si pensa mai che ogni vittima ha
un volto, una storia, degli affetti che vivranno per sempre quell’assenza. Chi governa spesso inventa
guerre, provoca l’avversario per farlo diventare nemico e poi… E poi fomenta l’opinione pubblica
affinché giustifichi l’ingiustificabile. Poi ad un certo punto i combattimenti finiscono e arrivano la
pace, la ricostruzione e i mai più la guerra… E tutto ricomincia come se nulla fosse accaduto ma
sempre in attesa della prossima guerra perché si vis pacem, para bellum con tanto di invocazione
divina che in questi tempi bui non manca mai. Cosa potrebbe cambiare la prospettiva? La risposta è
un volto! Basterebbe dare un volto, una vita, una storia al nemico e il gioco politico della guerra
verrebbe meno.
La proposta d’ascolto di oggi ha il volto bifronte della sconfitta e quel sapore
spesso amaro che ha la parola speranza. Il titolo dell’album è Sniper Alley – To My Brother e a
firmarlo è il maestro Max Fuschetto compositore e oboista di fama internazionale, che ho il piacere
di seguire dai tempi di Popular Games del 2009 e che in più occasioni ho proposto su queste
pagine. Le composizioni di Sniper Alley – To My Brother, uscito per la prestigiosa NovAntiqua
Records, sono la colonna sonora dell’omonimo docufilm realizzato da Cristina Lucia Grilli e
Francesco Toscani e presentato alla 30ma edizione del Sarajevo Film Festival. Come si può
intuire dal titolo il tema è quello di preservare la memoria di ciò che accadde durante i lunghi anni
dell’assedio di Sarajevo.
Un documentario che intreccia la macro-storia quella dei fatti e dei numeri
con la micro-storia che nel caso specifico hanno il volto e la voce di Džemil Hodžić anima del
progetto Sniper Alley. Un progetto che nasce innanzitutto da una ferita profonda e indelebile: l’aver
visto morire il proprio fratello colpito da un cecchino serbo durante una partita di tennis e in un
momento in cui era stata proclamata la tregua. L’altro motivo è quello di recuperare frammenti di
quella tragedia personale e umana che è stato l’assedio di Sarajevo negli scatti dei vari inviati di
guerra che negli anni hanno documentato per le testate giornalistiche mondiali ciò che accadeva.
Immagini e parole forti e emozionanti non potevano non avere una grande colonna sonora e la
scelta di affidarla a Max Fuschetto è stata eccellente. Il maestro partenopeo ha una capacità unica
nel dar forma alle emozioni e coglierne i chiaroscuri. Unicità che viene da una geniale e perfetta
sintesi di stili che fanno delle sue composizioni un caleidoscopio di colori sempre varianti che ben
si addice ad un album in cui dolore, speranza, memoria devono necessariamente coesistere.
Sniper Alley e Come Rain Come sono tra le composizioni che amo di più, ma ogni brano ha in sé una
storia e una fonte d’ispirazione che lo rende speciale. E non mi riferisco solo alla storia in sé o alla
varietà di stili che spaziano dal jazz contemporaneo alla musica classica, alla musica popolare, ma
anche l’arte: Van Gogh e Francis Bacon, il cantautorato di Nick Drake e la poesia. I musicisti
coinvolti nel progetto sono tanti e bravissimi, cito per tutti Enzo Oliva e Cosimo Morleo che
accompagnano da anni Max Fuschetto nei suoi album in studio e nei concerti dal vivo e che non
potevano non essere presenti in quella che è la prima colonna sonora. La musica in questo caso è in
connubio con l’immagine, ma chi ascolterà solo il disco sarà in grado di cogliere comunque tutte le
emozioni.
In precedenza ho scritto la proposta d’ascolto di oggi ha il volto bifronte della sconfitta e quel
sapore spesso amaro che ha la parola speranza. Una considerazione amara e personale perché le
guerre di ieri non hanno insegnato nulla e ancora oggi il mondo ne è pieno. Quanto alla speranza…
Beh con quella non si va da nessuna parte. Sperare significa attendere che qualcuno o qualcosa
cambi la situazione attuale, ma se un cambiamento ci sarà ci sarà solo quando ognuno capirà di
essere parte di un tutto. Non è un caso che Max Fuschetto abbia deciso di veicolare questo
messaggio forte musicando e mettendo iin apertura dell’album No Man Is An Island.
Il testo è del poeta inglese John Donne, la linea melodica di Cosimo Morleo e la realizzazione per ensamble da camera di Max Fuschetto.
©Fortunato Mannino
Max Fuschetto
NovAntiqua Records
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