Fuori posto

La Elide si lascia andare contro lo schienale del divano con un sospiro che è stanchezza ed è rassegnazione. Ha la casa piena di gente e fra qualche ora sarà anche peggio ma lo sapeva che sarebbe successo. Socchiude appena gli occhi e cerca di isolarsi ma non le riesceleggi »

La pendola del refettorio segnava le tre del pomeriggio. Dalle persiane, serrate contro il sole feroce, filtrava una luce sottile che il danzare della polvere rendeva tremula. Sembrava che la calura avesse sospeso il tempo e tutti i suoi abitanti in un istante fisso, privo di movimenti.Nessuno lungo i corridoileggi »

Un “seconda scesa”. Carla guarda l’uomo davanti a sé: oramai lo conosce, sa che quel “seconda scesa” che le sta chiedendo sta a significare un caffè fatto con gli avanzi dei fondi dell’espresso precedente. Un brodino di poco sapore e poco aroma, ma gratis, perché l’uomo non si può permettereleggi »

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Sprofondato nel lettino dell’ospedale, il corpo di Pina appare fragile e inerme: fili e tubicini sembrano attraversarlo, mentre una mascherina le copre parzialmente il viso.Le infermiere si avvicendano silenziose, mentre il medico del turno del mattino ha confermato l’infarto. La prognosi non è buona: nessuno si è ancora espresso conleggi »

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Maria Salinelli, 3.05.1915-30.03.2010 Ci siamo quasi, pensò, e con gesto leggero sistemò le pieghe della gonna che le ricadevano sulle gambe magre e gonfie allo stesso tempo.Nervosa?No.Indispettita, leggermente.Si guardò attorno per accertarsi di non aver dimenticato nulla: le piaceva essere precisa e meticolosa, ai limiti della pignoleria.Odiava la sciatteria eleggi »

– Oggi andiamo alla casa degli ibischi rossi? Sabrina butta là la domanda con finta indifferenza, premurandosi però di spiare di sottecchi la reazione stupita di Vincenzo, che infatti la guarda sgranando gli occhi tondi e castani, buoni come quelli di un cane mite e obbediente.Vincenzo non risponde con leleggi »

                                                                                                                           Le cancerose le riconosci al volo: fra di loro oramai si conoscono, fanno gruppo, alcune indossano cuffiette vezzose, hanno visi tirati color della cenere, sguardi senza più sopracciglia.Tutte hanno grinta e cianciano allegre aggiornandosi sulle reciproche terapie: Tu hai finito la radio? Ancora quante?Ogni volta che una completa glileggi »

A Teo, con affetto «Fa caldo, mi annoio, odio questo posto e ho voglia di non essere da nessuna parte, saliamo in auto e andiamo.»«Dove?»«Il più affanculo possibile.»«Andiamo a vedere il tramonto a Étretat.»«È abbastanza affanculo. Vestiti, prendi tre cose e ce ne andiamo da qui.» Non ami le autostradeleggi »

«Più gonfi, Ludmilla, più boccoli e più gonfi.» La signora Marisa impartiva ordini con lo stesso cipiglio con cui un comandante di nave pirata avrebbe incitato la ciurma all’arrembaggio.Dritta al centro della sala, i pugni sui fianchi come una novella ducessa Benita, la matrona era consapevole che la riuscita dellaleggi »

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“Lettere d’amore per chi ne ha bisogno”: i raggi di un sole obliquo e autunnale colpivano e mettevano in risalto la scritta bizzarra di un’ insegna in ferro battuto che non nascondeva i segni del tempo.“Strano – pensò l’uomo – passo sovente per questa via eppure è la prima voltaleggi »