Intervista a Mirko Jymi

Quello che propongo oggi non è solo la presentazione di un disco e l’ascolto di un brano, ma la conoscenza di Mirko Jymi, uno degli artisti che secondo me incarna al meglio il concetto di passione per la Musica. I più attenti ricorderanno che su queste pagine è già stato presentato Collapsing World, album in cui è presente Gianni Venturi, ma da allora tanti progetti sono stati conclusi e tanti stanno per concludersi. Facciamo quindi il punto direttamente con Mirko Jymi e vediamo cosa ci attende nei prossimi mesi.

D. Ciao Mirko e benvenuto sulle pagine di Sdiario. I nostri lettori ti conoscono essenzialmente
attraverso Collapsing World, ma la tua visione artistica è molto altro. Come racconteresti la tua
musica a chi non ti conosce?

R. Un saluto agli Amici di questo meraviglioso blog Sdiario ed al grande amico Fortunato Mannino. Allora con molto piacere vi racconto in breve la mia musica, per chi già mi conosce e per chi non mi conosce ancora. Cerco di spaziare tra varie sonorità dal jazz alla bossa nova da cui sono molto influenzato, dall’ambient all’avanguardia, Jazzrockfusion e così via. E quindi il mio consiglio è approcciarsi ed ascoltare con profondità, perché ritengo che la musica vada ascoltata, in quanto non è un intrattenimento o cose del genere. La musica è una forma d’arte, la musica non è schema non è etichettatura. Ma è forma espressiva. Questo è il mio punto di vista ed anche il mio modo di creare e realizzare musica.

D. Humanity in Hibernation si riallaccia alle tematiche inquietanti di Collapsing World: guerre, crisi
ambientale, mediocrazia al potere e un’umanità sempre più occupata nella ricerca dell’inutile. È un
album che ho ascoltato e meditato in silenzio seguendo le tracce presenti nei titoli e devo dire che
l’ho amato moltissimo. Raccontaci un po’ la genesi dell’album e nello specifico ti chiedo di
soffermarti su una composizione che mi ha particolarmente colpito: Labyrinths. Composizione
breve ma che descrive bene il nostro tempo e se vogliamo l’intero ‘900. Cos’è per te oggi il
“labirinto”?

R. Humanity in Hibernation chiude la quadrilogia iniziata con “Planets,” “Abyssal Depths,” “Collapsing World,” album in un certo senso collegati ma che veicolano messaggi diversi.
“Humanity in Hibernation” in poche parole è un messaggio che si rivolge all’umanità, questa umanità addormentata, che non vuole svegliarsi ed accettare la realtà quella vera, ma che poi in un secondo tempo si sveglia e con fatica comincia a capire la realtà attuale. I labirinti che descrivo nell’album sono come dei blocchi per l’umanità, dei varchi chiusi, delle menti ristrette, delle coscienze intrappolate nei meandri… Credo che ognuno di noi abbia dei labirinti che tutti i giorni deve affrontare.

D. Sulla tua ricchissima pagina Bandcamp ci sono due EP molto interessanti: Etrurian Meditations e
Awakening of Love. Ce ne parli?

R. Etrurian Meditations è nato dalla collaborazione con l’amico e grande musicista Fabio Esposito dei Playades. La nostra amicizia è nata sui social e poi si è sviluppata personalmente: ci siamo incontrati, conosciuti ed abbiamo improvvisato io con le tastiere e lui con la lira greca. Quindi è nato questo progetto tra sonorità elettroniche ed etniche, che si richiama alla civiltà etrusca che io amo molto. Un progetto molto interessante, sono fiero di averlo realizzato e ringrazio Fabio Esposito per la sua disponibilità. Le dinamiche con cui nasce Awakening Of Love sono simili al precedente EP: una forte amicizia nata on line con il grande musicista Stefano Tracanelli fatta di scambi di idee, chiacchierate telefoniche e videochiamate. Avendo tante cose in comune e gusti musicali molto vicini, abbiamo deciso di realizzare quest’album insieme, un album che spazia tra Jazzrock, ambient, progressive, avanguardia. Un connubio musicale che non succede tutti i giorni. Ne sono fiero e soddisfatto e ringrazio Stefano per essere stato partecipe a questo progetto.

D. Nemo profheta in patria. La frase latina ti rispecchia visto che ormai vivi stabilmente in Brasile e la
maggior parte delle tue date sono in Sud America e ultimamente anche in Asia. Il legame con le
radici però è sempre vivo e spesso ti capita di tornare a Roma anche per dei concerti. Che differenza
trovi a livello organizzativo e di pubblico rispetto a quanto vivi all’estero e cosa c’è che non va
culturalmente e musicalmente in Italia?

R. Domanda da sei milioni di dollari, scherzo. Il problema è uno: profeti in patria non si è. In Italia chi mi segue da sempre sa quello che io faccio a livello musicale ed è sempre presente. Il problema reale è che a livello organizzativo l’Italia purtroppo pecca, perché non dà spazio a musicisti che fanno musica. Intendo musica inedita dove c’è innovazione e ricerca, perché è più facile dare spazio a cover delle cover dei gruppi dei ’70, che non hanno più nulla da dire…
In Brasile è totalmente diverso sia a livello organizzativo che a livello di rispetto per gli artisti e, dal punto di vista culturale, il Brasile può considerarsi un’università. In Italia invece attualmente si naviga nel buio non perché, ripeto, non ci sono artisti ma perché non gli si dà spazio.

D. Il legame con i musicisti italiani è sempre vivo e porta a buoni frutti come nel caso della collaborazione con Gianni Venturi ma so che non è l’unica. Cosa prevede il futuro prossimo?
R. Assolutamente sì, in Italia apprezzo e stimo alcuni musicisti tra cui Gianni Venturi, Alessandro Seravalle, Giampietro Seravalle, Stefano Tracanelli, Fabio Esposito. Con Gianni Venturi stiamo lavorando a un progetto, anche se lui aveva già collaborato a Collapsing World con una sua poesia. È un progetto molto ambizioso, che spazia tra le mie sonorità jazz, avanguardia, ambient, elettronica e la voce di Gianni, la sua teatralità, unica in Italia, il suo stile innovativo di approcciarsi al canto che non è mai scontato. Un’altra collaborazione che sto portando avanti è con Alessandro Seravalle, un grande artista che apprezzo molto.
Alessandro è presente in due brani nel prossimo album in uscita, credo prima dell’estate, con artisti Sudamericani ed Europei. E stiamo anche concretizzando un album insieme.

D. Tra le collaborazioni importanti c’è anche quella con il maestro Richard Sinclair, quando uscirà il
disco?

R. Con Richard Sinclair abbiamo iniziato alcuni brani insieme, che porteremo a compimento credo nel 2025, un altro progetto per me importante.

D. Non esiste solo un Mirko Jymi musicista ma anche un Mirko Jymi produttore. Da poco hai fondato
la tua etichetta con l’idea di promuovere quella musica che viene ignorata dal music business.
Come nasce l’idea e quali gruppi della tua scuderia ci consigli di ascoltare?

R. Sì esatto, da un po’ è nata la mia etichetta discografia Mirkojymimusicalproject, per produrre non solo la mia musica, ma anche quella di altri artisti affermati e non che si approcciano alla musica con innovazione, ricerca e libertà espressiva. Al momento sto lavorando alla produzione di un album di un gruppo Brasiliano molto interessante, quindi a breve ci saranno molte sorprese che per il momento non vi svelerò, ma vi lascerò con un po’ di suspense.

D. Prima di lasciarti un’ultima domanda: quando tornerai in Italia e hai già qualche data da condividere?
R. Dovrei avere qualche data in Italia nell’autunno, A Roma, almeno spero. A breve troverete nella mia pagina e sul mio sito tutte le informazioni sulle date. A presto e un saluto a tutti.

©Fortunato Mannino

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