Fibula

Ph Marco Costantino

Mia madre mi narrò le lacrime di una colomba
dalla carne falciata con un coccio di bottiglia
e ricucita ad arte con sette spine d’acacia.
Mi narrò, mentre mi teneva ferma,
l’equivoco dell’amore, i suoi spiragli stretti.
Suturai con giallo d’uovo e acqua sacra
camminai a passi piccoli, marcia e dolore,
diventai un pacco chiuso da scartare per il mio sposo
che mi ha scucito con l’amore feroce dei maschi.

Ora difendo la mia anima, anch’essa imbastita;
non più nido ospitale, ricovero di vecchi stanchi,
seggiola di paglia per appoggiarci giacche sulla spalliera.
Lanterna colma d’olio, ghiaccio sulle piaghe,
non più sguardo clemente; non potrebbe, ormai.

Nessuno le bussi alla porta, se passa da qui,
nessuno le chieda di più che un canto di lutto.

©Marco Costantino opera fotografica
©Katia Colica testo

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