
Il secondo album è per gli artisti un momento fondamentale, perché spesso li pone di fronte ad un
bivio: incidere e sfruttare la scia del successo del primo o prendersi il proprio tempo e lasciare che
ispirazione e idee prendano forma con calma. Per fortuna molti di quelli che seguo scelgono la
seconda via e per chi ascolta e chi ne scrive alla fine è facile parlarne bene. La proposta di oggi non
fa eccezione, s’intitola Migration Tales e porta la firma della violinista / compositrice Ludovica
Burtone. Il nuovo album mantiene quel carattere intimista e personale che caratterizzava il
precedente e si pone su un’ideale scia di continuità. Ludovica Burtone è un’artista che si è formata
negli Stati Uniti patria del jazz e la sua bravura l’ha vista a fianco di grandi artisti e membro delle
più prestigiose orchestre internazionali. Sparks, album d’esordio del 2023, è da considerarsi una
sorta di diario emozionale attraverso il quale l’artista condivide con chi ascolta, attraverso il
linguaggio universale della musica, le sue esperienze musicali e umane. Ma se le opportunità che il
viaggio e la vita offrono portano alla decisione di un trasferimento in altra città i colori delle
emozioni diventano contrastanti: la gioia per le possibilità che si palesano e la nostalgia per ciò che
ci si è lasciati alle spalle.
Nel caso di Ludovica Burtone la città delle opportunità è quella di cui si vede il profilo in
copertina: New York. La megalopoli statunitense offre infinite possibilità ma è lontana anni luce dai
nostri paesaggi e dal nostro modo di vivere. Migration Tales racconta le emozioni contrastanti, la
forza e la resilienza di chi è costretto a emigrare soprattutto in un momento storico così complesso.
Uno dei momenti più intimi e rappresentativi dell’album è Outside My Window: è facile ascoltando
il brano immaginare uno sguardo che vaga invano alla ricerca di qualcosa di noto e si ritrova
davanti quel mondo estraneo che pian piano diventerà quotidianità. E se la quotidianità porterà ad
una sorta di normalità è altrettanto vero che il migrante vivrà sempre una perdita di identità, che lo
farà sentire estraneo anche a casa propria. Le sei composizioni originali illuminano aspetti diversi
dello stato d’animo di chi emigra, non ultimo quel senso di rabbia che ti fa dire ma perché? Come
nel primo album Ludovica Burtone inserisce anche la rilettura di un classico della tradizione
brasiliana. La scelta questa volta è caduta su Água e Vinho di Egberto Gismonti e non si può non
considerare una scelta in linea con quelle che sono le atmosfere e gli umori dell’album. Album che
esalta la bravura di Ludovica Burtone che lo ha pensato e l’ha scritto, ma anche quello dei singoli
musicisti e non poteva non essere così visto che parliamo di contemporary jazz. Ma a renderlo
particolarmente emozionante e sentito c’è la storia comune di emigrazione che accomuna i 4/5 dei
musicisti coinvolti: tutte donne e tutte provenienti da nazioni diverse. Migration Tales ci offre
anche una novità rispetto a Sparks: la bella voce di Ludovica Burtone. È per questa ragione che il
brano che propongo per l’ascolto è Água e Vinho.
©Fortunato Mannino
Ludovica Burtone
Endectomorph Music
Stefano Dentice
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