
Spesso mi capita di scrivere che il jazz contemporaneo è la musica dell’anima e più m’imbatto in
questo genere di ascolti più mi convinco che non esista definizione migliore. Si tratta di album che
hanno sostanzialmente due caratteristiche in comune: la matrice jazz e la bravura dei singoli
musicisti. Il resto è sentimento, radici culturali, influenze musicali che si fondono e confondono
dando vita a dischi unici e di rara bellezza. Il disco di oggi non fa eccezione e lo firma il giovane
pianista romano Lewis Saccocci. L’album s’intitola Inceptum, parola latina che rimanda all’idea di
inizio ma anche a quella di progetto. Entrambi i significati si sposano perfettamente con l’idea
intrinseca al titolo: inizio di un nuovo percorso musicale da solista che mette al centro della
composizione l’organo Hammond. Una svolta questa, se si considera che il suo prestigioso
curriculum ruota soprattutto intorno al pianoforte. Il concetto è ripreso anche nella foto di
copertina, in cui è possibile ammirare un percorso tortuoso che non ha un inizio né una fine né
contorni definiti ma… C’è una strada. Strada che diventa metafora di vita e infatti gli otto brani
(tutti originali) raccontano una storia. E dunque mi è impossibile non citare immediatamente
Lament for JDF ovvero il tributo che il compositore dedica a Joey DeFrancesco scomparso
prematuramente nel 2022. Joey DeFrancesco è considerato uno dei maestri assoluti dell’organo
Hammond B3 e molti lo ricorderanno anche perché appena diciasettenne entrò nella band di Miles
Davis. Con i suoi quasi nove minuti è il brano più lungo dell’album e anche il più malinconico a
sottolineare il vuoto lasciato da un artista geniale, ma anche per la voglia di proseguire un percorso
artistico. A rispecchiare questa forza e questa voglia è la dinamicità della parte centrale del brano,
che si contrappone alla solennità malinconica dell’intro e della conclusione. Altro brano che mi
piace citare è il Il Pirata: il riferimento è a Marco Pantani atleta che ha regalato al ciclismo
italiano momenti indimenticabili e purtroppo morto prematuramente in circostanze ancora poco
chiare. Il tributo che Lewis Saccocci regala a questo grande atleta non ha quel velo di malinconia
del precedente, ma sembra voler evocare invece una delle sue epiche e trionfali imprese. Due
composizioni che mi è piaciuto commentare sia per la loro bellezza sia perché mi piace pensare che
possano anche essere anche un input a riscoprire / ricordare due figure che in modi diversi hanno
scritto pagine importanti della storia recente. Ma se questi due brani rappresentano le passioni del
compositore, il resto delle composizioni è più intimo e personale e rimanda a quelli che sono ricordi
e affetti familiari, altro aspetto facilmente riconducibile all’idea di percorso umano a cui accennavo
all’inizio. Non entro nei particolari dei singoli brani sia perché tutte le informazioni si possono
recuperare leggendo le interviste rilasciate dall’artista, sia perché le parole del titolo e la magia della
musica evocheranno un volto, una storia, una situazione che sarà unica e di ognuno. Ad
accompagnare Lewis Saccocci in questo viaggio ci sono Enrico Bracco alla chitarra e Valerio Vantaggio alla batteria. Il panorama jazzistico italiano non smette dunque di sfornare talenti e
soprattutto stupire per sua varietà di colori.
Il Prenestinato, ovvero l’omaggio al quartiere romano dove è cresciuto, è il video che vi invito a
guardare. Aggiungo, per chi fosse interessato all’acquisto di Inceptum, che è uscito per la WoW
Records e viene proposto in un elegante formato digipack.
Lewis Saccocci
Enrico Bracco
Valerio Vantaggio
WoW Records
Stefano Dentice