Hotel R_Evolution – Emilio Sorridente

Quando si scrive del disco di un amico c’è sempre il timore di essere giudicato di parte ma sono
dell’idea che al di là di chi scrive a contare è sempre il giudizio di chi ascolta. E questo mi dà
tranquillità perché Hotel R_Evolution è un album affascinante, ricco di rimandi e di spunti di
riflessione. A firmarlo Emilio Sorridente ovvero colui che ha sprovincializzato il rock reggino
portandolo a livelli decisamente internazionali. A lui il merito e l’idea di suonare per la prima volta
dal vivo Think Pink di Twink e con Twink (ai più giovani e ai meno esperti ricordo che Twink è
l’ultimo ad aver suonato con Syd Barrett). Di quel concerto risalente al 2018, delle giornate di
prove e delle lunghe chiacchierate, che hanno regalato a chi c’era aneddoti inediti e affascinanti
sulla scena musicale inglese di fine anni ’60, è stato tratto il film The Pink Shell firmato da
Michele Tarzia. Non va dimenticato il concerto con Gary Lucas che molti ricorderanno accanto a
Jeff Buckley, e quello con Martin Youth Glover bassista dei Killing Joke, produttore di gruppi
come Pink Floyd, U2, Depeche Mode e cofondatore con Paul McCartney dei The Fireman. Con
Youth l’empatia è stata tale da portare i due a fondare i Dream Symposium e il frutto di tale
collaborazione è Green Electric Muse (uscito anche in edizione limitata in vinile verde) e per quel
che mi risulta è in lavorazione un secondo disco. Quanto scritto in fase di presentazione penso basti
a confutare qualunque accusa di parzialità. Il curriculum di Emilio Sorridente però non è solo
collaborazioni o progetti, semmai quelli sono venuti dopo, infatti Hotel R_Evolution è il settimo
capitolo di una importante discografia. Un album diverso dal precedente From the Shell in quanto
l’artista torna, senza rinunciare alla sua natura psichedelica, alla forma-canzone. Il primo impatto
con Hotel R_Evolution è visivo. La copertina di un disco non è mai qualcosa di marginale anzi è
un passe-partout per comprendere il senso stesso dell’album. Gli indizi sono molti: un orologio
senza lancette, chiavi di stanze d’albergo disseminate sul pavimento, chiavi di porte blindate chiuse
dentro una gabbia, l’artista che guarda in uno specchio l’immagine di un mondo adagiato su un
divano mentre divampa un incendio. Traslare tutti questi messaggi nel mondo reale non significa
altro che raccontare il disagio dell’uomo moderno o se vogliamo dell’artista che non si ritrova in
una società sempre più cinica. A far da contrasto, l’ambiente bucolico che sembra fornire l’unica
ancora di salvezza e quel telo rosso che tutto è tranne che un segnale di resa. Uno scatto quello
realizzato dal duo Doc Mùrdaka e Carmelo Marturano che non può che essere lodato.
Evoluzione e Rivoluzione due concetti strettamente connessi: l’evoluzione parte dai singoli per poi
diventare rivoluzione ovvero cambiamento sociale. Le rivoluzioni calate dall’alto di dottrine
politiche / morali sono fallite tutte e le conseguenze le vediamo ogni giorno. Ma mentre la massa
che ha una visione del mondo limitata all’oggi continua la sua esistenza senza avere coscienza di
ciò che accade, l’artista coglie il disagio, vive la sua solitudine e cerca attraverso l’arte di illuminare
sentieri mentali. Le strofe di Revolution, brano che apre l’album e di cui potrete vedere il video
realizzato da Mr Holyshit alla fine di queste righe, hanno suscitato in me queste riflessioni, ma per
loro natura le parole hanno una vita propria e ognuno ascoltandole potrà cogliere sfumature diverse.
Emilio Sorridente con la sua band come nella migliore tradizione rock non dice ma evoca
lasciando così all’ascoltatore la libertà di ritrovarsi tra i chiaroscuri delle parole. Otto brani otto
storie distinte e separate, così come suggerisce la parola hotel nel titolo, ma tutte ci riconciliano
soprattutto in questo periodo di fenomeni con quella che è la tradizione rock. Agli otto brani
originali si aggiunge la rilettura dell’enigmatica Ten Thousand Words In A Cardboard Box di
Twink. A rafforzare il forte legame con un passato sempre presente è anche l’impronta data da
Andy Walter a Revolution e Here She Comes agli Abbey Road Studios.

©Fortunato Mannino

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