Il mio amico Cechov

La storia di Cechov inizia da una «speciale provvidenza», un colpo di tosse nel 1884, forse venuto dall’alto, come quel suono misterioso e triste che attraversa il giardino dei ciliegi, un suono doloroso che è compiuta forma dei propositi cechoviani. Siamo nella primavera del 1884.

Addentriamoci nei meandri de Il gabbiano iniziando dalla pagina dei personaggi, una lista con laconiche indicazioni in merito a parentele e professioni: Irina Nikolaevna Arkadina, vedova Treplev, attrice; Konstantin Gavrilovic Treplev, suo giovane figlio; Petr Nikolaevic Sorin, fratello di Irina Nikolaevna; Nina Michajlovna Zarechnaja, ragazza giovane, figlia di un riccoleggi »

Il giovane Stanislavskij ammira l’austera disciplina militaresca della compagnia dei Meininger, che consente alla troupe tedesca di realizzare grandiose scene di massa. Ma il nuovo teatro privato di Mosca non sarà un reggimento, bensì, grazie all’influenza di Nemirovich-Dancenko, una scuola ispirata al “Théatre Libre” di Antoine, un teatro svincolato dalleleggi »

Il 18 novembre 1895 la commedia è terminata, ma Cechov non è soddisfatto come confida all’amico Suvorin: “La pièce l’ho finita. Non è venuta fuori bene. Del resto, non sono un grande drammaturgo, io. L’ho cominciata in forte e l’ho chiusa in pianissimo, il che è contro tutte le regoleleggi »

Alla fine del 1889, alla vigilia dei suoi trent’anni, Anton Pavlovic Cechov decide di rinviare il proprio contributo al rinnovamento delle scene a data da destinarsi, seguendo così il brutale consiglio dell’attore Aleksandr Lensky, che avrebbe dovuto essere il protagonista nel Lesij mai andato in scena a San Pietroburgo: “Vileggi »

Nuove forme sono necessarie, dice Treplev all’inizio de Il gabbiano, e prosegue: “nuove forme sono necessarie, e, se non ce ne sono, è meglio che nulla sia necessario.” E poi compie per la terza volta nel corso di poco minuti un gesto emblematico: “guarda l’orologio”. Ma il suo orologio misuraleggi »

Il viaggio nel teatro di Cechov non può iniziare senza mettere in valigia una scorta di come, la parola chiave dell’analogia, il mezzo necessario per scandagliare l’universo Cechov. Analogia è termine dell’anatomia comparata per indicare una relazione in cui vi è somiglianza di funzione ma non di origine. Le analogieleggi »

Le creature fuoriuscite dalla penna di Cechov vivono in un presente che è già avvenire, che a sua volta già rifluisce nel passato. È un futuro che non ha futuro, perché segnato da una morte in costante presenza. Nel teatro del tempo che Cechov ha delineato in ogni sua pièceleggi »

Nel teatro di Cechov tutto diviene piccolo, minuto, parcellizzato, anche l’immensità dell’eternità, anche l’immensità degli spazi, perché Anton spia l’universo dalla stretta fessura dell’angoscia, attraverso questa ferita dell’essere, Anton descrive il mondo con la rara e preziosa capacità di rendere enorme il minuscolo, piccolo il grande. Anton Pavlovic Cechov haleggi »

La storia di Cechov inizia da una «speciale provvidenza», un colpo di tosse nel 1884, forse venuto dall’alto, come quel suono misterioso e triste che attraversa il giardino dei ciliegi, un suono doloroso che è compiuta forma dei propositi cechoviani. Siamo nella primavera del 1884. Università di Mosca. Il giovaneleggi »