Il Gabbiano riprende il volo

Il giovane Stanislavskij ammira l’austera disciplina militaresca della compagnia dei Meininger, che consente alla troupe tedesca di realizzare grandiose scene di massa. Ma il nuovo teatro privato di Mosca non sarà un reggimento, bensì, grazie all’influenza di Nemirovich-Dancenko, una scuola ispirata al “Théatre Libre” di Antoine, un teatro svincolato dalle convenzioni sceniche e in assoluta libertà creativa. E proprio a Nemirovich-Dancenko dobbiamo la rinascita de Il gabbiano. La lettera che egli scrive ad Anton Pavlovic il 25 aprile 1898 è destinata a cambiare la vita professionale e personale dello scrittore e anche la storia del teatro contemporaneo: “di tutti gli scrittori russi contemporanei io ho deciso di coltivare soltanto il più talentoso e ancora miseramente incompreso… il Gabbiano.

Tutto ciò di cui ho bisogno è la tua approvazione. Io sono troppo povero per poterti pagare molto. Ma credimi, farò di tutto per vederti soddisfatto del lavoro. La nascita del nostro Teatro d’Arte di Mosca ha già provocato la forte indignazione dei teatri Imperiali. Si sono accorti che stiamo facendo guerra alla routine, ai cliché, ai geni affermati e così via.” Ma Cechov non ne vuole sapere e non risponde. Nemirovich-Dancenko non si dà facilmente per vinto e il 12 maggio scrive nuovamente: “Ho bisogno di sapere – ora – se ci lasci mettere in scena Il Gabbiano… se così non fosse mi taglieresti la gola, visto che il tuo Gabbiano è l’unica pièce contemporanea che interessa me e i miei attori.” Pochi giorni dopo Nemirovich-Dancenko riceve il categorico rifiuto di Anton Pavlovic. Del resto, se il successo di Ivanov nel 1887 ha fatto credere a Cechov di avere un innato talento per il teatro, l’insuccesso di Lesij nel 1889 gli ha suggerito di aver commesso un errore di valutazione, mentre il fiasco de Il Gabbiano l’ha definitivamente persuaso a dedicarsi definitivamente ai racconti, grazie ai quali è diventato celebre.

Finalmente il 18 giugno 1898, Anton Pavlovic va a far visita all’amico Nemirovich-Dancenko a Mosca. Dopo una breve chiacchierata, il dado è tratto: il Teatro d’Arte allestirà. Il gabbiano in autunno. Il 21 agosto Nemirovich, comunicando a Cechov l’inizio delle prove con gli attori, si impegna moralmente: “faremo di tutto perché il tuo lavoro abbia successo. Ritengo la riabilitazione de Il gabbiano un mio personale obbligo morale.” Il 9 settembre 1898 Cechov arriva a Mosca per assistere alle prove. Dopo settimane di duro lavoro spese in discussioni e approfondimenti con la compagnia, composta prevalentemente da sconosciuti, Nemirovich-Dancenko, può vedere i primi incoraggianti frutti. Anton Pavlovic ricomincia a provare interesse per il teatro, come testimonia una lettera dello stesso Nemirovich-Dancenko a Stanislavskij, il quale si trova ancora a Charkov nella tenuta del fratello, dove durante l’estate ha messo a punto la regia dei primi due atti: “È venuto Cechov. L’ho portato alle prove tre giorni fa. Ha subito capito come la vostra mise en scene rafforzi l’effetto del lavoro. Ha assistito ai primi due atti e ha fatto alcune osservazioni prima a me, poi agli attori. Gli attori erano molto agitati.

Trova che l’atmosfera alle prove da noi sia molto gradevole, la compagnia è ottima e lavora molto bene.” L’atmosfera gradevole di cui parla Nemirovich è in parte dovuta a un interesse tutto particolare, come Cechov confida all’amica Lidija Mizinova: “Nemirovich e Stanislavskij hanno messo su un teatro molto interessante. Bellissime attricette. Se fossi rimasto ancora un poco, avrei perso la testa.” Anton Pavlovic rimane particolarmente colpito dall’attrice Ol’ga Knipper, l’amico Suvorin ne è prontamente informato: “La voce, la nobiltà, la sincerità – tutto era così bello che ne avevo la gola stretta. È stata la migliore di tutti. Se fossi rimasto a Mosca, mi sarei innamorato di lei.” 

©Matteo Tarasco

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