Non sempre la consapevolezza va a spasso con l’io
ma ne mortifica le ambizioni. E i deliri ambigui
della volontà affascinano senza fascino
le reazioni dell’identità. Un io,
tanti noi sono quello che coinvolgono
il presente, l’avvolgente necessità di togliere
parole all’implacabile macina dei fatti.
Le fasi della vita sono numeri che non si possono
combinare fra loro: nemmeno la maniacale precisione
del respiro sfugge alla carica dell’inutilità.
Il risultato di tutte le operazioni è sbagliato,
l’attuale e l’eventuale non corrispondono a una cifra,
moltiplicano semmai la nostra predisposizione
all’arbitrio, polverizzano le semantiche
della necessità. Aver bisogno del bisogno è l’unica
lezione dentro la quale il divenire ci sospende.
Insomma, lo specchio rotto ti sia d’ammonimento:
non possiamo concederci di più, frammenti di un riflesso,
nient’altro. È la logica irragionevole degli istanti
che mette sott’accusa gli istanti stessi.
Il tempo se ne sta lì, seduto su una sedia. Possiamo farcela
solo se immaginiamo che possiamo farcela.
Lupi si nasce, dalla famiglia al finimondo,
dalla paura alle paure, dai ruderi alla nostalgia.
©Davide Marchetta