Segni diVersi (Page 5)

La scrittura è pericolosa. Mi fa paura, come lo specchio. Scappa da tutti i lati. Mi riflette. E mi nega. La sento respirare nel buio. Mi fa inventare la verità. È una menzogna così vera che non c’è bisogno di mostrare che esiste. Mentre scrivo, io stesso non esisto più. Eppure, godo nel vedere, nel toccare finalmente. Un piacere che è dolore. Posso essere sul rigo, nella pagina. In un’idea. Ma non sono io. La scrittura mi seziona. Mi annulla. Non mi fa diventare. I vocaboli di cui si nutre sono la mia pelle, i miei occhi, il mio sangue. Ma negano indifferenti ogni mia identità.

Ero l’egoista che cantava tutte le notti la filastrocca del martirio. Ero il topo che girava a vuoto nella gabbietta dello scienziato. Ero la strega che crepitava nel rogo dell’inquisitore. Ero una stella morsicata, un camion che s’era ribaltato, un falco che dormiva.Ero un aereo sul fondo dell’oceano. Ero l’alaleggi »

La sopportazione delle conseguenze è una catastrofica esigenza dell’io. La resistenza che la natura impone all’arbitrio apre le fauci della putredine. Solo così ciò che uno pensa si assoggetta al niente. Una sorta di irresponsabile produzione di velleità. Ben occultati risultati di una carneficina di gesti. Come se, nella visceraleleggi »

Non sempre la consapevolezza va a spasso con l’ioma ne mortifica le ambizioni. E i deliri ambiguidella volontà affascinano senza fascinole reazioni dell’identità. Un io,tanti noi sono quello che coinvolgonoil presente, l’avvolgente necessità di togliereparole all’implacabile macina dei fatti.Le fasi della vita sono numeri che non si possonocombinare fra loro:leggi »

Sono storie di ordinaria infelicità, quelle raccontate da Peter Cameron e raccolte nel suo ultimo libro, “Cosa fa la gente tutto il giorno?” (Adelphi, pp. 188, euro 18), storie di ordinaria insoddisfazione. Il libro – che esce nella traduzione di Giuseppina Oneto – raccoglie dodici racconti apparsi per la primaleggi »

Sinistro Borghesuccio entra in libreria senza sapere quanto è costato al poeta scrivere tutti quei bei libri esposti ordinati sugli scaffali. E compra, compra quel bel volume da 12 euro, quell’altra bella raccolta da 18. Riempie il suo carrello di frutta e verdura e va alla cassa. E non saleggi »

Il 7 gennaio del 1938 Samuel Beckett sta passeggiando di notte per le strade di Parigi. D’improvviso sbuca un uomo dal buio di un vicolo e lo accoltella. Beckett finisce in fin di vita in ospedale. Si salva miracolosamente. Nel frattempo viene catturato chi ha tentato d’ucciderlo. È un barbone.leggi »

C’è il serio pericolo che possa scappare. È per questo che lo tenete legato? Non solo. Lo teniamo sotto costante osservazione. Cioè, uno di voi lo tiene imprigionato con lo sguardo ventiquattr’ore su ventiquattro? Esattamente. Ma, mi tolga una curiosità, se scappasse, dove andrebbe? Dovrebbe chiedermi: cosa farebbe? E valeggi »

Non c’è niente di terribile nell’analisi di una sottrazione. Basta polverizzare un gesto, una fonte di luce, per sapere che ogni negazione di sé è un’appropriazione. Il sangue che nasconde la ferita è il vero padrone del tormento. La piaga brucia per un fuoco non suo. Né si può aprireleggi »

Jekyll: Ci ho provato a schivare quel diretto. Ma tu eri come invisibile, non potevo vederti. Eri così veloce che tra un pugno e l’altro non riuscivo quasi a provare dolore. Mi colpivi dove non me l’aspettavo. Ho urlato solo quando sono finito al tappeto. Prima di capire che stavoleggi »

Ricordati che il Lunedì di Pasqua sei da me. No, lunedì non posso, sono di suicidio. Ma come, me l’avevi promesso. Lo so, mi dispiace, ma credimi, non ne posso fare a meno. Non puoi rimandare? Anche al giorno dopo. Sai, ci sarà anche Leandro. Pensa che viene apposta daleggi »