Frutta e verdura

Sinistro Borghesuccio entra in libreria senza sapere quanto è costato al poeta scrivere tutti quei bei libri esposti ordinati sugli scaffali. E compra, compra quel bel volume da 12 euro, quell’altra bella raccolta da 18. Riempie il suo carrello di frutta e verdura e va alla cassa. E non sa nemmeno che quando Bukowski parla di una puttana è perché con quella puttana c’è stato; quando Genet racconta di un ladro quel ladro è lui; quando Foster Wallace, Dave per gli amici, descrive la stanza di un manicomio è perché non riesce a liberarsi dell’odore della clinica psichiatrica “McLean’s”; quando Dostoevskij si addentra nell’angoscia del
giocatore, non sa come sottrarsi all’ossessione dei propri strozzini; quando Proust si dilunga sulla passione e sul vizio, sa quanto la passione e il vizio lo stanno consumando; quando Dylan Thomas
ci invita a entrare nei suoi “raffinati labirinti”, ci sta facendo percorrere la sua stessa allucinazione.

Ma Sinistro Borghesuccio ha già riempito il suo zainetto e con “Repubblica” sotto braccio sta tornando a casa. Non ha tempo per queste cazzate! Salta in bici e s’immette nella pista ciclabile. Fa giusto una tappa al Caffè. Deve ancora consumare il suo Negroni in compagnia della ristretta cerchia di amici tutti impegnati e militanti. Poi scappa via. È tardi. C’è la mogliettina architetto che l’aspetta. Fa una tappa al panificio esclusivo per prendere il pane con farina di kamut e i panini di farro che ha prenotato; un’altra
fermata è al Gourmet vegetariano per le bistecche di soia con tofu.

Una volta a casa, dà un bacio un po’ troppo entusiasta – per via del Negroni – alla mogliettina architetto che lo redarguisce: “Sinistro, ho mal di testa!”. Getta in un angolo sul parquet lo zainetto con i due volumi da dodici e diciotto euro e si lascia andare sul divano. Si mette a leggere “Repubblica” tutto soddisfatto. Sì, se lo merita proprio. A pagine ventisei c”è da leggere “L’Amaca” di Michele Serra. Minchia.

Intanto, Robert Louis Stevenson è esasperato da un tizio, un certo Hyde, un tipo violento che lo sta perseguitando e che lo segue dappertutto; Dino Campana non fa che girare senza una mèta per
le vie di Marradi: domani lo rinchiudono nel manicomio di Imola; e a proposito di manicomio, Alda Merini sta riempiendo di versi i muri della stanza in cui è internata al “Paolo Pini”.
Ma, cazzo, s’è fatto tardi. Sinistro Borghesuccio ha appuntamento con gli amici impegnati e militanti per l’apericena. No, non c’è tempo per la cazzo di bici. Meglio prendere il Suv in garage.
Perché arrivo sempre in ritardo? Al “Dodo” ci sono proprio tutti, comprese le mogliettine architetto, compresa la sua mogliettina architetto che non lo calcola neanche, impegnata com’è ad ascoltare adorante i consigli per gli acquisti del filosofo Riccardo Qualunque. Sinistro s’avvicina allora a un gruppetto dove c’è una che gli piace e con voce sbarazzina chiede: “Ragazzi, avete letto
L’Amaca di oggi?”. E gli altri all’unisono: “Minchia!”.

©Davide Marchetta

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