L’elenco telefonico

Finisce con un bacio.

Spengo il motore. Il mare è strascico di schiuma e di gorgo. La barca oscilla mossa dal vento e dalle onde. C’è una luna bellissima in cielo. Piena come il riflettore di un teatro. Il pubblico è un tappeto di stelle. Le prime file una galassia di flutti. Le luci della banchina sono lontane.
Torno a guardare verso poppa. Nemmeno il rumore del motore l’ha svegliato.
Ci sono andato giù pesante con le gocce.
È stato il bacio di Giulia a decretare la fine. In un primo momento ha resistito, poi le nostre bocche e i nostri respiri hanno benedetto il senso di un’estate.
È allora che ho sentito il sangue. È allora che ho toccato il taglio dentro il labbro. Un manrovescio recente. E una nuova necessità, mia, appena nata.

Finisce con una lacrima.

Mio padre diceva che ero bravo con i nodi. Per questo me ne occupavo sempre io quando uscivamo fuoriporto, e anche a riva, con la tratta.
Adesso le mani vanno dietro la schiena e c’è un giro in vita, il capo opposto stringe un disco in ghisa da venti chili. Sono legami indissolubili, per liberarsi bisogna tagliare via.
In effetti è quello che sto facendo: lo sto tagliando via dalla vita di Giulia. Perché certe lacrime pesano più di altre. Quando escono da occhi che intorno sono viola e ti guardano come una possibilità che non esiste, spesso fanno in modo che tu non riesca a esistere più per davvero, a non avere altra scelta.

Finisce con le luci spente.

Sembra tutto così dovuto. Come se il mare non aspettasse altro che ingoiarlo e portarlo giù, dove non c’è luce, non c’è aria. C’è solo un pieno che torna in superficie. Quello di una vita libera, violentata nella gabbia di una quotidianità colpita, oppressa, tumefatta.
Deve sempre esserci un’alternativa. Me lo diceva mio padre, pescatore, che oltre alla barca avrei dovuto studiare. E così è stato. Psicoterapeuta con il mare nel cuore. Fino al giorno in cui non sono arrivati loro, Giulia e Iacopo. Terapia di coppia.
«Il suo numero è il primo che abbiamo trovato nell’elenco telefonico. Per me sono tutte cazzate, faccio contenta ‘sta scema» mi ha detto lui con aria beffarda.

Bagnati nelle nostre paure.

Dopo aver ormeggiato, raggiungo con passi nudi Giulia sul molo. Se ne sta seduta con i piedi immersi nell’acqua nera. Indossa un vestito di cotone chiaro. L’idea della morte le ha sbiancato la pelle. È tesoro della luna. È respiro della notte.
Mi seggo accanto a lei. L’acqua è calda.
«Dimmi cose senza senso. Non voglio verità…» mi dice.
Poi un lampo in lontananza, a tagliare di traverso il cielo.
«Chiudi gli occhi e riposati» le dico.
Lei allora appoggia la testa sulla mia spalla. Sospira.
«Lo sai? A volte le canzoni d’amore nascono dal cuore, altre dall’elenco telefonico» mi dice piano.
Le stringo la mano. E restiamo insieme.

©Alessandro Morbidelli, 2020

(Ascoltando Editors – The phone book:)

https://www.youtube.com/watch?v=B8leM1N6zKw)

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1 commento

  1. Un bacio,una lacrima.Le paure,un’alternativa, una canzone d’amore nel cuore,due mani che si stringono.
    Alessandro Morbidelli regala poesia anche nella drammaticità.
    Complimenti !👏👏👏

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