Le Antipatiche [6] di Anna Martinenghi

Pippa Middletown
Pippa Middletown

SCEME DA UN MATRIMONIO

Ho una collezione di scarpe. Non sono mie. Io le raccolgo e le tengo da parte: tacchi alti, usate pochissimo, dimenticate sotto i tavoli, dietro le porte o sull’erba del parco. Alcune mi calzano a pennello. Quasi nessuno le reclama.

Mi ci dovevo pagare gli studi con i matrimoni, degli altri. Se non mi sono laureata in giurisprudenza, è anche colpa del catering. E’ diventato il mio lavoro precario e io una cronica fuori corso che consuma i fine settimana in camicia bianca, pantalone nero e scarpe comode. Mi faccio spalle e bicipiti reggendo piatti enormi, con cucchiaiate di cibo all’andata e posate al ritorno.

Rido molto. I matrimoni sono uno spettacolo, per chi osserva da fuori campo. Se gli sposi vedessero quel che succede davvero intorno alla loro nuvola di zucchero filato, gli passerebbe la voglia. Per fortuna c’è l’amore, che non per niente è cieco.

L’album di nozze è una bugia; un découpage di taglia e incolla del meglio, mentre il resto: l’ansia dei mesi precedenti, le tavole apparecchiate col RisiKo per mantenere distanza fra i parenti serpenti, gli scherzi di cattivo gusto, i fiori che avvizziscono subito, tutto sparisce nella bolla della memoria. Agli avanzi e al disordine pensiamo noi. Così colleziono scarpe avanzate, a volte spaiate, più spesso in coppia, proprio come gli sposi.

Da quando è arrivata anche in Italia la moda dei wedding-planner – Santo Enzo Miccio prega per noi – i ricevimenti di chi ancor si promette l’eterno amor, si sono trasformati in una gara «al famolo strano». Quel che resta uguale è la sposa in bianco – con rare eccezioni che confermano la regola – lo sposo pinguino, gli amici ubriachi e le donne in tiro.

Quel che è certo è che gli invitati tendono a deteriorarsi nel corso della giornata. Si parte pimpantissimi: macchina lustra e infiocchettata, si potrebbe mangiare sui cofani, apparecchiando il parcheggio. La macchina pulita è roba da maschi, di solito gli uomini se ne fregano di cosa mettere: infilano l’abito più nuovo che hanno, lo stesso che gli toccherebbe se morissero domani. Le giovani generazioni sono più attente al look, ma credo che dovendo scegliere fra macchina e abito, sceglierebbero di guidare in bermuda e pinne, ma con la macchina pulita.

Per le donne – signori e signore – tutto cambia: un matrimonio è un e-v-e-n-t-o, non ce ne sono di balle. Fosse anche l’invito della cugina di sesto grado, figlia dello zio idraulico, vista il giorno del suo battesimo e mai più incontrata, non importa. Si va e ci si mette giù da gara.

In ogni matrimonio di ordine e grado, da quelli più raffinati e aristocratici a quelli post-moderni o neo-melodici – e credetemi ho visto nozze in ogni sfumatura Pantone – la costante è una sola: l’invitata modello medio vuol fare bella figura, si sente la Pippa Middleton della situazione, specie se single e in caccia.

Le Pippas – chiamerò così d’ora in poi “le invitate modello medio”, perché tutte siamo state un po’ Pippa almeno una volta nella vita – quel giorno vuole essere perfetta. Non importa se vive il resto della vita in una tuta di felpa, ciabattando come il brutto anatroccolo, con uno gnocco di capelli sulla testa e due sportine della spesa sotto gli occhi, ignara del significato delle parole “pettine” e “make up”. Per il gran giorno, la Fata Smemorina la tramuterà da zucca in carrozza.

Purtroppo di Fate Smemorine ci son pieni i negozi, ma poche hanno la bacchetta magica del buongusto. Le Pippas, incoraggiate dai saggi consigli delle Smemo: «Bisogna osare ogni tanto, svecchiare l’immagine e poi questo vestito cade benissimo!» otterranno l’effetto zucca di Halloween.

All’immagine svecchiata e al vestito caduto bene, si aggiungeranno le immancabili scarpette di cristallo. Ogni Pippa lo sa; Cenerentola senza cristalli è solo una servetta. E allora vai di tacco che solleva, ridisegna la linea delle gambe, valorizza l’abito, raddrizza la schiena, alza glutei cadenti, regala centimetri e eleganza. Finché non ti muovi.

Pippa è ingenua: non sa che “quelle vere” nascono con il calcagno 12, che la loro figaggine è nei geni e non negli abiti e soprattutto che l’incantesimo per le invitate modello medio finisce ben prima della mezzanotte. Pippa le tagliole di cristallo le compra e le paga pure un occhio della testa.

Basta mezz’ora sullo spillo, anche meno se non si è abituati, per far gravare sull’avampiede gran parte del peso corporeo. Le caviglie si piegano all’indietro, verso il tallone, gridando a gran voce: «Ci leviamo lo zaino?», ginocchia e anche si flettono, i piedi sono gonfi come maritozzi alla crema. La magia è finita.

Quando le Pippas arrivano al rinfresco, dopo aver affrontato i sanpietrini del centro storico e il ghiaietto del parcheggio, la loro andatura leggiadra è già passata da Carla Fracci a modalità Frankenstein Jr.

Già all’aperitivo si notano segni di cedimento, donne appollaiate come gabbiani, strane inclinazioni della colonna vertebrale, ginocchia a spazzaneve anche per scendere pochi gradini. Le “torri di Pippa” pendono a destra e a sinistra su una gamba sola, come Ibis del Nilo.

C’è chi resiste, stoica, chi non si muove più un passo dal tavolo e chi si affida al piano “b”. Le single optano per l’irresistibile richiamo erotico dei piedi nudi nel parco, se poi la location offre fontane, stagni, pozze, si alzeranno nuvole di vapore e mugolii di godimento. E’ così che si preparano ricevimenti futuri.

Per le Pippas innamorate, “il piano b” è lui: l’amato.
«Amo’, mi andresti a prendere la borsa in macchina?» è il coro a mezza bocca che si alza da ogni tavolo. Sulle lucenti vetture, distanti anni luce per una Pippa taccata, ci sono loro: le inguardabili, ultra piatte, anti libidinose ballerine.

Se gli Amo’ rientrano in un tasso alcolico ancora accettabile, le Pippas si tramuteranno in Zia Paperina nel giro di un quarto d’ora. Se i nobili cavalieri han già ceduto alle insidie del Prosecco e dopo i cori da stadio intonano “Signore delle cime” con voce da soprano, alle Pippas non resterà che scegliere l’impervio sentiero o abbandonare le tagliole sotto il tavolo.

Cibo e stanchezza fanno il resto e a fine serata qualche scarpetta di cristallo avanza sempre. Io raccolgo e conservo. Credo che lascerò giurisprudenza e mi iscriverò a sociologia, all’università della terza età. A quest’ora potrei essere un avvocato divorzista strapagato, invece faccio catering nel fine settimana e vendo scarpe usate su eBay. Attendo con ansia il giorno in cui le rivedrò tornare da me, ondeggianti, addosso a qualche Pippa.

© Anna Martinenghi

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1 commento

  1. Le Pippas, le Smemo… :-D! Fantastica! 🙂

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