Cosa mi ha insegnato Matthew Perry

Ci stava questo personaggio che esplodeva fuori dalla sua carne di attore e gli mangiava la scena della vita. Avevamo cose in comune: due cognomi strani per i quali essere presi in giro, l’inadeguatezza attaccata alla pelle come compagna molesta, l’autoironia come un salvagente tascabile al quale aggrapparsi.
L’ho cercato per vent’anni, a fasi alterne, e ogni volta me ne innamoravo; perché capire non basta: bisogna di amare.
Chandler Bing con l’amore degli amici e delle amiche guariva – a tratti – dalla sua malattia di vita; galleggiava sui demoni e non piangeva quasi mai. Matthew Perry, al contrario, piangeva. E sapeva già di dover morire solo, come dentro una scena finale. O come Mr Heckles, nella puntata 3 della seconda serie, con il quale Chandler trova enormi e preoccupanti somiglianze.

Avevamo cose in comune e quando lo incontravo, o cercavo, mi sembrava di camminare con lui per quei corridoi stretti in cui, per fatalità o karma, riconoscevo la penombra appena schiarita da una battuta amarissima. Talmente amara da farmi ridere per decenni interi.

Avevamo cose nere in comune, Chandler; Matty.
E se oggi un’ultima cosa adesso mi hai insegnato è quella di non comprare mai, mai, una vasca Jacuzzi.

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