Comico Erotico Stomp [8] di Viviana Gabrini

© disegno di Laura Zulian
© disegno di Laura Zulian

DOSTOJEVSKI

Caro Diario, di non avere a che fare con il prossimo candidato al premio nobel per la letteratura lo avevo capito anche da me: va bene che ha lavorato per tre importanti quotidiani nazionali, va bene che gli hanno pubblicato un libro e che sta per pubblicarne un secondo, ma citarmi Ken Follett fra le sue letture preferite non lo aveva esattamente qualificato come novello Borges del pensiero moderno.
Ma tant’è. Dopo qualche giorno di intense chat e telefonate, due giorni fa abbiamo deciso per l’incontro.
Lo scrittore (d’ora in avanti “ Dostojevski”) è arrivato all’appuntamento con un’ora e mezza (e ribadisco: un’ora e mezza) di ritardo e solo dando fondo a tutte le mie scorte di pazienza evito di mandarlo affanculo senza biglietto di ritorno.
Caruccio, qualche annetto più di me, sgarrupato il giusto, con un’auto quasi più scassa della mia.
Non siamo ancora seduti al tavolo, quando lo vedo rispondere al telefono.
E’ il mio grafico, spiega, non ha ricevuto via mail un pdf importante e devo spedirglielo appena posso.
Sfoggio un amplomb degno della regina madre e invece di gridargli in faccia un brutto pirla, io questi giochetti per sganciarmi dai maschimolesti li facevo quando tu ancora poppavi latte, sorrido e mormoro un va bene, non c’è problema (in realtà penso: crepa, brutto bastardo).
La cena scivola tutto sommato piacevole.
Dopo dieci minuti sgama la mia bugia sulla professione (hai una cultura superiore alla media: non puoi fare la donna delle pulizie e arrivare direttamente dal lavoro con tailleur, mani lisce e tacchi alti) e tutto sommato dà dimostrazione di aver senso dell’umorismo.
Usciamo dal locale e io, che oramai penso di non essergli piaciuta, vengo sorpresa dal suo saluto.
Nell’ordine:
1: bacio linguale
2: palpata alle tette
3: richiesta di rivederci.
Invece di esserne felice, realizzo che se davvero deve rifarsi quasi tre ore di auto per rimandare via mail un file non è che sembra un pirla.
Lo è proprio.
Rimango vaga e lo saluto, poi corro a piagnucolare scontento sulla spalla di amicoG, che oramai ha perso il conto dei miei appuntamenti galanti.
Ecco non son piaciuta, frignacchio, ecco sono inguardabile, ecco domattina uscirò di casa con un sacchetto di carta sulla testa, ecco mi infilo nel primo cassonetto dell’immondizia.
Non rompere le palle, è più o meno la sottile e psicologica risposta di amicoG.
Questa mattina, al risveglio, ricevo da Dostojevski sms dai contenuti subliminali: vorrei trombarti.
Che maschio romantico.
Scambio di messaggi e contrattazione: io son libera giovedì ma dopo le 23, lui domenica ma io no, lunedì non se ne parla, martedì ho il cineclub…
Dopo estenuanti trattative che nemmeno all’ONU in tempo di guerra, arriviamo al prossimo mercoledì come prima data utile e fattibile per entrambi.
Così intanto ci alleniamo al tel, scrive.
Ci alleniamo.
Al tel.
Al tel???
Nemmanco “al telefono”. Al “tel”.
Oh raccapriccio da bimbominkite in agguato.
Chiedo lumi.
Che dobbiamo fare al telefono?
Ma che significa allenarsi al tel? chiedo ingenuamente.
Far l’amore al tel, risponde il Pirandello dei poveri.
Sesso al telefono.
Sesso telefonico.
Sesso virtuale.
Sesso parolaio.
A me.
A me, che ho trombato più uomini di quanti non ne citi la bibbia, vecchio e nuovo testamento insieme (un premio speciale a chi riconosce la citazione).
Mia risposta immediata e MAIUSCOLA: AH AH AH. MA VAI IN MONA, SFIGATO!
Ah, Diario caro, tu dici che son stata troppo grezza?
Ma no, dai, ho perfino tolto “onanista”.
Mica per altro: credo che dopo avrei perfino dovuto perdere tempo a spiegargli il significato…

© Viviana Gabrini, 2015

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