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Gangster story, di Arthur Penn (1967) Scritto da due giornalisti americani per Truffaut, sulla base della vera storia di due gangsters trucidati negli anni ’30, GANGSTER STORY venne poi realizzato da Arthur Penn che con passione lucida traspose nel film la ribellione immatura e sofferta della giovinezza, e il disadattamento sociale che ne scaturisce. Ileggi »

 Hong Kong Express, di Wong Kar Wai Vuoto amoroso e calma disperazione nel caos del quartiere di Chunking. Il “poliziotto 663”, tradito dalla sua fidanzata hostess, è immerso nella tristezza di un quotidiano svuotato e velato di rimpianto. 663 (un magnetico Tony Leung) fa della mancanza la sua compagna malinconica.leggi »

Grease, di Randal Kleiser (1978) 1978: nell’anno in cui Cimino comprime le angosce di una generazione ne Il Cacciatore, e Carpenter insinua il male nella tranquillità dei sobborghi in Halloween, si innesta il sogno consolatorio di Grease, supermarket anni ’50 di colori caramella, sentimenti vergini e orizzonti puliti. Diretto senza sottigliezze da Randal Kleiser, cheleggi »

 Un libro d’amore La lettera, stavolta, è di Rainer Werner Fassbinder. L’ho ritrovata in uno dei miei primi libri sul cinema – ho sempre nutrito interesse per il cinema raccontato dai registi, più che dai critici. La trascrivo qui, per i lettori di Sdiario, perchè Fassbinder, nel descrivere i filmleggi »

Bus stop di Joshua Logan (1956) La sfortunata Cherry, cui Marilyn Monroe dà vita in Bus Stop, è l’emblema di un cinema ipnotico ed emozionale: ne è il corpo ed il sussulto sentimentale, l’incarnazione della favola che il regista Joshua Logan mette in scena creando un apparato estatico che circonda l’animaleggi »

Emanuelle in America di Joe D’Amato (1976) Emanuelle in America è tutto ciò che al cinema non si può più fare, sepolto da decenni di buone intenzioni, di impegno sociale, di politica che ha “responsabilizzato” i nostri autori (o presunti tali) costringendoli a un cinema anemico, investito di senso, e profondamenteleggi »

Dial M for murder (Delitto per delitto) di Alfred Hitchcock (1954) Che il cinema di Hitchcock non abbia mai smesso di ispirare i registi successivi non è un mistero; dagli omaggi dichiarati di De Palma ed Argento, al recente esempio di Polanski che in Carnage riprende filologicamente il “testo” hitchcockiano di Dial Mleggi »

Fino all’ultimo respiro (1960) di Jean-Luc Godard Con buona pace di tante schematizzazioni proprie di molte “Storie del cinema”, Fino all’ultimo respiro è un’opera grandissima, impossibile da ridurre ad una summa di teorie o una reazione a stili superati. Godard stesso rifiutava di essere categorizzato; tra i registi più anarchici e disobbedienti,leggi »

Dr. Jekyll and Mr. Hyde (1931) di Rouben Mamoulian Questa versione del classico di Stevenson, oltre ad essere un sogno sperimentale e atmosferico, è uno dei film più intensamente erotici della storia del cinema. Miriam Hopkins, mai così bella, fa del suo corpo l’oggetto e il simbolo, lo strumento filmicoleggi »

Beetlejuice (1988) di Tim Burton Il viso di Keaton/Beetlejuice ha un make up sporco, destrutturato, offensivo: una faccia di fango e gesso complementare al suo abbigliamento avanguardistico a righe bianche e nere. Beetlejuice è un segno grafico inconfondibile, è anarchia emersa dalla terra per uccidere il chiaro di luna e rivoluzionare immaginativamente illeggi »