Nino e il suo coraggio

©foto di Katia Colica
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Nino e il suo coraggio

Nino non parla. Teme che succeda qualcosa, una cosa che non sa nemmeno lui; magari qualcuno che possa interpretare la vivacità dei suoi sei anni come una monelleria, cambi idea e lo riporti indietro dentro i suoi soliti pomeriggi fatti di corse dietro palloni bucati, su campi di calcio inventati vicino quel palazzo mai finito di costruire. Con i ferri sporgenti che sembrano scheletri di robot.

Il resto della banda lo ha preso in giro, sei uno scemo solo uno scemo.

Oggi però Nino ha trovato il coraggio di affrontarli, ha saputo – se non dire – almeno far capire che preferisce passare i pomeriggi col prete e quelle signorine che gli danno la merenda ma intanto gli insegnano a leggere dei libri pieni di cose dentro, con mille storie diverse fatte di gente che vola sugli aerei, di bambini che hanno cani da chiamare per nome e questi – sembra incredibile – ti arrivano accanto solo con un fischio. Portano perfino le ciabatte ai padri che leggono i giornali seduti sulle poltrone. Lui non ce l’ha in casa la poltrona, in realtà spesso non ha nemmeno un padre dato che chi lo vede mai: non c’è per giorni interi e se torna arriva a notte fonda, ubriaco o chissà che. Di solito Nino dorme oppure fa finta di dormire; ma solo se le urla tra i genitori non sono troppo forti. Perché altrimenti si deve alzare a difenderla: mamma ha solo lui, suo fratello maggiore ormai è in affido da più di un anno e le sorelline sono davvero troppo piccole.

Adesso Nino davanti al suo libro comincia a sognare, legge sillabando ad alta voce perché così impari prima, gli hanno detto le maestre. Segue le parole stampate con l’unghia del dito indice ma lo fa piano, come per non ferirle. Le sfiora accompagnandole in un gesto garbato che somiglia a una carezza piccolissima.

Infine il pullmino lo riporta a casa, stasera a guidarlo c’è proprio il Don che gli sorride. Lui getta uno sguardo serio in basso e, accanto alla mamma, vede gli amichetti che fanno gestacci; ma Nino si fa forza e scende: il suo zaino sopra le spalle sembra l’armatura di un guerriero. Alza il mento, drizza la schiena, rifiuta la mano alla mamma e prende le scale del palazzo senza vetri alle finestre e senza ringhiere accanto alle rampe.

Per oggi Nino non ha paura. Domani si vedrà.

©Katia Colica

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