Amori di merda [1] di Roberta Lepri

©Ex abrupto, di Gaua De Luca
©Ex abrupto, di Gaia De Luca

QUESTA È LA STORIA VERA

Questa è la storia vera.

Perché lei sono io e questa è la mia storia, la mia storia del cazzo che non interessa a nessuno e che nessuno conosce e che come molte storie è nata in chat e io adesso sono morta morta dentro un fiume a primavera che non era un fiume era un torrente come questo torrente di parole che non si può fermare perché è vero che come tutte le più belle cose era da pensare che durasse solo un giorno ma io ci avevo creduto creduto disperatamente. Avevo bisogno di sentirmi dire che ero amata nonostante.

Tanto tu mica sapevi della mia gamba che dopo l’incidente aveva quei segni no che dico segni erano morsi i morsi dell’asfalto perché l’asfalto è un lupo e mio padre è un lupo e mia madre è una cagna e non vanno d’accordo lupi e cani, sono buoni ognuno per conto loro e alla distanza. E così aprire la chat e vederti in volto che sorridevi e mi baciavi mi faceva stare bene. La mia gamba ferita azzoppata segnata morta sotto al tavolo non faceva rumore. La mia gamba lacerocontusa per la vita che non mi fa prendere in tempo i treni stava zitta zitta perché sapeva quanto lui fosse importante per me e anche per noi perché anche lei stava meglio la gamba di legno che sembrava voler tornare albero e mettere le foglie.

E lo avrei dovuto sapere che sul fiume a primavera si scivola e che non può durare un amore così così pazzesco a tutte le ore del giorno e della notte senza smettere di mangiare con il boccone in bocca senza smettere di ridere quando tu cantavi le canzoni degli alpini nel telefono perché è nei fiumi che muoiono quelle come me inutili con una sola gamba al canto delle canzoni degli alpini nel telefono. E lo avrei dovuto sapere che bianco come l’amore rosso come l’amore verde come l’amore non esiste. E invece.

Ho finto di non sapere che come me ce ne erano altre venticinque e ci giocavo perfino e guardavo questa cosa svanire sgretolarsi farsi con altre nello stesso modo e la tua voce finire finire finire e i tuoi messaggi sparire sparire sparire e la tua faccia puoi mandarla ad un nuovo indirizzo e mail. Nuovo del tutto.

Io sono morta nella valle vicino al Piave in un fiume che è un torrente in mezzo a una piazza dove mi possono vedere tutti. Da allora galleggio. E a distanza di settimane tu mi mandi una foto su whatsapp senza una parola della piazza che era mia che era nostra dove ci siamo incontrati dove non abbiamo mai preso neanche un caffè che non è più nostra la piazza che mi ha visto fiorire come un girasole la piazza che mi ha visto morire come un girasole. Non una parola solo la piazza dove mi vuoi inchiodare per sempre ma io e la mia gamba non possiamo farcela a stare lì in mezzo ferme mentre la gente passa e neanche saluta. Io lì non ci torno. E così adesso potrei arrabbiarmi io che non mi arrabbio mai perché io la tua vita te l’ho lasciata sono andata via zitta zitta tu la mia non vuoi lasciarmela tu ne vuoi ventisei tutte insieme e non è giusto. Ne avrai venticinque né una di più né una di meno. Io sono scivolata nel fiume a primavera e come tutte le più belle cose. Io sono scivolata nel fiume e intanto la primavera è finita e tu sei un amore di merda l’unico che mi sia capitato finora così sporco e giocato sporco di bugie che il fiume è diventato una discarica e mi scorre dentro veleno. Ho le vene di seppia il cuore di seppia gli occhi di seppia che mi scoppiano di dolore nero io che vorrei tendere alla felicità e te l’ho pure detto che non voglio guai. E invece guardami adesso. Guardami. E’ l’ultima volta che puoi farlo.

Come un bambino segue un aquilone senza una ragione ti ho seguito. Nel fiume dove sono morta e così adesso ti scrivo da una stella. Ora direi che può bastare.

Non è più tua, Marinella.

©Roberta Lepri

 

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3 commenti

  1. E’ stupendissima, e la storia e le parole! E chi avrà mai il coraggio di leggerla se non in apnea, come si dovrà fare, almeno fino al punto-boa che ti permette un pò di respirare? condividerla, sarà un mio vanto!

  2. Che parole meravigliose, che poesia, che purezza nel dolore intrecciato all’amore…
    Mi inchino all’autrice grande signora delle parole e delle emozioni.
    A Marinella. Piccola gemma della mia lontana gioventù’direi: vedi, una nuova voce di miele e di sole ti canta, perchè il tuo ricordo viva.
    Alla donna vera, se mai ve ne fosse una, celata dietro il velo dolente di Marinella, se io fossi una delle altre venticinque direi: perchè’ che ti credevi, nella gioia dell’attesa e nel dolore del tradimento ,di essere tanto migliore di tutte noi altre?
    Splendido squarcio di vita. Complimenti all’autrice.

  3. NON POSSO aggiungere ALTRO SE NON QUELLO CHE A VOLTE DICONO I CANTANTI: MI SPIACE NON AVERLA SCRITTA DA ME. TI AMMIRO SEMPRE PIÙ

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