Scattomatto [3] di Daniela Scudieri

© ph. D.Scudieri
© ph. D.Scudieri

E LA MUSICA FA COSÌ

Finalmente buio in sala. Scrosciano gli applausi dei parenti pigiati sotto il palco. Frullano i passi su per la scaletta, i tutù di carta appiccicati in fretta sulla calzamaglia nelle aule trasformate in camerini.
L’hanno scelta per il balletto perché odia la ginnastica. Un fioretto – davanti alle lenti scure della madre superiora le bambine abbassano il mento. Un altro fioretto per Maria, bella come neve al sole, cantano in coro in cappella, Maria che alza gli occhi al soffitto e parla con i gesti e i versi gutturali della suora sordomuta del refettorio, finisci tutto, manda giù gli spinaci. Manda giù i bocconi amari, i bocconi che restano conficcati in gola come lische. Il balletto – le risate rimbalzavano come palloni sotto la volta della palestra se scambiava destra e sinistra, su e giù, mezzo giro e giro completo, nel tempo delle prove scandito dal secco battimani della suora indiana. Spalle dritte e pancia in dentro. Risate. Facce innocentine dopo uno sgambetto, uno spintone. Vedi le altre? Fai come loro. Il suo è un corpo estraneo che rifiuta di piegarsi alle leggi dell’armonia; una nota stonata, indisciplinata fin nello chignon che risputa fuori fili crespi di capelli ora che è messa in riga, infilata nella gonnellina di carta, intruppata con le altre – bisbigli, risatine – dietro le quinte.
E io non ballo.
A impuntarsi come un mulo ha aspettato il palco vuoto in attesa dopo la sfilata di poesie e canzoncine, il brusio dei parenti impazienti. Ma ora che suore e bambine hanno rinunciato a tirarla, spingerla, blandirla, minacciarla sottovoce, tra le pieghe polverose del velluto tira su col naso, a sbirciare le altre che in scena cancellano la sua assenza avvicinandosi, allontanandosi, con movimenti naturali come il respiro: per loro è facile essere docili, leggere, all’unisono piegare le ginocchia, aprirsi e chiudersi a comando per comporre e scomporre immagini subito soffiate via. E la musica, ora che le note non sono più lacci che le manovrano polsi e caviglie ci si può perdere, in questa musica che sa tutto di lei e le toglie peso, la soffia in alto oltre gli alberi dipinti sul fondale, via dallo svolazzare vendicativo dei veli delle suore, da papà che sarà furente, appostato sotto il palco con la polaroid, da mamma con le labbra strette per il dispetto e le zie venute apposta da Varese. Il cuore le batte così forte che finirà per coprire il suono dei violini che girano gracchiando a tutto volume nel mangianastri e tutti guarderanno verso di lei, lo sa.

© Daniela Scudieri, 2016

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