(Tratto da una storia vera, senza segretaria)

No, alla corrispondenza d’ora in poi penserò io.
Tu non devi più toccare la tastiera.
Ti avevo già avvisata quella volta che hai voluto stamparmi la dieta di Giannetta.
Un giorno sì e uno no a pranzo un “frutto” e tu hai scambiato la u con la i.
Dovevi vederla, mia figlia: non è mai stata così contenta.
Non pregarmi, non ti faccio più scrivere niente.
Ma tu lo sai, cosa significa essere un consulente come lo sono io? Non si deve sbagliare una virgola, invece con te…
Come quella volta che aspettavo che il commercialista mi portasse la pizzutella della sua vigna.
Ti avevo chiesto di ricordargli l’uva, e quello mi ha emesso fattura.
Davvero, lascia perdere. Quante volte te l’ho detto, che non ti mette fretta nessuno? Perché non rileggi mai?
E poi sempre quelle due lì, la u e la i: sempre lì ti sbagli, maledette lettere, vicine di tasto sulla tastiera.
Però stavolta l’hai combinata grossa.
Peggio ancora del giudizio inanime, dei restanti indici mesi, della pinta dell’iceberg, dei cordiali saliti. E potrei continuare.
Non piagnucolare, il Presidente dell’Istituto Diocesano era un cliente eccezionale. Non sai quanto l’ho corteggiato, quanto ci ho messo per mostrarmi una persona tutta d’un pezzo.
Solo di me si fidava. Solo a me, infatti, ha chiesto un parere riguardo quell’asta immobiliare.
Avresti dovuto scrivergli una cosa semplicissima, davvero, anche un bambino ce l’avrebbe fatta: “La cosa migliore è la fuga”.
Questo ti avevo dettato.

Ma tu, no, non rileggi mai. Mai.

©Alessandro Morbidelli, 2019
 
 

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