DI VEGANESIMO, DI LEZIONI DI VITA E DI SIMPATIA
Ore 20, ristorante.
Cena di gruppo, amici e amici degli amici. Commensali che conoscono ogni anfratto della mia anima e persone di cui non ricordo neanche il nome. Secondo la legge di Murphy, a quali di questi soggetti finirò seduta di fianco?
Un ricciolino rosso pieno di lentiggini e un quarantenne con la faccia da bambino che indossa una maglietta di Superman prendono posto davanti a me. Arriva il cameriere armato di palmare, appoggia sul tavolo pane e grissini e prende le ordinazioni.
«Un hamburger vegano, per favore».
Lo dico piano sperando che a sentirmi sia solo il cameriere. Prego che maglietta di Superman e ricciolino non abbiano colto.
I due commensali si torcono il collo per lanciarmi sguardi di disapprovazione.
Le mie preghiere non sono state esaudite.
Prego che il loro biasimo si manifesti con le sole occhiate di dissenso e non vengano verbalizzate.
«Cosa sarebbe un hamburger vegano?»
Le mie preghiere non sono state esaudite. Di nuovo.
«Cioè, se è vegano non è un hamburger!»
E l’ho ordinato io. E, stai tranquillo, nessuno ti obbligherà a mangiarlo.
«L’aria condizionata è un po’ forte, non trovate?»
Interviene il ricciolino con aria sicura, si sente in dovere di mettere le mani avanti. Spiega che lui non ha nulla contro i vegani, basta che non gli rompano le palle.
Che è un po’ come dire che non ha niente contro i biondi basta che non gli facciano lo sgambetto. Ricciolino ha l’aria sveglia e sembra leggermi nel pensiero, tiene ad argomentare la sua tesi: spiega che appena ordini una bistecca i vegani arrivano subito a dirti che è sbagliato.
I vegani. Loro. Meno male che, invece, quando ordini hamburger di legumi nessuno ci fa caso!
Provo a tornare sull’argomento aria condizionata: una discussione sul fatto che non è tanto la temperatura quanto l’umidità e qualche consiglio di Studio Aperto su come evitare la cervicalgia sarebbe di gran lunga più divertente. Ma niente, i due sono partiti in quarta.
È Superman a prendere la parola: spiega che dovrebbe esserci almeno un po’ di COERNEZA. E, ne sono certa, lo dice in maiuscolo. Ricciolino annuisce convinto, poi Superman continua. Chiosa che ci sono tanti piatti a base di verdure. Dove, è evidente, con verdure intende tutto ciò che non è animale e derivato animale. Dicevo, ci sono tanti piatti a base di verdure, ci sono le zuppe di legumi, le insalate, i cereali. Ricciolino si inserisce nella conversazione per mostrare che lui è di mentalità aperta: lui ama la costata e la mozzarella, ma conosce tutta la piramide alimentare: «anche le zuppe!» e annuisce soddisfatto della precisazione.
Superman prosegue simulando nonchalance. Addenta un pezzo di pane e dice che lui non sopporta quelli che mangiano la carne, ma non l’agnello. Anche ricciolino lo guarda chiedendosi cosa c’entri questo con il veganesimo, ma il suo amico procede imperterrito. Dice che non ha senso ed è convinto nel dirlo: o sei vegano o mangi la carne, evitare solo un animale non vuol dire niente.
Che è un po’ come dire che non ha senso fare una donazione all’Unicef e non a Emergency e Save The Children, o doni a tutti o non sei coerente ed è meglio se i soldi te li tieni nel salvadanaio invece di atteggiarti a filantropo. Ma la questione del consumo critico selettivo viene interrotta da ricciolino che ha altre priorità. Non vuole parlare di chi non mangia l’agnello, vuole tornare sul tema caldo, vuole prendersela con i vegani, sono loro la causa di tutti i mali del mondo. Spiega il concetto con un elegante «e poi il cibo vegano fa schifo!». Che se non avessi la certezza che mai nella vita del tofu ha toccato quelle labbra penserei che qualcuno di notte lo ingozzi di seitan contro la sua volontà.
Superman approva il suo discorso e decide di arricchirlo con il più rivoluzionario dei pensieri analizzando il concetto di coerenza secondo un’ottica tutta sua; continua a spiegare in che modo un vegano dovrebbe essere coerente: «Se sei vegano, non puoi mangiare un hamburger di ceci, mangia l’insalata, l’hamburger è nostro!»
Ed è una frase come questa a spiegare la vittoria di Donald Trump e a farci capire che il muro non è solo quello tra Messico e Stati Uniti: ricciolino e Superman sono orgogliosi di erigerlo anche tra le pietanze e i loro consumatori perché la tolleranza è incoerente e il concetto di diversità come ricchezza ormai è superato. Non ho capito bene perché, ma sono sicuri che quando una persona intraprende una scelta alimentare deve preoccuparsi della loro opinione. Opinione che loro ha tutto il diritto di esprimere, «è questa la democrazia!»
Tracannano birra e mi spiegano l’importanza di una dieta equilibrata, dei processi di calcificazione e delle proteine MattoniDeiMuscoli, mi spiegano che a loro non frega nulla, ma lo dicono per la mia salute. Intavolano una discussione che alterna battute su una vita senza carbonara indegna di essere vissuta ed elucubrazione pseudo mediche studiate sul dottor Facebook sull’assimilazione del ferro in assenza di carne, dovrei assumere almeno degli integratori se proprio rifiuto la bistecca, ma stare attenta ché gli integratori sono chimici e la chimica è una roba brutta, guarda che fine ha fatto Walter White! Sembrano soddisfatti, si stanno divertendo, sono infervorati e allegri.
Sono così compiaciuti del loro tentativo di convertirmi a un’alimentazione carnivora che quasi mi dispiace svelar loro la verità, mi spiace deluderli e smontare il loro castello: ho ordinato l’hamburger di ceci perché mi piace, ma non sono vegana. Sono solo INCOERENTE (scritto in maiuscolo, ça va sans dire).
Quasi quasi non glielo dico.
© Chiara Munda, 2018