E.T. ROMA, 2018
Negli ultimi giorni mi sono fissata con gli anni 80 e mi sono guardata senza soluzione di continuità – più o meno – Stranger things, Et e tutti e tre i Ritorno al futuro. Inutile dire che sono capolavori uno meglio dell’altro, non hanno bisogno dei miei apprezzamenti. Ancora più inutile è raccontare il trip che mi sono fatta davanti a tanta bellezza immaginandoli ambientati in Italia nel 2017. Ma chi sono io per non fare almeno una cosa inutile? E infatti. Dicevo, ho immaginato Stefano Spilbergo, talentuoso regista livornese, girare oggi la storia di un’amicizia speciale tra un bambino e un extra terrestre. Sono quasi certa si svolgerebbe così: Elio(t) – che ha sedici anni e non nove – incontra ET e lo nasconde nella sua cameretta tappezzata di poster di Favij, idolo degli adolescenti. La mamma – una strepitosa Margherita Buy – entra in cameretta e si accorge che il vaso di violette prima appassito è tornato in fiore. Primo piano sulle violette, poi sulla Buy. Ancora violette, ancora Buy. Scena emblematica in cui la Buy chiede al vaso di violette cosa sta cercando di dirle. La Buy guarda fuori dalla finestra, poi si siede e torna a guardare il vaso. Gli dice che ha capito, ha capito il segno, la giovinezza non è finita, se sono rinate le violette può rinascere anche lei. Margherita Buy parla con le violette per almeno 10 minuti poi, di scatto, si alza, fruga in borsa, prende il telefono e chiama il suo ex. Castellitto le risponde da Ostia dove sta passeggiando su un’invernale battigia con Martina Stella. Lei, essendo giovane e carina, è ovviamente una troia rovinafamiglie a cui non sono neanche concesse battute. La telefonata è fatta per lo più da sospiri alternati a silenzi alternati a sospiri e si chiude con Castellitto che fissa il mare e la Buy che fissa le violette. Elio(t) torna a casa ubriaco perché ET ha bevuto, la mamma lo guarda con gli occhi da Margherita Buy e gli chiede: «Tu mi vedi vecchia?», lui risponde con un rutto, lei sorride e riprende e fissare le violette. La Buy decide che ha diritto alla felicità e alla rinascita, fa qualcosa di scatto, tipo appoggiare il vaso sul tavolo illuminato dal sole, sale sulla sua cinquecento rossa e corre a Ostia dall’uomo che ama ancora anche se non ama più anche se ama ancora. Inquadrature del mare, poi della casa di Castellitto – che è uno di quegli abusi edilizi sulla spiaggia che fa molto romanticone -, poi di Martina Stella che fa qualcosa da gggiovane tipo ascoltare musica in cuffia per far capire che non è adatta a Castellitto. Primo piano sulla Buy, poi su Castellitto. Scena di sesso con colonna sonora di Caterina Caselli. Se nella regia c’è lo zampino di Muccino, la scena di sesso è preceduta da loro due che si parlano. Il dialogo è qualcosa come ti amo, ma non abbiamo più vent’anni, ma ti amo, ma non lo so, ma anch’io ti amo ma non lo so, ma tutto urlato. Castellitto e la Buy tornano a casa. Mentre sono in macchina telefona la preside del liceo di Elio(t) dicendo che il ragazzo a scuola aveva atteggiamenti strani, sembrava ubriaco. La Buy risponde che non è possibile, lei conosce il suo ragazzo e una cosa del genere non la farebbe mai. Ancora, se nella regia c’è Muccino, la telefonata è urlata. Quando mette giù, sospira, poi piange, poi urla di nuovo. Tornano a casa, Elio(t) è strano. Si vedono schermate di Whatsapp piene di emoticon per far capire che si sta parlando ai giovani. Il ragazzo cerca di dire qualcosa. ET è scappato, deve trovarlo, deve andare a cercarlo, potrebbe essere in pericolo, ET ha bisogno di lui! La Buy prima si arrabbia, poi si preoccupa, poi sospira. Inquadratura sul vaso di violette, la Buy sorride e capisce: Elio(t) stava manifestando disagio perché soffriva nel vedere la madre addolorata e il padre lontano. Per amore del ragazzo la Buy e Castellitto tornano insieme. Scena finale di loro a letto, lui legge, lei si mette la crema e sussurra: «L’amore è una cosa… ». Lui si toglie gli occhiali, sorride e la abbraccia: «…extra terrestre!».
Titoli di coda.
© Chiara Munda, 2018