BALLERINA DI SCOGLIO
Bianca ci va con gli stivali di gomma. Dopo una notte di temporali ora l’aria ha cambiato fragranza: legno di ginepro, ligustri, tamerice, profumi di piante sbattute dal vento mentre la luce fatica sopra il mare e dietro i nembi.
La spiaggetta si è fatta piccola, la risacca viene inghiotte restituisce riprende, lascia una scia. Lo scoglio immobile, tra le onde.
«Balla», dice lei, «dai balla. Non sei tu la ballerina? Balla oggi che c’è mare agitato».
Tutte queste sere addietro che faceva caldo è scesa con gli zoccoletti. Lei sempre lì pietrificata.
«Perché ti hanno chiamato la ballerina?»
È la prima volta degli stivali di gomma e tra qualche settimana suo padre le vieterà di scendere – col buio – a quella spiaggia che pure si trova vicina alla loro abitazione. Giusto dall’altra parte della strada, sul lungomare della città.
Dalla finestra della sua stanza la vede, quando la luna è piena anche nel buio: la sagoma dello “Scoglio della Ballerina” si scorge nell’oscurità, altrimenti forma un unicum con la notte, giù nella baia.
D’inverno Bianca torna dallo sport in bus, la fermata è proprio lì. Quando scende si attarda qualche minuto prima di attraversare il viale; ascolta gli schizzi fare rumore, o la regolare nenia dell’onda. Il mare è impenetrabile manda pochi riflessi, non vede niente.
Ci sei ballerina, che fai ballerina, che fai, da sera a mattina? Adesso non balli, quando balli?
La signora Rizzieri l’ha sentita cantare quel ritornello e l’ha detto a papà. La Rizzieri, che noiosa! Ha sostituito l’Alfreda, che sapeva tutto. Lei è cresciuta sul petto morbido dell’Alfreda, il gioco lo hanno inventato insieme.
«Bianca andiamo dalla Ballerina», le diceva l’Alfreda, «vieni».
Quando papà era in viaggio loro due scendevano anche in inverno se il mare non era troppo esagerato. Così diceva l’Alfreda: il mare è esagerato, meglio lasciarlo dov’è. Vieni Bianca rientriamo a casa, non cerchiamo rogne.
«Ma quando balla la ballerina Alfreda? Tu lo sai?» osava chiedere qualche volta Bianca.
«Mica si fa vedere, bisogna sorprenderla nel momento in cui si alza e va nella scia sulle punte dei piedi, senza bagnarsi. Oggi è il giorno adatto, proviamo a sorprenderla, non ci deve essere nessuno però: dobbiamo andare a sera, altrimenti non si alza».
Il grande petto morbido dell’Alfreda una mattina si è fermato. Bianca l’ha portata a Montemauro la zia Cosetta, perché l’Alfreda non si era alzata dal letto come al solito, alle sei e mezza, per preparare la colazione a papà che andava in studio. La zia Cosetta è arrivata prima del trambusto a portarla via. Così le ha chiesto papà, l’ha sentito Bianca stessa al telefono: vieni prima che arrivi tutto il trambusto, la vesto io Bianca e te l’accompagno alla porta. Grazie, non voglio che la veda, povera Alfreda.
La zia Cosetta l’ha riportata a casa passati dieci giorni ed è rimasta qualche notte con loro, finché non fosse arrivata da Piombino la signora Rizzieri. È vedova come papà, la signora Rizzieri, dice la zia Cosetta. È molto referenziata. E di presenza gradevole, aggiunge la zia, mentre parla coi parenti di mamma venuti da Genova per capire meglio la situazione. Dobbiamo capire meglio la situazione sai, povera Bianca. Ora senza neppure l’Alfreda che l’ha cresciuta: così educatamente parlano lo zio Tullio e la zia Cosetta tra loro, pensando che lei non senta. Invece la porta del balcone è rimasta socchiusa e lei sta fuori, guardando lo scoglio della ballerina giù da basso, aspettando il momento di andare a sorprenderla, come faceva sempre con l’Alfreda.
Ci sei ballerina, che fai ballerina, che fai, da sera a mattina? Adesso non balli, quando balli?
Forse con gli stivali di gomma capiterà un altro paio di volte di scendere a fare il gioco della ballerina. Intanto Bianca ora che ha tredici anni è molto occupata, torna tardi con il bus dallo sport e dall’inglese, e la signora Rizzieri la guarda attraversare dalla finestra, perché a buio qualche volta girano di gran ceffi sul lungomare. L’ha sentita la signora Rizzieri che lo diceva a papà dopo cena, prima di ritirarsi nel suo living: ho visto proprio di gran ceffi di recente sul lungomare Avvocato Martini. Non c’è da stare tranquilli.
La signora Rizzieri ha un living tutto per sé perché è una signora riservata e si ritira a sera. Il living l’hanno ricavato dove l’Alfreda aveva la sartoria. Rammendava le cose, faceva gli orli, ricamava a macchina sui suoi jeans fiori dai grossi petali colorati. Quanto le piaceva la sartoria dell’Alfreda!
Quando era ancora molto piccola l’Alfreda le aveva cucito col tulle la gonna della ballerina. Tutta a punte più alte e più basse, in modo da sembrare di pietra, come lo scoglio, quel loro scoglio ballerina che non si trasformerà mai, non si alzerà a danzare nella scia. Ma Bianca ha deciso: scenderà ancora alla spiaggia, tutte le volte che può. È un rito oramai. Scenderà qualche volta anche in inverno, non fosse altro per far dispetto alla Rizzieri, quella noiosa.
© Anna Bertini, 2017