La storia del prog degli anni ’70 è costellata di storie veramente intriganti e paradossali e fa sempre piacere avere l’opportunità di poterle raccontare. Una di queste è quella de L’Estate di San Martino, gruppo formatosi a Perugia nel 1975 che, nonostante concerti e riconoscimenti arriva ad incidere un solo 45 giri, peraltro promozionale, nel 1978. Negli anni successivi cambia la line-up, continuano i concerti ma nessun disco verrà pubblicato e il gruppo si scioglie nel 1993. Fortuna vuole che nel nostro paese esistano etichette illuminate come la AMS Records, punto di riferimento degli amanti del prog, che oltre a proporre gruppi emergenti scava, fa opera di ricerca storica e propone o ripropone in elegantissime vesti opere inedite o dimenticate. Nel 2006 fa uscire le registrazioni dell’intero spettacolo di Alder risalente al 1983. È stata l’occasione giusta per ridare alla band nuova linfa: da allora sono usciti ben quattro album anche se la line-up è profondamente cambiata rispetto alla formazione originale e di conseguenza è in continua trasformazione anche lo stile. A far da trait d’union tra il passato e il presente sono il polistrumentista Marco Pentiricci, membro originario della band, e il cantante Andrea Pieroni. Il titolo dell’ultimo concept uscito non a caso l’11 novembre è Kim ed è ispirato ad un fatto di cronaca realmente accaduto e ripropone l’eterno conflitto tra scienza e fede e a quell’atavica non accettazione dell’idea di morte.
Una paura che tutti vorremmo esorcizzare ma con cui prima o poi bisogna fare i conti. Kim, giovane e brillante ragazza americana, scopre di avere un tumore incurabile ma, dopo l’inevitabile scoramento, decide di sfidare il destino e opta per la criogenesi. La storia della protagonista s’intreccia con quella di chi le sta vicino e pone interrogativi etici e morali che, inevitabilmente, resteranno senza risposta o la troveranno, ma non la sapremo mai, nel momento in cui un qualche ibernato tornerà a vedere la luce del giorno. Svelare troppo non è mai bello anche perché all’interno dell’album c’è il racconto scritto da Riccardo Regi, nel quale i rapporti umani emergono chiaramente e permettono all’ascoltatore di cogliere appieno i riferimenti presenti nei testi dei brani.
Non mancano i riferimenti colti ed è per questo che mi piace proporre l’ascolto di Inanna antica e importantissima divinità sumera che risorge dagli inferi e incarna il concetto di rinascita e fecondità. L’album s’inquadra in quello che radizionalmente è definito prog-sinfonico ma è solo una definizione di massima visto che la contaminazione tra generi e l’uso dell’elettronica sono evidenti.
Per quel che riguarda le edizioni possiamo dire che sia quella in LP che quella in CD sono molto eleganti ma vi sono differenze: il CD ha due brani più lunghi rispetto alla versione in LP, l’ultimo brano Tewar contiene tre ghost track e il libretto interno in cui vi sono i testi e il racconto. L’edizione in vinile è curata in ogni dettaglio ed ha una tiratura limitata a 300 copie e un libretto / poster con il racconto scritto da Riccardo Regi oltre che i testi. Agli amanti del prog mi sento di consigliare non solo di far proprio uno dei dischi prog più interessanti di quest’ultimo periodo ma l’intera discografia de L’Estate di San Martino.
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