Le antipatiche [27] di Anna Martinenghi

illustrazione by Norman Rockwell
illustrazione di Norman Rockwell

PIGIAMA A DUE VOCI

(A) Fu subito chiaro la prima sera: lei baby-doll in raso rosso, io maglietta stinta Hard Rock Cafè Las Vegas. Baby-doll batte qualsiasi Hard Rock Cafè mille a zero. Raso rosso prende camera, maglietta stinta dorme su divano. È scritto sulle istruzioni, se ci guardate bene. Io ancora non sapevo.

(B) Ho condiviso 40 metri quadri per quasi un anno, con una tipa che dormiva in maglietta. Le chiamava le magliette della nanna. Non si depilava quasi mai. Poi Papo m’ ha preso l’appartamento, per fortuna.

(A) Diletta si chiamava. Avremmo dovuto frequentare gli stessi corsi , in teoria, ma lei era Diletta anche di fatto. Avevamo orari, pigiami e opinioni diverse su molte cose. Io di giorno studiavo, lei dormiva. Io di notte dormivo e lei si dilettava… altrove. Perfetta come compagna di stanza. Non fosse stato per i mucchi di vestiti ovunque, i resti di cibo in decomposizione, la miriade di barattoli, cosmetici, rossetti che invadeva il nostro spazio comune.

(B) Papo avrebbe dovuto denunciarla quella capra. Mi ha rovinato la pelle. Sempre a lamentarsi perché le occupavo il bagno, ma se manco sai a che serve l’acqua… Papo è stato troppo buono. Me l’aveva detto: «Un levriero può vivere con un bassotto solo per mostrargli la sua altezza». Ero giovane, ho voluto fare di testa mia. L’ho capito presto però: 40 metri quadrati, senza una cameriera e con una compagna di camera senza deodorante, sono davvero impossibili da vivere!

(A) Non sono stata una santa, lo ammetto. L’ho odiata con tutto il cuore quando ha passato Filosofia del diritto al primo colpo e io ci ho rimesso le vacanze. Che tragedia per un filo di detersivo dei piatti nella crema idratante, chi immaginava che fosse allergica! Le avevo detto di tenere in ordine le sue cose. È un attimo rovesciarle. E poi in fondo, era una fragranza fresca, agrumata. Chissà se l’assistente del professore avrà gradito. Le croste le donavano parecchio…

(B)L’invidia è una brutta cosa. Povera bestia, sempre china sui libri a rosicare.  Chissà dove volevi arrivare con quelle magliettine consunte, i peli sulle gambe e quell’aria da suorina ordinata: tu e la tua laurea in giurisprudenza. Solo a quello pensavi. Una buona estetista e una trombatina ogni tanto, avrebbero reso più dolci i tuoi vent’anni. Credi che non ti abbia riconosciuto? Credi che possa dimenticare chi ha reso la mia faccia inguardabile per una settimana? Che faccia tosta, però.      Presentarsi in studio da Papo, con quel tubino triste come le tue magliette. Ti serve un lavoro? Apprezzo lo sforzo, non vedo peli sulle gambe, mentre le accavalli in sala d’attesa. Aspetta che mi preparo la risposta:  siamo spiacenti, ma non abbiamo bisogno dei suoi servizietti.  «Buongiorno! Ho il piacere di parlare con la signorina….». 

(A) «…Ranieri. Dottoressa Marina Ranieri, ufficiale giudiziario. Sono qui per notificare un avviso di garanzia all’avvocato Santini e  alla figlia Santini Diletta, che non credo sia avvocato…».

© Anna Martinenghi, 2016

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