Il micetto di mamma

Roger fu adottato da una signora molto conosciuta in paese per alcune strambe abitudini, come quella di trasportare su un passeggino il suo cane di piccola taglia e casata sconosciuta, vestito come un paggetto e appollaiato tra vecchi foulard e sacchetti della spesa.
Il micetto fu posto sullo schienale dello speciale mezzo di trasporto e cominciò la sua vita sociale comunicando al mondo la propria consapevolezza di grazia e superiorità rispetto al cane plebeo.
Cresceva forte e sano, inoltre era simpaticissimo e imparò a eseguire piccole coreografie che la stramba signora gli insegnava per attirare l’attenzione dei compaesani.
Il gatto sul passeggino divenne subito popolarissimo e ogni mattina la signora, la quale presentava sé stessa come mamma dei due animali, lo portava in processione per le vie del paese ostentando
una postura innaturalmente rigida e l’espressione di un imperatore nell’atto di avvolgersi addosso il mantello più prezioso.
Roger diventava sempre più simile a un orsetto.
«Incredibile quanto cresce velocemente questo gatto! Ma non era un cucciolo solo tre mesi fa? Uh che bello il cagnolino…» ormai la gente fermava la strana signora per poter accarezzare il gatto,
fingendo di interessarsi anche al cane per pura cortesia.
Nel giro di un anno Roger arrivò a pesare intorno ai dodici chili e lungo ben novanta centimetri, tanto che alcuni ragazzi che amavano fotografarlo e condividere le foto sui propri social si informarono su
siti specializzati e ipotizzarono che fosse un Maine Coon.
A due anni pesava venticinque chili e veniva ormai trasportato con una sedia a rotelle perché la signora trovava insostenibile che il suo cucciolo non sembrasse un bambino in passeggino, mentre il
cagnolino seguiva a piedi con il guinzaglio, ormai felicemente emancipato da quella condizione umiliante di surrogato del figlio mai avuto.
La sua padrona ormai pensava solo al gattone che la gratificava attirando l’attenzione di ogni passante e addirittura di una piccola testata locale che volle addirittura dedicare un articolo al bel micione di mamma. Quella visibilità saziò magnificamente le manie di protagonismo della stramba signora che finalmente si sentiva famosa come una diva.
La stessa testata pubblicò sei mesi dopo un altro articolo che portò nuovamente la “mamma dei cuccioli” in prima pagina, esattamente dove lei amava stare.
“Divorata dal suo gatto, cinquantenne trovata morta in casa, il suo cane abbaiava disperatamente”.
Perché non aveva mangiato. Lui.

©Ale Ortica

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