Fantasmi [8] di Uducivio Atanagi

© illustrazione di R.Rutigliano

MINO HA PERSO IL GATTO

Babbo e mamma litigano fortissimo e quando litigano fortissimo Mino si sente ancora più solo.
Il babbo urla spacca le cose, la mamma urla e piange.
Un giorno il babbo urla e spacca anche la mamma, poi piangono tutti e due. In camera sua, sotto le coperte piange anche Mino.
La mamma è buona, un giorno torna a casa e dice: Mino guarda chi c’è qua. In mano ha una scatola, la scatola miagola, Mino si avvicina, la scatola si apre e allora si accorge che dentro alla scatola che miagola c’è un gattino.
Il gattino è nero, ha il pelo lucido e sta sempre con Mino. Mino pensava di essere solo in tutto l’universo, che non ci fosse un Mino nemmeno in un pianeta lontanissimo, nemmeno sulle stelle che brillano tristi nel cielo nerissimo e invece adesso guarda il gattino e il gattino si struscia. Dalla stanza di sotto arrivano le urla e le ombre arrabbiate dei genitori arrabbiati, si allungano si contorcono come artigli, c’è un rumore di piatti che si rompono, un suono sordo, prima c’è un silenzio assoluto, poi i singhiozzi sommessi di mamma.
Il gattino fa le fusa e allora Mino lo stringe, le lacrime rimangono sull’orlo degli occhi, senza cadere mai.
Quando il babbo va via la mamma passa davanti a mino. Ha le occhiaie e gli occhi rossissimi, ha tutta la faccia bagnata e il naso che cola, Mino sta giocando alla playstation, il gatto gli sta seduto vicino, lo scalda, la mamma li guarda insieme e fa una specie di sorriso, un sorriso mostruoso che è come un sorriso che tenta di resistere ad un crollo impetuoso. Va tutto bene tesoro, dice, la voce si rompe, ti vogliamo bene tesoro.
Il gatto sente che Mino soffre tantissimo, lo sente in un modo da gatto, lo annusa o lo vede, lo sente nello stomaco o nel cuore, comunque gli salta addosso, lo invita a giocare, non si stacca mai, la notte gli dorme sulle gambe, la mattina lo sveglia strusciandogli il muso sulle guance.
Ora che la mamma è sempre fuori per lavoro, Mino passa le sue giornate in casa, con lui però c’è il gattino che adesso è diventato un gattino più grande.
Il gattino sta male, lo sente, quando c’è Mino però cerca di non mostrarlo, gioca come se niente fosse, sente un dolore lancinante nel petto ma continua a inseguire i topini di plastica e le palline. Quando Mino si addormenta sorridendo il gattino corre in un angolo, si butta a terra sfinito.
Un giorno il gattino capisce che presto morirà.
Gioca tutto il giorno, dorme più vicino che può a Mino, Mino lo stringe. Prima che Mino si svegli il gattino lo guarda per l’ultima volta, la luce della luna illumina leggermente il viso di Mino che dorme e sorride, la stanza è bluastra, il gattino un po’ più grande è nero, vorrebbe restare, vorrebbe vivere per sempre e non lasciare mai il suo amico, però sta morendo. Si volta ancora una volta, fa un passo indietro, un altro, poi esce fuori dalla finestra.
Mino si sveglia e non trova il gatto.
Mino lo cerca ovunque ma non lo trova. Anche la mamma lo cerca, anche il vicino e il vicino del vicino.
Nessuno trova il gatto.
Mino non capisce perché sia scappato, se lo immagina per strada terrorizzato, se lo immagina investito da una macchina, se lo immagina rapito dal circo e dato da mangiare ai leoni, se lo immagina perso da qualche parte.
La notte esce dalla finestra anche Mino, soffia un vento caldo e il cielo trabocca di stelle, il mondo è triste, tutto è triste, l’umidità si alza nell’aria creando una foschia scintillante.
Mino cerca il gattino ovunque, una cosa terribile gli cresce nella gola e nello stomaco, si sente soffocare però lo chiama, guarda sotto le macchine, guarda in ogni giardino, cammina senza mai fermarsi, fino a che non si sente quasi crollare. Delle volte gli sembra di vederlo, ma sono solo ombre, altri gatti, sacchetti, vestiti lasciati per strada.
Il gattino riconosce la voce.
Si nasconde, c’è qualcosa dentro di lui che lo porta a rintanarsi, a morire solo.
La voce risuona ancora, il gattino drizza le orecchie, annusa, alla fine non resiste più, sbuca fuori da dietro un albero. Mino lo vede e il suo volto sfinito si riempie di gioia.
Corre dal gattino, lo abbraccia. Il gattino cerca le sue ultime forze per strusciarsi al bambino.
Mino lo stringe al petto, si appoggia contro un albero, il gattino gli poggia la testa sulla spalla.
Dopo poco che Mino si è addormentato il gattino muore. La mattina trovano Mino e il gattino abbracciati, davanti all’albero.
C’è un’aria pesante, tutto è immobile, le auto passano pigre nella mattinata grigia facendo quel suono bagnato che fanno le auto quando passano.

© Uduvicio Atanagi, 2017

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