Dopotutto di Francesca Rossetti

Se ti comporti bene, mi diceva, avrai il tuo chupa chups fragola e panna. E se schiocchi un bacio qui, sulla guancia della tua mamma favolosa, una Rossana finirà subito nella tua boccuccia.
Gliene davo tanti di baci, anche sulla testa, affogando il volto tra i capelli, perché delle caramelle Rossana non potevo fare a meno, e perché lei era la mia mamma favolosa.
Adesso, in questa struttura medica post acuzie, mi osserva da distesa. I suoi occhi insofferenti si fanno barchette di carta ogni volta che le sorrido la bacio tra i capelli come quando ero la sua bambina. Si gonfiano e brillano quando le parlo di quanto ci sa fare la sua piccola nell’aula del Tribunale. In altri momenti, invece, fissano il vuoto come se sottacessero un torto.
Adesso li tiene chiusi. La lascio riposare. Con me si sente al sicuro. Di certo non con Lui.
Lui è Glauco Nunzi, giovane medico, non più di trentacinque anni: in ascensore mi ha detto di volermi scopare. Me l’ha fatto capire bene, che se non gli do ciò che vuole le farà del male.
Lasciati andare, ne guadagnerà in salute anche tua madre, te lo assicuro. Più chiaro di così.
Poi una notte accade quello che temevo: la trasferiscono in una RSA ad alto livello assistenziale.
L’equipe medica è incredula. Soltanto uno di loro non batte ciglio.
Resto con lei. La mamma favolosa alza e abbassa il torace in un saliscendi irregolare e agitato.
Non le tolgo gli occhi di dosso. Soffre.
Adesso la aiuto a vestirsi e a lavarsi, però non devo più imboccarla. Sta iniziando a nutrirsi in maniera autonoma. Lo sguardo è vigile, ha gli occhi di un bel marrone, la patina che lo inceneriva è sparita. Anche le parole a poco a poco ritornano. Respira bene. Soffre un po’ di pressione bassa ma Lui mi rassicura ogni volta che non è niente di grave, che il peggio è passato. Poi affonda la lingua alla ricerca della mia e mi ordina di preparargli il brasato al Barolo, perché stasera ne ha voglia. Mi proibisce di mettere la biancheria intima sotto il vestito. Mi ricorda che è il dieci. Che il dieci ottobre di un anno fa mi possedeva per la prima volta su quel letto sanitario, con mia madre che dormiva attaccata ai tubi. E mentre me lo spingeva dentro con forza mi diceva che lui è un uomo di parola. E che ero stata brava a capire, e che ero stata brava anche quella notte quando mi concedevo a lui senza riserve. Brava, così si fa. E quindi oggi si festeggia. E che finita la cena me lo dà lui il chupa chups, in camera da letto, ché se voglio continuare a vedere gli occhi marroni della mia mamma favolosa, lo so io cosa devo farci con quel lecca lecca. Tutte le notti. Mentre stappo la bottiglia di vino gli faccio un sorriso dimesso e lo saluto. Grazie, gli sussurro.
Dopotutto, se è ancora viva, non lo devo a lui?

©Francesca Rossetti, 2020

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