
Spewenvhac è un alieno, un immigrato galattico che viene da una
ridente costellazione lontana qualche secolo luce. Ha affrontato un
lungo viaggio attraverso la rete cosmica del Sole, finestrini abbassati
e musica a pompa per venire a gustare le prelibatezze del pianeta
Terra, i Fanghi d’Alga Guam, i vermi delle sabbie, il galletto
Vallespluga che quando è partito dal suo pianeta si chiamava ancora
amburghese, nell’epoca in cui la Coca-Cola sballava e si potevano
mangiare anche le fragole. Dopo un veloce periodo di allegro
vagabondaggio tra i vari continenti mimetizzato da umano,
immergendosi nelle varie realtà locali, arriva in Italia e si sottopone
ai controlli della Polizia di frontiera.
Lo vedono strano, un po’ rimbecillito, fa discorsi incomprensibili
sul cibo che ha mangiato durante questi ultimi secoli di vacanza, si
domandano se sia alterato da qualche sostanza illegale quindi gli
chiedono se è un sottosegretario. Quello la prende malissimo ma
soffre dentro, nel profondo del suo corpo molliccio e filamentoso.
Gli chiedono di poter esaminare il telefonino. Lui resiste perché sa
che contiene materiale imbarazzante, certe foto con gelatine esposte
su Eris, le scorpacciate illegali di sgurfuleschi su Kepler-1410 b,
quando aveva sbagliato il civico intendendo visitare Kepler-283 c
dove c’è molta più libertà di alimentazione, per non parlare di quelle
immagini che lo ritraggono a plantofrassìno nudo fuori dal
finestrino a dileggiare i passanti, goliardate veramente vergognose,
se lo sapesse mamma!
La polizia insiste, se Spewenvhac, detto Alfredo, non consegna il
telefonino essi provvederanno a inserirci uno spyware Pragon
Graphite su per il culo dell’alimentatore. Alfredo rabbrividisce e
consegna lo smartphone. Gli agenti trovano un video scaricato in
rete che ritrae il ministro Tajani che parla da solo, con fare
perentorio dà un ultimatum generico minacciando uno stato
canaglia, gonfia il petto, fa la ruota con la coda, canta Bocelli. Le
autorità si indispettiscono per il reato di lesa ministerialità e cercano
un pretesto per arrestare Alfredo,
«lei si droga, per caso?»
«Solo qualche grammo di ossido di ferro, ma quando ero ancora
nello stato larvale, sono passati secoli!»
«E chi sono questi giovanotti? Favorisca i documenti dei ragazzi.»
«Sono i miei figli terrest… beh sì, sono i miei bambini.»
«Non le somigliano affatto, sa?»
«Li ho avuti con la Gestazione Per Altri grazie a una benefattrice di
nome MaryGenny e al seme di un donatore inglese, spalle larghe, un
gran bel culo, io ne ero sprovvisto purtroppo. Di gran bel culo,
intendo.»
Eureka!
«Lei non sa che la GPA è un reato universale in Italia?»
«Non ho capito: è universale o italiano come reato? Perché per
quanto l’Italia mi piaccia e la consideri molto importante non mi
azzarderei a definirla sostanza dell’intero universo. Sa, io giro molto
e…»
«Senta Alfredo, non ci rompa i coglioni, se qualcuno compie un
orrendo crimine contro l’umanità come la GPA genera
un’aberrazione e per tanto va arrestato. È gravissimo, la pena
prevista va da “sbatti il mostro da Vespa” a “getta via la chiave”,
veda lei».
«A parte che in Inghilterra, dove ho avuto i miei figli, la pratica è
perfettamente normata e legale quindi non ho commesso nessun
reato, lo sa che la GPA si può fare anche in Sudafrica e nel
Benin…»
«Roba de terrùn! Non ci interessa.»
«In Georgia, Russia, India, Tailandia…»
«Postacci. Si mangia di merda.»
«Stati Uniti, Canada, Messico…»
Lieve imbarazzo delle forze dell’ordine.
«Australia…»
«Seh, i canguri nella borsa a noleggio!» ridono i poliziotti.
«E in Europa, praticamente ovunque: Grecia, Cipro, Portogallo,
Regno Unito, Irlanda, Ucraina, Macedonia del Nord, Repubblica
Ceca, Paesi Bassi, Ungheria, Belgio, Danimarca… mancano solo:
Italia, Germania, Francia, Spagna e Polonia.»
«Ho Rai1 al telefono», taglia corto uno dei poliziotti.
Alfredo potrebbe sfoderare un raggio protonico automatico a fuoco
selettivo e sbriciolare in un istante quell’inutile spreco di DNA
umano, ma sentendosi oltraggiato dal misero spettacolo di
provincialismo dentro il quale è stato catapultato cerca di far
evolvere i suoi interlocutori a uno stato post-larvale.
«Mi risulta che in Italia la poligamia costituisca reato, nevvero
agenti?»
Essi rispondono facendosi il segno della croce, l’espressione
allarmata come se si aspettassero di essere inceneriti da un fulmine.
«La prenderò come una conferma. Chiedo: se venissero in visita
ufficiale l’emiro di Dubai o del Qatar, con tutte le loro mogli al
seguito, procedereste con l’arresto?»
Nel frattempo, negli Stati Uniti…
Mads Mikkelsen detto Giammichele, ventunenne norvegese,
aspirante turista, si reca negli Stati Uniti e come atterra a Newark,
nel New Jersey, viene fermato dagli agenti del Immigration and
Customs Enforcement che subito gli intimano “dica, favorisca il
telefonino, grazie”. Quello manco ci pensa che dentro il dispositivo
del demonio potrebbe esserci materiale compromettente, le foto alla
festa di Aslaug con la cannuccia nel naso, il meme dei Simpson che
fanno gesti osceni, gli errori di ortografia, di tutto, ma gli sembra
poco ortodosso che gli agenti sbircino nel suo smartphone e rifiuta
di consegnarlo. I poliziotti dicono ok, va bene, tanto noi chi siamo
dopotutto? Delle merde senza autorità, messi qui per fare le foto coi
turisti, giusto? Tranquillo, non ti succederà nulla. A parte il fatto che
ti portiamo in una stanzina minuscola, spegniamo la telecamera e
dio-solo-sa cosa potrebbe succederti, signor Frank Leone (risata
satanica). No figuratevi, prendete pure il telefono, che problema c’è,
erano venti minuti che vi chiedevo di controllarlo ma voi niente.
Gli agenti hanno un fiuto eccezionale per certi contenuti e scorrono
la galleria delle foto alla velocità di un rapporto occasionale, per poi
bloccarsi senza esitazione su un meme che ridicolizza J. D. Vance.
Le autorità si indispettiscono per il reato di lesa ministerialità e
cercano un pretesto per arrestare Giammichele,
«lei si droga, per caso?»
Tutti i presenti sentono scorrere una sorta di elettricità dentro la
schiena, una sensazione di dejà vu, pensano “chi cazzo è Alfredo?”
Il norvegese riprende il controllo dei propri nervi e risponde di aver
fumato marijuana in Germania e nel New Mexico dove è
perfettamente legale.
Eureka!
«Lei non sa che
(declama con enfasi)
“si ritiene inammissibile entro i confini nazionali colui il quale sia
stato riconosciuto, in conformità con le norme prescritte dal
Segretario alla Salute e ai Servizi Umani, come consumatore di
droghe o tossicodipendente” eh? Non si informa? Però il tempo per
dileggiare il nostro vice presidente lo trova, ignobile ammasso di
scorie norvegesi. Tutto ciò è gravissimo, la pena prevista va da
“sbatti il mostro su Fox” a “getta via la chiave”, veda lei».
«A parte che negli Stati Uniti il consumo di marijuana è legale in
Alaska, Oregon, Washington D.C, Arizona, Montana, California,
Massachussets, Colorado, Connecticut, Delaware, Illinois, Maine,
Vermont…»
«Ho Fox News al telefono», taglia corto uno dei poliziotti.
«E come la mettiamo con le dipendenze di Elon Musk? Ha
ammesso lui stesso di fare uso di Ketamina in occasione di eventi
pubblici, per non parlare della marijuana…»
«Ma quale marijuana, norvegese?»
«Lo sanno tutti, l’ha fumata in eventi pubblici, ha pure scritto su X
che avrebbe comprato la Coca-Cola, l’azienda dico, per togliersi lo
sfizio di rimetterci dentro la cocaina…»
«Non ci risulta.»
«Basta, dia a me!»
Giammarco strappa il suo smartphone dalle mani dell’agente, apre la
cronologia di Google e scarica alcune immagini di Musk in versione
Cuba Libre Papetedition, ospite del podcast di Joe Rogan mentre
fuma un cannone di dimensioni bibliche. Restituisce il telefono agli
agenti che esaminano le immagini e si scambiano un’occhiata
complice mentre estraggono pistole e manette.
Eureka!
©Ale Ortica