Nessun conflitto

L’unica cosa che ossessionerà Silvio Berlusconi anche nel suo
fantastico superattico nell’aldilà, affitto bloccato, zona centralissima,
sarà la presidenza della Repubblica italiana. Si percepiva che senza
quell’ultimo tassello non sarebbe riuscito a trovare pace e forse un
brandello della sua anima inquieta si rende visibile tra le stanze del
Quirinale nelle notti di super luna, quando sembra di udire la voce
di Apicella che intona ’a luna rossa me parla ‘e te… E pensare che
Mattarella invece si è piegato per puro senso del dovere a calcare
nuovamente quel palcoscenico: proprio quando credeva con tutto
sé stesso di essere ormai arrivato all’agognata pensione, la vedeva, la
poteva toccare perfino, aveva già trasferito tutte le sue cose in un
appartamentino discreto, attivato Sky, Netflix, staccato i cavi del
telefono fisso, comprato una nuova scheda per il cellulare, sradicato
la geolocalizzazione, col cazzo che mi ripigliate, stronzi. E invece il
solito via vai di penitenti, politici in processione, prostrati ai suoi
piedi, scudisciate di cilicio, resti presidente, abbia pietà, Sodoma e
Gomorra verranno rase al suolo, sia per noi quell’unico uomo
giusto per cui vale la pena salvarci tutti.
-No, non resto.
-Ci potrà dire in faccia cosa pensa di noi, che siamo dei mediocri,
che non abbiamo il senso delle Istituzioni e noi muti, anzi no,
applaudiremo ed esulteremo, col cilicio sotto i vestiti che
stringeremo forte fin dentro le nostre carni.
-No, non resto.
Intanto il Presidente si aggrappa forte all’immagine del bel televisore nuovo sul
quale potrà vedere maratone infinite di serie tv.

-Presidente la scongiuro, gira voce che Crosetto avrebbe una
valanga di preferenze tra i suoi, superando perfino Magalli, c’è il
rischio concreto…
-No, sto andando via, ho già indossato il soprabito.
Sergio concentrati, sei a un passo da Breaking bad, fuggi, adesso.
-Presidente, non avrei voluto toccare quel tasto ma cerchi di
comprendere, Esso si sta riorganizzando, le nostre spie ci
informano che c’è grande fermento a Mordor, le fucine sono in
piena ebollizione, ne escono legioni di orchetti con la faccia di
Sandro Bondi…
-Santiddio, la smetta!
Vacilla.
-Presidente mi ascolti, recitano poesie!
-E va bene, maledetti, resto.
Berlusconi è il PdR incompiuto, il quasi-marito che quasi-sposò
Marta Fascina e la rese vedova nel fiore degli anni con una quasi-
residenza dal grande potere consolatorio, ma solo per un paio
d’anni. Tra poco la quasi-matrigna dovrà cominciare a pagare ai
quasi-figliastri un affitto per Villa San Martino, la storica residenza
di Arcore che noi sempliciotti sognatori avevamo pensato le fosse
stata lasciata in eredità. Ma qui è tutto un quasi, purtroppo, e anche
il lieto fine traballa perché Fascina non solo diventerà una semplice
locataria, ma potrà occupare solo una parte della villa, una “camera
e cucina”, a gasse.
Un altro personaggio illustre che non vedrà mai la realizzazione del
suo sogno è Donald Trump. Il Presidente degli Stati Uniti ha
sempre avuto un’ambizione, divenuta nel tempo fissazione e
tortura: ricevere il Nobel per la pace. Il sogno si fece dolore,
tormento delle carni, quando a riceverlo fu Barack Obama, «per non
aver fatto un cazzo!» fu il sobrio commento di Donald. La vicenda
sta prendendo sempre più la forma di un drammone adolescenziale
con spennellate di bullismo, perché tutti conoscono il punto debole
del Presidente e ne approfittano per ferirlo.
A seguito dell’entrata in guerra degli USA contro l’Iran, il
vicepresidente del consiglio di sicurezza russo Medvedev ha scritto
sul suo canale Telegram una reprimenda durissima nei confronti di
Trump, un post di altissimo valore politico e addirittura letterario
che riassumerei così:
(atto primo, scena terza, Medvedev entra in scena indossando un
grembiule da cucina in stile ciociaro, brandisce una cucchiarella di
legno con inserti metallici a punta e ciabatta rumorosamente)
-E bravo scemm’! Volevi fare il pacificatore, “votatemi e vi risolvo il
conflitto in Ucraina entro una settimana”, che a casa mia vuol dire
che ci aiuti a far esplodere il sedere di Zelensky: non solo non lo fai,
ma scateni una guerra contro L’Iran, nostro alleato. E allora dillo
che sei un imbecille. Te lo puoi scordare il Nobel per la pace.
Questa aggressività repressa da calo di zuccheri è già di per sé una
cosa deprimente, a peggiorare la situazione c’è il fatto che dobbiamo
pure dargli ragione. Del resto, anche questo conflitto bellico non è
chiaro, non si capisce bene cosa sia. Tre concetti non devono mai
essere nominati: Sauron, Voldemort e guerra in Ucraina, questo
perché si tratta di elementi di fantasia, personificazioni del Male che
fanno paura al sempliciotto e generano un caos immotivato. In
Russia si dice “operazione speciale”, è questo il suo nome.
A dimostrazione di quanto detto, due nostri talentuosi connazionali
sono andati a vedere coi propri occhi se davvero la Russia abbia
l’aspetto di una nazione in guerra e il 20 giugno si sono esibiti nel
concerto del Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo,
una specie di “e-state a San Pietroburgo”!
Un bellissimo pomeriggio in musica, su le mani, parte il Giocagiuè,
pappaparapparappaparapparà deflagrare,
pappaparapparappaparapparà Novichok.
Al Bano sale sul palco con Iva Zanicchi (che è il generico di Romina
Power) e i due intonano “Felicità”, proprio per comunicarci la gioia
di aver scoperto che i tg italiani dicono solo menzogne sulla
fantomatica guerra di aggressione contro l’Ucraina. Intercettato
dalla giornalista Caterina Doglio, corrispondente da Mosca del Tg1,
Al Bano ne approfitta per prendersi una bella soddisfazione, gonfia
il petto come per fare un acuto e tramutandosi in una siciliana
imbruttita svela la verità rivelata.
-Nongennè di guerra! Nongennè! In Italia tutti i tg parlano di
conflitto bellico, uno pensa di vedere cannoni ovunque e invece no,
tu li vedi?
-Carrisi, quali cannoni? Quello era Woodstock e lei non è mai stato
invitato.
-Ma non vedi che pace a San Pietroburgo? Ti sembra questo uno
stato in guerra?
-Carrisi, guardi che la guerra non è qui.
-Ecco, vedi che vieni al mio discorso? La Russia non è in guerra
aaaa aaaaaaaaa aaaaaaaah (acuto di 2 minuti)
Al Bano ha scoperto la verità come un vero debunker, a lui non la si
fa. Per contro, resta incomprensibile la posizione di Romina Power
la quale, oltre ad aver rifiutato di duettare con l’ex marito in Russia,
si è anche dissociata dal brano “Felicità”, che poi, come si faccia a
dissociarsi da una canzone lo sa solo lei.
Secondo Romina non era “né il luogo, né il momento di cantare
Felicità”, e perché mai? A San Pietroburgo si mangia, si beve, si
gozzoviglia, non vedi un cannone neanche se ti colleghi a MTV
Giamaica, vai in piazza e ti trovi Iva Zanicchi, cosa ti manca per
essere felice?
Al Bano ha dichiarato di aver accettato l’ingaggio non per il cachet
ma perché è un “messaggero di pace”.
La commissione per il servizio di posta: non pervenuta.

©Ale Ortica

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