In attesa

Era mercoledì e dal cielo si propagò il suono di una voce stentorea
che disse “giovedì alle 18 apparirà Dio”.
Fu udita in ogni angolo del mondo nel medesimo istante, cosicché
ogni persona addormentata fu risvegliata e chi era sveglio, intento a
lavorare, mangiare, dire, fare, si interruppe per interrogarsi su quello
strano fenomeno. Naturalmente si pensò subito a una pubblicità, la
promozione di un film, l’ultima invenzione per vendere
abbonamenti telefonici. Qualcuno restò in ascolto, in attesa di poter
bestemmiare al primo accenno di “promo regione”, ma ciò non
avvenne, il messaggio era terminato.
La frase si propagò nuovamente un’ora più tardi e poi ancora, a
intervalli variabili. Quando fu chiaro che la voce non poteva
provenire da una fonte umana il mondo cominciò a interrogarsi su
quale sarebbe stato il luogo dell’apparizione. In Italia ci furono
diverse mete di pellegrinaggio indicate da veggenti e cartomanti, le
emittenti private ebbero uno share insperato, il mago Vox preparò il
quadro astrale, la famosa madonnara che moltiplicava gnocchi fritti
sgozzò il proprio cane e si dipinse il volto con il sangue della
bestiola poi corse dal vescovo e dichiarò che la beata vergine non
piangeva più attraverso la statuetta da essa custodita ma
direttamente attraverso di lei. L’alto prelato assentì soddisfatto,
vedo, vedo.
C’erano persone per nulla interessate al messaggio, l’ipotesi di una
comunicazione divina era esclusa in quanto era esclusa l’esistenza
stessa del divino.
Un’attivista radicale stava facendo lo sciopero della fame per attirare
l’attenzione sul sovraffollamento delle carceri e siccome non era in
grado di ricordare quando si fosse nutrita e addirittura idratata
l’ultima volta, si convinse di avere solo un principio di delirio
uditivo, pazienza, succede quando fai scelte estreme. Nessuno si
accorse che Ilenia giaceva a terra, il braccio sinistro ormai privo di
sensibilità sotto l’esile peso del suo corpo, il destro appoggiato sul
fianco con il telefonino in bilico tra le dita che stringevano con poca
convinzione. Guardava verso una parete, si sentiva perfettamente
vigile ma la sua coscienza era altrove. Un piede le apparve davanti,
indossava una scarpa da ginnastica bianca, ingrigita e logora. Si
affiancò l’altra scarpa, i piedi sembravano in posizione di attenti, la
figura restò immobile per qualche secondo come in meditazione,
poi un movimento dell’osso sulle sottilissime caviglie indicò che la
figura stava per inginocchiarsi. Un viso scavato, lentiggini su un
pallore pietoso, guance scavate e capelli stancamente accasciati alla
rinfusa, la presenza centrò perfettamente la traiettoria dello sguardo
di Ilenia e la costrinse a vedere. Una sfocata figuretta femminile,
felpa sformata e jeans logori, chinata sulla sua faccia incombeva
emanando un fiato pestilenziale di carcassa macerata sull’asfalto.
Disse “giovedì alle 18 apparirà Dio”, poi raccolse il cellulare dalla
mano di Ilenia, compose un numero, senza dire altro gettò il
telefono a terra ancora acceso e andò via.
A Teheran la voce dal cielo aveva interrotto la santa opera di uomini
al servizio del proprio dio intenti a frenare l’orda di bestemmiatori
incendiari. Il sacrificio della Bestia era sempre pronto, non
importava quale fosse la forma assunta dal Maligno, essi la
infilzavano con peni e bottiglie e coltellacci fin negli anfratti più
reconditi e impuri, perché è nella profondità più oscura che si cela il
Male. Un Servitore della Moralità si insinuava nel corpo di una
demonietta di otto anni godendo del piacere della sacra lotta contro
il principe delle tenebre quando udì il messaggio. Rallentò nel suo
atto di lacerazione ma continuò a infierire sul nemico moribondo,
meditando sulle parole appena udite. Un rantolo acuto e
incomprensibile uscì dal minuscolo essere, ma non era morto dieci
minuti fa? Il guardiano della moralità osservò la piccola schiena
nuda con i segni delle bastonate ormai violacei, un osso della
scapola innaturalmente sollevato verso l’esterno, provò disgusto
mentre tratteneva i capelli lunghi e cremosi di sangue rappreso. Non
riuscì neanche a godere di quegli ultimi spasimi e se ne rammaricò.
Allontanatosi dal corpo impuro si richiuse i pantaloni e allontanò la
piccola cosa senza vita con un calcio, poi udì dei passi dietro la
porta. Era di pessimo umore. Si palesò immediatamente un uomo in
divisa che tratteneva per un braccio un altro diavolo dall’aspetto
infantile, i lineamenti tumefatti, continuava a rifiutarsi di coprire la
testa col sacro velo tanto gradito al dio grande e misericordioso,
cosa ne doveva fare? In un altro momento sarebbe stato piacevole
l’atto di punire l’ennesima offesa al divino col suo pugnale naturale,
ma quel messaggio dal cielo aveva indisposto l’alto Servitore della
Moralità cosicché il fendente di carne giaceva inerme nella sua
custodia con la zip chiusa a metà. No, non era il momento, la causa
doveva attendere, che la provocatrice venisse imprigionata con il
resto della sua legione in cella, adesso la priorità era capire da dove
arrivasse il messaggio celestiale e quale fosse il luogo d’incontro col
divino.
Intanto il Presidente degli Stati Uniti stava tenendo una sobria
cerimonia funebre all’interno di uno stadio di football, in memoria
di un influencer che vendeva scanner facciali per riconoscere i
lineamenti messicani tra la folla, un oggetto interessante che faceva
partire automaticamente la segnalazione alla Guardia Nazionale e
forniva le esatte coordinate del corpo illegale. Purtroppo, durante
una dimostrazione, un oggetto difettoso aveva indicato la sua
posizione al posto di quella del messicano liberato appositamente
per la dimostrazione e così un agente gli aveva fatto saltare la testa.
Cose che capitano.
Il Presidente Trunz era nel bel mezzo del suo discorso più ispirato,
piangeva quasi, il naso arrossato, piccoli cristalli di polvere bianca
pendevano da un pelo in disordine, continuava a tirar su come un
bambino raffreddato. La vedova del compianto era naturalmente
inconsolabile, in una mano stringeva un fazzoletto zuppo di dolore,
l’altra era elegantemente appoggiata al fondoschiena, come un
soldato a riposo, su un abito elegante, morbidamente accostato ai
fianchi rotondi, accarezzati dalla consolante manona del Presidente.
L’indice e il medio dell’uomo si cullavano distrattamente tra la
coscia e l’incavo del delicato deretano in lutto, mentre l’uomo urlava
in un microfono sentimenti di cristiana vendetta nei confronti dei
responsabili dell’incidente: i messicani. Se non fosse stato per loro
non ci sarebbe stato bisogno di un apparecchio per poterli stanare e
l’amico influencer sarebbe ancora vivo. Mrs. Influencer era
d’accordo ma dichiarò solennemente di aver perdonato tutti i negri,
i messicani, gli afro discendenti, i socialisti, i comunisti, i pacifisti,
chi va in bicicletta, chi paga le tasse, chi è contro le armi per i
minorenni, quelli che non salutavano mai. L’addolorata accarezzò
con gratitudine le dita del Presidente che tanto conforto le stava
comunicando e se le estrasse timidamente dal culo.
Quando la frase divina tuonò dal cielo fu deciso di restare nel
campo da football, luogo certamente individuato da Dio come
ideale per la sua apparizione repubblicana, è bello per noi essere qui,
facciamo tre cpr, uno per i giudici democratici, uno per i ricercatori
e uno per i climatologi.
In Russia fu subito chiaro che Dio si sarebbe palesato sul palco in
piazza del Palazzo a San Pietroburgo dove era già stato allestito un
evento all’altezza della situazione, l’accompagnamento musicale
affidato a un vecchio trombone italiano con strane idee
sull’evoluzione e i dinosauri. Tutti i prigionieri politici sarebbero
usciti dalle tombe siberiane in cui erano stati murati, venne allestito
un magnifico falò, si brindava con CocaChok, si saltava di gioia dai
grattacieli, un’atmosfera festosa.
La direttrice d’orchestra italiana voleva farsi chiamare direttore ma
era una direttora e infatti sarebbe stato meglio usare la schwa, un
compromesso pulito, elegante, ma quella era pur sempre
un’invenzione dei comunisti e woke, maledetti. La diva, (il divo no,
ricordava troppo Andreotti), diciamo “il diva”, restò in attesa della
telefonata del Presidenta del Consiglio per sapere dove si sarebbe
tenuto l’evento di benvenuto a Dio. Ovviamente avrebbe diretto lei
l’orchestra universale essendo la “Eletta del Presidenta eletta dal
popolo eletto”, un concetto che va oltre il merito e l’esperienza.
Quando la voce fu udita in tutto il mondo per la prima volta, il
Presidenta stava tenendo un discorso in Parlamento sulla morte
dell’influencer americano, cosicché il commosso tributo venne
interrotto bruscamente, proprio mentre prendeva quota e
raggiungeva le vette altissime di “era uno di noi e lo hanno
ammazzato per fare dispetto a me”. Un deputato tra le file della
maggioranza si svegliò di colpo avvertendo distrattamente gli echi
delle ultime parole pronunciate dalla Presidenta e cominciò ad
applaudire con entusiasmo, anche se, chi cazzo era ‘sto influencer?
A San Vittore nessuno fece caso alla voce dal cielo, c’era sempre
molta confusione grazie alle politiche di un illuminato Ministro della
Giustizia. Per suicidarsi i detenuti dovevano inserire il proprio nome
in una lista d’attesa.
La delegazione di radicali stava riempiendo i moduli necessari per
accedere all’interno della struttura quando un recluso urlò «avete
sentito? Dio scende in terra!».
«Fai un tuffo nel water e scarica, Caiatello!»
Quello insisteva «ma non lo avete sentito? Che giorno è oggi?»
«Il giorno la smetti di rompere il cazzo!», matte risate.
Era giovedì, Ilenia si era insinuata nel braccio C e cercava
disperatamente la voce di quel tale che sproloquiava di Dio mentre i
compagni continuavano a discutere con una guardia carceraria e a
firmare scartoffie. Il giorno prima era svenuta battendo la testa, ma
per fortuna aveva il cellulare in mano, in qualche modo aveva
premuto un tasto di chiamata rapida e uno dei suoi colleghi di
partito, sentendo che non parlava, si era preoccupato e l’aveva
raggiunta in casa.
«Scusate, chi stava urlando? Chi ha sentito quella cosa su Dio?»
cercava di farsi strada nella folla, qualcuno provava a rendersi utile,
è stato Caiatello signora, favorisca, venti metri più in giù, oltrepassi
l’infermeria, faccia la curva, da lì chieda.
«Signor Caiatello, scusate, cerco Caiatello… Permesso, scusate,
dovrei passare, cerco Caiatello…» La folla premeva in ogni
direzione, Ilenia immaginò che la struttura fosse soffice come una
caramella gommosa e resistesse alla pressione perché in grado di
gonfiarsi ed espandersi. Superò un gruppo di uomini intenti a
giocare a carte sulla schiena di un detenuto addormentato in
posizione fetale, «scusate conoscete Caiatello? Vado nella direzione
giusta?»
«Prova di là, vedi quel gruppo? Ecco, ci sali sopra e da lì dovresti
scorgere l’infermeria, poi fai la curva e chiedi.»
Ilenia proseguì, un ergastolano impartiva la comunione a un gruppo
di detenuti dai capelli lucidi di lacca e le scarpe della festa ai piedi,
qualcuno le sbarrò la strada e non sembrava intenzionato a farla
passare, «non si preoccupi signori’, questo è Leonardo, è un
brav’uomo ma è cieco, sta qua perché nessuno se lo viene a
prendere, glielo sposto io, passi pure.»
Ilenia oltrepassò l’omone, poi l’infermeria e udì nuovamente
quell’uomo urlare «avete sentito? Lo ha detto di nuovo. Arriva Dio.»
«Caiatello, è lei?»
«Dica! Sto qua!»
Ilenia individuò la cella del detenuto e dopo aver spostato di peso
un paio di valigie umane raggiunse l’uomo, «Caiatello mi scusi, mi
chiamo Ilenia, ho sentito che parlava di una cosa su Dio, una voce,
non ho capito, mi può spiegare?». La donna non era interessata ad
argomenti religiosi, semplicemente, nel momento in cui il detenuto
aveva fatto quell’assurda affermazione le era tornato in mente una
visione surreale che aveva avuto a causa alla disidratazione, mentre
giaceva a terra svenuta. La frase che le girava in testa era stata
pronunciata da una strana donna, anzi, dalla sua immaginazione che
parlava tramite una sconosciuta col fiato mefitico.
Caiatello, felice di avere finalmente l’attenzione di qualcuno, le
spiegò che quella frase risuonava dal cielo, era il secondo giorno che
tuonava da tutte le direzioni, impossibile non udirla.
«Ma mica verrà, signora, non ci creda», disse un altro detenuto che
sbucò strisciando da sotto la branda di Caiatello con un libro in
mano, Ilenia riconobbe dalla copertina logora e consumata una bella
edizione di un libro di Charles Bukowski che possedeva anche lei.
Il lettore rispose all’espressione sorpresa della donna, «scusi se
sbuco da sotto il letto ma in giro non c’è più spazio neanche per
stare in piedi e poi qui si legge meglio. Comunque, quella voce
l’abbiamo sentita tutti qua e le assicuro che oggi pomeriggio non
verrà nessuno a trovarci.»
Caiatello buttò indietro la testa in un gesto di disperazione «ma
perché non può apparire qua, tra i disperati, i disgraziati come noi?»
Il lettore fece un gesto con la spalla come per allontanare un insetto
fastidioso «perché questo è un posto dove la gente si ammazza, no?
Tra quindici minuti è programmato il suicidio di “Gaetano il
porco”, quello si è messo in fila due mesi fa, non gli sembra vero.
Decidiamoci, se aspettiamo il dio cattolico dei politici e delle
pubblicità, quello qui non verrà mai. Se poi parliamo del dio di tutti,
non si presenterà certo alle 18.00 di stasera.»
Caiatello stava mordendo un cencio che poteva esser stata una
coperta tanti anni prima, sospirò per riprendere il controllo e si
chinò verso il lettore «allora quando dovrebbe scendere Dio
onnipotente, secondo te? Sono due giorni che dice giovedì alle
18.00!»
Il compagno di cella sorrise con aria comprensiva e disse: «per me è
già passato a farsi un giro, se ci pensi fa sempre così». Si picchiettò
la tempia con due dita, poi si rivolse a Ilenia che assisteva a quel
dialogo assurdo con aria concentrata, «ci sta arrivando, signora?
Quando mai Dio ha fatto quello che l’uomo si aspettava da Lui?
Noi poveri stronzi eravamo certi di essere salvati da un grande
condottiero con la voce di Luca Ward e invece è nato un ragazzino
pezzente in una locanda che puzzava di piscio. I grandi saggi, tutti lì
a cercare un re e ammazzare bambini mentre a Lui è bastato un
piano di fuga inventato da un falegname decrepito, figuriamoci.
Non fa mai quello che pensiamo noi.»
Ilenia seguiva assurdamente quella logica e si sorprese a chiedere al
lettore: «secondo lei dove dovrebbe apparire?»
«Dove? Direi “quando”. Per me ci sta facendo girare a vuoto e nel
frattempo sta qui a spasso in carne e ossa per poi poter dire “ero tra
voi e non mi avete riconosciuto”».
«Ma pensa che stronzo!» esclamò una voce poco distante,
proveniente da un punto imprecisato dell’assembramento selvaggio
del braccio C. Nessuno ci fece caso. Nessuno registrò il fatto che
fosse indiscutibilmente una voce femminile o molto infantile, un
tono troppo alto per appartenere a una sezione maschile.
Ilenia fece una smorfia di disgusto, doveva esserle passato accanto
un detenuto dal fiato veramente disgustoso.

©Ale Ortica

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