
Mi colgo in flagranza di reato. E il reato sono io. Così diceva. E aveva il viso stagionato come il legno. Provava a spiegarsi: Mi cerco fra ciò che scrivo. Intanto, si gustava il momento, come una scala che non porta da nessuna parte. Il tempo, diceva, non fa che ingoiare istanti, come me. Voleva spaccare la faccia al destino, anche se sapeva che il destino non esiste (parole sue). Sempre pronto a esalare. Io esalo, tu esali, egli esala. Apro il taccuino, diceva, come se fosse una finestra: faccio prendere una boccata d’aria alle parole. È un completamento di me stesso. Così diceva.
Non mi sono seduto a tavola per scrivere. Oggi voglio mangiare.
©Davide Marchetti