Frontiere [5] di Luca Bonisoli

BUFFALO 1876

È un lavoro.
Viene un tempo nella vita di un uomo
in cui non si ha voglia di immaginare cosa possa venire dopo.
(Patrick Floyd Jarvis Garrett)

A nord di Lubbock c’erano solo bisonti. E a sud altro Texas, giù fino ad Abilene, in bilico tra l’aridità desertica del Nuovo Messico e i campi di cotone più a levante. La città era stata appena fondata dall’omonimo Ranger, fratello del Governatore, e i primi abitanti erano cacciatori di bisonti che investivano i capitali guadagnati con la mattanza. Era un crocevia, una porta che a ovest conduceva verso Rosewell, Las Cruces e alla pista che lambiva il territorio Apache meridionale. Era il giugno del 1876.

Jesse era giunto fin lì perché a Holbrook era stato derubato di cavallo e sella. Si era svegliato all’alba e aveva scoperto lo stalliere morto ammazzato da una pallottola .45. Quello che si credeva furbo aveva scelto il cavallo migliore e se n’era andato. Jesse aveva tre possibilità: andare per la sua via, unirsi nella posse dello Sceriffo e partecipare alla caccia, o andare da solo a cercarlo, anche oltre il confine. Sappiamo cosa scelse.

Per oltre un mese seguì tracce e testimonianze, da Gallup ad Albuquerqe sino al confine col Texas, arrivandogli sempre vicino ma mai tanto da poterlo acciuffare. Ad Amarillo la pista portava a sud, e fu lì che alla fine lo trovò. Nella nuovissima cittadina di Lubbock il primo morto nella polvere fu il suo ladro. Ad accopparlo fu un giovane con un enorme paio di baffi neri e i capelli portati da un lato. Aveva intenzione di costruire un Saloon con i soldi messi via in oltre otto anni di caccia al bisonte, e il malcapitato aveva provato a rubarglieli. Pessima scelta.

Quella sera, seduto all’unico tavolo in cui si serviva stufato e pannocchie abbrustolite, Jesse spiegò il motivo del suo arrivo in città e dimostrò la proprietà del cavallo e della sella che al momento erano in custodia nella stalla del Governatore.

Sei venuto fin qui dall’Arizona per un cavallo? E una sella, sì. Beh, quella bestia deve significare molto per te. Non particolarmente. Tutte queste miglia, allora, perché? Non so, ma non avevo niente di meglio da fare.

Dopo cena il giovane con i baffi accompagnò Jesse alla stalla. Era una notte fresca e asciutta, col cielo pieno zeppo di stelle. La cena era stata abbondante, la carne di bisonte era tenera e aveva un delicato sentore di erba, e le pannocchie succose e piene di latte.

Com’è successo? È entrato nella mia stanza mentre io non c’ero e ha preso la sacca con i soldi. Franklin, il servo del Governatore, l’ha visto uscire ed è venuto a dirmelo. L’ho aspettato nell’ombra e l’ho fatto fuori. A Holbrook ha ucciso lo stalliere per rubarmi il cavallo. Beh, una vera canaglia. Ti chiami? Patrick Floyd Garrett. Ok Pat, ti devo un favore.

Sdraiati sulla paglia, appena fuori dalla stalla, si erano accesi una sigaretta. Jesse gli aveva offerto un po’ del suo tabacco Virginia. Pat aveva fatto un leggero sospiro, e poi l’aveva accettato con occhi lucidi, quasi imbarazzati. Jesse si era guardato bene dal fargli domande. Il fumo saliva piano alla luce della lanterna, e i colori caldi del legno e della paglia creavano giochi cinesi nell’aria della notte.

Sono nato in Alabama, a sud delle piantagioni di tabacco. Virginia e Kentucky. L’aroma lo ricordo molto bene, lo fumava mio padre. Quand’ero piccolo i miei comprarono una piantagione in Louisiana. Poi ci fu la Guerra Civile e ci portarono via tutto. Mia madre morì a 37 anni, e mio padre la seguì un anno dopo. I miei fratelli andarono a fare i servi da uno zio, io avevo diciotto anni e sono venuto qui nell’ovest.

Prese la fiaschetta da tasca e la offrì a Jesse. Senza offesa, non bevo. Ok. Otto anni di caccia al bisonte, qualche scaramuccia qua e là con i Kiowa e un imbecille, Joe Briscoe che ho dovuto ammazzare. Metto via i soldi per fermarmi, Lubbock fonda questa città e arriva un idiota a rubarmeli. Ah, che tempi.

Fece un sorso di whisky, si asciugò i baffi con la manica e si mise seduto. Jesse, posso avere ancora un po’ di quel Virginia? Certo. La sacca del tabacco passò di mano.

Quando i miei genitori morirono e la nostra terra ci fu portata via, anch’io non avevo niente di meglio da fare. Sorrisero. E ora Jesse? Torni in Arizona? Sì, accompagno Conestoga a Flagstaff sulla mia pista. Vuoi fermarti qui? C’è bisogno di uno Sceriffo in una nuova città. Jesse sorrise guardandosi gli stivali. Già. Dico sul serio, credo che tu sia l’uomo giusto.

La mattina seguente uscì da Lubbock tirandosi dietro il suo cavallo, e puntò a nord, verso Amarillo. Non aveva salutato nessuno.

Anni dopo, nel 1881, lesse di quel Pat Garrett su un giornale ingiallito preso a Flagstaff. Aveva inseguito Billy the Kid per otto mesi, attraverso i confini della sua giurisdizione, e l’aveva atteso nell’ombra a Fort Sumner dove l’aveva ucciso con due colpi al petto. Un marchio di fabbrica, pensò Jesse. Quando gli avevano chiesto cosa l’avesse spinto a una caccia così lunga e meticolosa aveva risposto che non aveva avuto niente di meglio da fare. Ha!

Strappò una pagina, ne fece qualche striscia e si appartò tra le frasche.

© Luca Bonisoli, 2017

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