SARAH 1857
Il pericolo non viene da quello che non conosciamo,
ma da quello che crediamo sia vero
e invece non lo è.
(M. Twain)
Le braci si stavano spegnendo, e lo facevano con educazione. La notte non era fredda se si restava vicini, la Via Lattea talmente chiara che quasi lasciava l’ombra, mentre la Luna aveva il turno di riposo. Poco a nord del Gila Bend, a molte miglia ancora da Flagstaff, Jesse cercava di dormire, Magdalene-tre-dita, invece, parlava.
Dove sei cresciuto? A Las Cruces fino a quando sono scappato. Poi El Paso, ma è durata poco. Cos’è successo? Dormi. Raccontami non ho sonno. Io sì, sto crollando. Ti prego…
L’indomani avrebbero dovuto raggiungere l’insediamento di Sun City, fare rifornimento, riposare e poi ripartire in direzione nord. Sarebbe stata una lunga giornata.
Lunghissima, non lunga, Magdalene. È una pietraia questa pista e non saremo mai al sicuro. Raccontami solo di quando ti sei innamorato per la prima volta. Ti prego…
Erano passati molti anni, e Jesse se lo ricordava. Era al fiume assieme al suo cavallo, e quando la bestia aveva alzato il muso e drizzato le orecchie anche lui l’aveva sentito. Era un grido di aiuto. Si era messo istintivamente in sella ed era corso nella direzione della voce. Due uomini stavano strattonando una ragazzina per i vestiti quando Jesse era arrivato.
Si chiamava Sarah. Che bel nome. Com’era? Come vuoi che fosse. Ti prego…
Terrorizzata, aveva approfittato del momento e mentre i due fissavano il nuovo arrivato lei si era liberata ed era corsa con tutta la forza che aveva in corpo verso il paese, fino a casa sua dove si era chiusa dentro. Il padre le aveva chiesto cos’era successo, se le avevano rubato i soldi. Lei disse di sì, e si era presa un ceffone. La mattina dopo era scesa dal letto per fare pipì nel pitale, e poi era uscita di casa per svuotarlo come sempre. In strada era guardinga, e quando sentì hey per lo spavento si era rovesiata il contenuto del pitale addosso. Era Jesse che le restituiva la sacca di cuoio con le monete. Le aveva trovate in terra. Lei le aveva prese con le mani bagnate di pipì, e poi l’aveva guardato. Aveva forse sedici anni, ma sembrava ai suoi occhi un uomo fatto.
Le hai ridato i soldi? Sì. E perché? Alzò le spalle come se si stesse scusando. Perché era una ragazzina, non si fanno certe cose. Hai pensato la stessa cosa anche di me? Non lo so. Forse. Sei un brav’uomo Jesse. Credo tu stia sbagliando. Non penso, e poi che accadde?
Jesse aveva lasciato Sarah col pitale vuoto e se n’era andato col suo passo breve e morbido. Lei, che sentiva un languore che non era fame prenderla nelle viscere, che faceva venire voglia di scappare e di farsi inseguire, si ricordò di aver sentito da suo padre che in città era arrivato un ragazzo, un certo Bozeman. Aveva raccontato di aver ricevuto il cavallo come pagamento per aver salvato una carovana. Per il padre era solo un ladro di cavalli senza prove per essere impiccato.
Era rubato quel cavallo? È una vecchia storia, ma non sono un ladro. E Sarah? Pensava che tu lo fossi? No. Si era innamorata subito di te. Credo di sì.
Quando il giorno esplose, e Sarah ebbe terminato le faccende di casa e le galline furono a posto, aveva preso la carriola di legno e si era diretta verso la Main Street. El Paso era trafficata a mezzogiorno e lei contava di vendere qualche uovo. Aveva percorso quasi tutta la via tra le ombre delle case in legno prima di vederli. Un attimo di smarrimento e poi aveva girato la carriola si era diretta veloce a casa mentre i due la seguivano a passo lento. Erano arrivati sino all’ingresso, avevano gettato una rapida occhiata dalla finestra, e poi se n’erano andati.
L’avevano seguita? Sempre quei due della sera prima? Sì, loro. Ma chi erano? Ladri, Mescaleros. E tu che hai fatto? Io ero seduto dietro delle botti di fronte a casa sua. Perché stavi lì? Avevo fame.
Hey. Sarah aveva aperto la porta ed era corsa da lui. Che fai qua? Che vogliono da me? Sono ladri. E si era stretto nelle spalle. Brividi di paura la percorsero. Entra. Tuo padre mi ammazza se mi vede. Ho paura da sola. Ti ho già detto che ci sono io. Di nuovo il caldo alle viscere. Hai da mangiare? Neanche una noce. Aspetta.
Quando finalmente la sera era arrivata, e col tramonto anche il padre, Jesse si era sentito libero di tornare al fiume a bivaccare per la notte, stavolta con la pancia piena. Aveva sciolto il cavallo e in sella l’aveva diretto verso sud.
Quindi tu la difendevi perché ti dava da mangiare? Non lo so. Poi cos’è successo? Li ho rivisti.
A metà del sentiero che da El Paso portava al fiume, seduti a terra a gambe incrociate tra i pini selvatici riconobbe i due ladri. Nessuna coincidenza. Li aveva guardati bene, erano due Mescaleros, Apache dirazzati. Tre volte per un pellerossa significa morte: o per te o per loro. Aveva fermato il cavallo.
Non mi hai detto perché se n’erano andati via la sera prima senza aggredirti. Ero armato, loro no. E li hai mandati via ancora? No, li ho uccisi.
Dáhotʼéhé ndee! Aveva gridato il più anziano. Poi si era alzato da terra. Dalàa indee, naki indee, dáhotʼéhé ndee! Fermati dove sei. Il pellerossa aveva estratto il coltello e si era diretto con passo lento verso Jesse. Fermati. Puntò la Colt Paterson alla testa del Mescalero. Lo sparo lo uccise sul colpo. Il secondo uomo non si era alzato, non aveva parlato, non si era mosso. Lo fissava. Jesse era sceso da cavallo e gli si era messo di fronte. Il buio stava scendendo. Aveva capito che non poteva non farlo. Non avrebbe più avuto una notte di sonno tranquillo. Il secondo sparo aveva spaventato anche il cavallo.
Ti avevo chiesto di raccontarmi di quando per la prima volta ti eri innamorato, non di quando avevi ucciso. È stata una coincidenza. E poi non fu quella la prima volta. Per cosa?
Il giorno dopo, coprendosi con una mano gli occhi dal sole accecante, Sarah guardava due casse da morto caricate sul carro del becchino. Nessuno aveva reclamato i loro corpi e quindi il Marshal aveva deciso di seppellirli nella fossa comune. Non fregava a nessuno di due Apache morti. Quando una grossa lacrima era scesa il padre gliel’aveva fatta volare via con un ceffone. Poi le aveva dato un fazzoletto. Sarah lo aveva preso e si era asciugata gli occhi, ma non l’aveva restituito: se l’era messo tra i piccoli seni. Poi l’aveva guardato con occhi di donna, e lui aveva abbassato i suoi.
Non l’ho più rivista. Ma se la ricordo dopo tutti questi anni un motivo ci sarà. Hai uno strano modo di amare, Jesse Bozeman. Può essere. Ora dormi, però.
© Luca Bonisoli, 2017