
Recentemente ho letto su un social una piccola perla di saggezza mascherata da facezia, il meme recitava più o meno così: possiamo fare entrare la formula “poi vediamo” nel vocabolario italiano col significato “no, non succederà mai”? La finzione del “poi vediamo”, la bugia che diciamo ai bambini per interrompere l’incessante martellare di una richiesta reiterata che ammette solo un sì come risposta, quella frase ripetuta in maniera così assillante e continua da perdere di significato, posso? no. perché no? perché no. ma perché no? tesoro: questo è un “perché no” che vale per le prossime dieci domande, vado a pacchetto da adesso in poi. Mamma: io vado a multipli di “perché no?”, da adesso in poi. E così via, potenzialmente fino ai diciotto anni del ragazzino.
Così ci viene in soccorso quella formula magica che chissà quale Mary Poppins è riuscita a estrarre dalla borsa per poi donarla a tutti i genitori del mondo: “poi vediamo” è la frase del canguro, quella che
da sola è in grado di far crollare tutti insieme i potenziali multipli dei milioni di emendamenti che un figlio riesce ad opporre al no del genitore al fine di fare ostruzionismo e portare il sopraccitato genitore sull’orlo di una crisi di vaffanculo. È una frase di furfantesca apertura, offre una falsa speranza, dona sollievo al truffato, lo disorienta e lo confonde in attesa che il desiderio irrealizzabile si plachi o venga dimenticato.
La politica va nella stessa direzione del cialtronismo più becero che muove i comportamenti basilari dei genitori, tanto che alcune interpellanze parlamentari sono perfettamente sovrapponibili a una
schermata di “chat delle mamme” delle elementari.
Una delle principali funzioni del Parlamento dovrebbe essere il confronto attraverso il dialogo, lo scambio di opinioni, il “parlare” appunto, altrimenti si chiamerebbe “Zittimento”.
È qui che subentra il mitico marsupiale.
Il canguro si muove saltando. Gli esemplari di taglia più grande possono coprire 8 metri con un solo balzo, roba che neanche Pippo Baudo. L’idea è che come il canguro procede nella vita saltando,
saltando chilometri, saltando ostacoli, saltando file alla posta, saltando le infinite rotture di coglioni della vita, così la maggioranza parlamentare può decidere di saltare inutili discussioni e approvare
una legge. Ma perché fanno così? Perché sì. Ma perché sì? Alt!
Canguro, cambiamo discorso.
Il 21 maggio la maggioranza tenta di cangurare sulla riforma per la separazione delle carriere dei magistrati, cioè fare una sopraelevata sulla discussione in aula e togliersi dalle palle gli inutili 1300
emendamenti proposti dall’opposizione. Questa non la prende bene e si rivolge al Presidente del Senato, l’Onorevole La Russa, il quale risponde con un bel “poi vediamo” che promette veramente bene.
Io li capisco, è come quando mi sveglio e la mia famiglia entra in fibrillazione, tutti mi subissano di richieste, chiacchiere, domande, informazioni, mentre non desidero altro che poter mettere il mondo
sul muto fino ad avvenuta consumazione della colazione.
Quelli che non capisco sono le persone che invece amano discutere e confrontarsi, preparano interventi, relazioni approfondite per spiegare le proprie motivazioni, calma ragazzi, la mamma non ha
ancora preso il caffè.
Pensate che solo dieci anni fa il senatore Calderoli si vantava di aver messo a punto un giochino di prestigio, un “generatore automatico di emendamenti” con lo scopo di fare ostruzionismo. In sostanza
parliamo di un algoritmo che invece di proporti pubblicità personalizzata sui social, crea dal nulla istanze, richieste di cambiare parole, ma perché non facciamo così invece di cosà, tutto senza senso, solo per impantanare la discussione: la negazione più pura dell’attività politica. Calderoli era veramente orgoglioso di questa birbonata, come quando noi cariatidi del web ci sentivamo i re dell’universo perché usavamo WinMx per scaricare illegalmente la musica, scacco matto a BigCasediscografiche, fotti il sistema, rivoluzione, get up for your rights! Ma che meraviglia, ci pensate?
Noi ci illudiamo che ci sia una mente superiore, un ufficio stampa, un brain storming di venditori di auto dietro alle improvvide dichiarazioni di taluni politici e invece comincio a pensare che l’algoritmo di Calderoli sia stato potenziato e si sia evoluto in “generatore automatico di cazzate”.
Un sospetto che già mi sfiorava la mente quando nel 2022 si parlò di ius scholae, proposta che legava l’acquisizione della cittadinanza a un ciclo di studi nelle scuole italiane. Lega e FdI opposero un
numero spropositato di emendamenti per fare ostruzionismo, ma tutto sommato ritengo possibile che alcuni di questi stessero davvero a cuore ai proponenti e non fossero frutto dei lombi del generatore di Calderoli. La proposta di sottoporre il candidato a prove scritte e orali “sulle tradizioni popolari più rinomate”, “sulle sagre tipiche italiane”, “sugli usi e costumi italiani dagli antichi romani a oggi”, “sulle festività nelle diverse regioni”, “sui prodotti tipici gastronomici italiani”, ti evoca subito l’immagine di un politico panzone con la maglietta unta di salsiccia da sagra, oppure quella di un segaligno con cadenza romanesca che ti racconta di come Gesù moltiplicava il vino. Il confine tra generatori di cazzate umani e
artificiali è nebuloso.
Comunque il progresso è questo: il Governo è in difficoltà, c’è bisogno di distrarre il pubblico elettorale da un disastro diplomatico? Accendi il Calderolicon 2.0 e tira fuori una dichiarazione meschina, ma di una tale stupidità che risulti irresistibile per la stampa e financo per i liberal che hanno capito il gioco e cercano di dissuadere gli utenti social dal cadere nella provocazione. A sì? Dice il Governo, allora la faccio sparare da un pezzo grosso, “Cristo santo, ma sempre io?” sussurra a denti stretti Lollobrigida, “ma va, l’altra volta lo abbiamo fatto fare a Piantedosi, bisogna dosare. Ci vuole ambizione e spirito di abnegazione in questo lavoro”. E allora parte la riforma sulla caccia, via divieti, basta mezze stagioni, si potrà cacciare in aree protette e persino su terreni privati senza chiedere il permesso, cioè si potrà violare il diritto alla proprietà, tipo pugno alzato: “esproprio venatorio”, el pueblo unido, jamás será vencido!
Un piccolo proprietario terriero, in un comune della Brianza, dodici mucche, una ventina di conigli, verdure biologiche che manco l’Autan è permesso spruzzare, già si prepara a stare di vedetta con il
suo bel Smith&Wesson e confezione di birra gelata a portata di mano. A lui non può fregar di meno delle novità introdotte dal ministro sulla caccia. Il nostro piccolo eroe, pelle coriacea temprata dal sole, lucida come una Vuitton in Vernis, spessa come una sella di cavallo, ogni sera si accomoderà sul sedile di paglia di una pesante sedia di legno accompagnando il movimento con lo scricchiolio delle giunture, fucile in grembo, pronto a sparare a vista. Tu, sfrigolante cacciatore della domenica, che non vedevi l’ora di godere dei benefici di aver votato una coalizione dichiaratamente anti ecologista, tieni presente che se vuoi entrare in quel terreno “perché tanto la legge me lo consente”, devi prima sparare a quel piccolo
proprietario terriero brianzolo. Ma devi essere più veloce di lui.
Ho sempre sognato di vivere in America, d’accordo, ma così è troppo.
Bisogna stare molto attenti a ciò che si desidera.
©Ale Ortica