«È andato tutto bene. Un risultato perfetto. Non cerchi di parlare, è ancora sotto anestesia, proverà un po’ di confusione.»
Il chirurgo era soddisfatto del lavoro svolto, si sentiva un dio pagano, un idolo gigante posto al centro di un’isola, che nessuno aveva costruito, si era innalzato da sé. Guardava quella persona distesa sul letto e già intravedeva il risultato finale, il naso ricostruito, gli zigomi rosei, la mascella rimodellata, tutto come doveva essere.
«E lo sa? La parte che mi piace di più forse è la pupilla. Sembra una piccola cosa passare dagli occhi verdi a quelli marroni, ma è un cambiamento che conferisce una certa personalità al viso, vedrà che risultato.» Naturalmente quel viso bendato non era in grado di rispondere ma a lui piaceva raccontare a un pubblico semi-cosciente quanto fosse felice di essere bravo.
Il dottor Urtic era un chirurgo di fama televisiva, il divo del momento, quello che aveva firmato il passaggio dallo stato maschile a quello femminile dell’ex E-Man, diventato “la She-Ra umana, la principessa del potere”, un risultato ottenuto dopo ventisei interventi, due dei quali trasmessi in diretta TV.
«Io lo capisco, per il lavoro si fa questo e altro. Purtroppo la convalescenza è lunga e come sa, anche un po’ dolorosa, ma il risultato sarà perfetto e le garantirà un ingaggio immediato» disse il chirurgo distrattamente, intanto riordinava la cartella clinica e firmava con linee svolazzanti i vari documenti allegati.
Voilà, un altro successo era pronto a far brillare la sua carriera.
Era nell’aria da un po’. Il Ministro dei Misteri e dei Segreti di Stato, Giuliano Sanpatrignano, era uno dei pochi scelti dal Presidente del Consiglio tra i fedelissimi non imparentati, ciò voleva dire che si trattava di un collaboratore davvero convinto e fidato, con tali conoscenze e capacità da risultare indispensabile, un uomo che mai avrebbe tradito il suo ruolo.
Un pomeriggio, durante l’inaugurazione di un prestigioso bunker per la detenzione dei dissidenti politici, il ministro accusò una leggera stanchezza, qualche sbadiglio trattenuto, un buchino allo stomaco, forse era più voglia di qualcosa di buono, come quei giorni che proprio non hai voglia di fare niente, la primavera. Estrasse lo smartphone dall’uniforme antiproiettile e aprì Instagram, un gesto innocente che faceva sempre quando non riusciva a concentrarsi sul lavoro. Centoquindici notifiche sotto un post scritto venti minuti prima con un piccolo refuso, una sciocchezza, certo che lo sapeva che Churchill non è stato un Presidente americano e sì, certo che era inglese, aveva solo scritto una frase infelice, distrattamente, con poca voglia, ma la gente non gli perdonava mai niente. Eppure sapeva declamare Eschilo a memoria. E l’Arte Culinaria di Apicio? Sapeva realizzarle perfettamente quelle ricette, manco suor Germana le conosceva. Poi c’era quella signora carina e molto per bene, piazzata da lui per alti meriti in un sottosegretariato della Disinformazione, che ogni tanto gli metteva like sotto i post. Che cara. Rosa Maria gli aveva lasciato un messaggio in privato, persona veramente squisita, probabilmente il solito “buongiorno, raggio di sole”, adesso ne aveva davvero bisogno.
“Buongiorno caro, mi trovo a Ercolano per una sfilata culturale di beneficienza a favore delle malattie ingegnetiche pediatriche dei bambini orfani delle città calamitate delle regioni col reddito di autonomia differenziata. C’è ospite un tronista, sai? Mi raggiungi per un caffè?”
Quell’innocente espresso senza zucchero segnò la fine della carriera politica di Sanpatrignano. Lei era bellissima, abito lungo e scollato, piedini accoccolati in sandali pezzotti di Dolce e Babbana, sembrava che camminasse sospesa a due centimetri da terra, una santa. Lui l’aveva raggiunta dopo essere tornato in abiti borghesi, giacca blu sofferente sull’addome, spalline rinforzate, suoletta nelle scarpe per acquistare qualche centimetro in altezza, un bonzo.
Rosa Maria voleva parlare di eventi benefici, moda, malattie mortali, mentre lui si sentiva soggiogato dalla straordinaria retorica di lei, l’impegno sociale, i valori, le tette e così il ministro cercò di rendersi interessante raccontandole fanfaronate sul suo lavoro e segreti di stato. La donna si annoiava tremendamente ma considerava quel colloquio come una sorta di ricerca di mercato, non si sa mai quando certe informazioni possono tornare utili, quindi annuiva e sorrideva. Cominciò a giocare con il telefonino, postò su Instagram foto di loro due insieme con didascalie generiche, “insieme a Giuliano che ha appena archiviato una documentazione su #Ustica, stanchi e felici dopo una giornata di lavoro”, “grazie Giuliano per la bellissima ora insieme a parlare di come l’ #Italia sta per inculare l’ #Ucraina”, “io e Giuly, best friends forever #bbf #complotti #governo (con cuoricino blu e faccette che fanno la linguaccia)”.
Inaspettatamente, quelle immagini furono visualizzate da milioni di italiani e da Zuzzurri, un ministro di maggioranza che stava bullizzando un dissidente delle medie. Il collega di Sanpatrignano abbandonò immediatamente la disputa verbale col ragazzino e si affrettò a richiedere un’interrogazione parlamentare sulla fuga di segreti di Stato.
Fu così che il ministro fu costretto a dimettersi, ma non trascurò di denunziare Rosa Maria per violenza e minaccia a corpo politico e lesioni aggravate, rea di aver lanciato occhiate maliziose che avevano colpito con inaudita violenza il cuore di Giuly.
In un colpo solo si erano liberati ben due posti interessanti, una poltrona e uno sgabello.
Dopo l’operazione di chirurgia plastica servirono tre mesi per tornare a una vita normale e togliere le ultime bende. Il capolavoro del dottor Urtic si sentiva una persona nuova e divenne per tutti, amici e parenti,“Bambolina” per la perfezione dei nuovi lineamenti.
Appena fu in grado di sostenere un colloquio di lavoro si presentò ai casting che si tenevano nella sede del partito del Premier.
L’esaminatore era estasiato per l’apparizione che si presentava davanti ai suoi occhi. I lineamenti perfetti, l’accento romanesco ostentato andava un po’ aggiustato, anche perché Bambolina era di Bergamo, ma il resto era favoloso. L’esaminatore osservava quel trionfo della chirurgia estetica e provava un’emozione formidabile, gli occhi avevano un aspetto strano, sembrava fossero stati ingranditi e sporgevano per giunta, che trucco è mai questo?
«Mi dica, perché dovremmo scegliere proprio lei?»
Bambolina accavallò le gambe, «Perché sono parente.»
«Di chi, mi scusi?»
«Del Presidente del Consiglio, non vede che siamo due gocce d’acqua?» rispose quell’esempio di grazia e perfezione, con una sicurezza tale che avrebbe potuto vendere libri a un ministro.
«Mi risulta che “Guli” non sia un cognome di famiglia, e badi, ho tutto l’albero genealogico nel mio schedario. Al momento credo che abbiamo impiegato praticamente tutti i parenti della Presidente, anche i figli cadetti e due nipoti di un ramo laterale. Lei non risulta parente.»
«E infatti sono il frutto di una relazione clandestina.»
«Guardi, i tratti somatici sono effettivamente identici, lei è l’immagine riflessa della Presidente, sono impressionato, ma capisce? Qui la selezione è durissima per entrambi i posti vacanti, poltrona da ministro e sgabello da Organizzatrice di eventi governativi. Io esamino in media tremila persone al giorno.»
«Mi rendo conto. Ma io sono proprio parente, prossimissimo, nacqui dalle gonadi del padre della Presidente.»
«Che però è morto e non può confermare la sua storia.»
Bambolina accostò la manica della camicia alla gota nuova di zecca e fece il gesto di asciugare una lacrima, «veniva solo ogni tanto a trovare mamma, mi portava un regalo a Natale, una volta mi ha fatto vedere come si galoppa al pelo, sotto due metri di neve, a torso nudo.»
L’esaminatore fu molto colpito dalla tenerezza di quell’immagine ma cercò di mantenere una certa professionalità, «d’accordo ma ho bisogno di una prova, lei capisce, mi mette in difficoltà.»
«Ahò, vabbè, ‘nnamo, ‘dimo, famo, magna’ ‘a pizza…»
L’esaminatore prendeva appunti, «sì, buona la prova orale, ma non sono convinto.»
«So mantenere i segreti, lo so fare veramente bene, davvero, mi metta alla prova, coraggio.»
«E va bene. Allora, mi dica, quanti followers ha lei su Intagram? Sputi il rospo.»
«Non glielo posso dire.»
«Ma certo, lei deve, me lo dica.»
«No. Non succederà mai.»
«Badi lei, io sono l’esaminatore, mi deve rispondere.»
Bambolina si passò pollice e indice uniti sopra la bocca per indicare che non avrebbe più proferito parola.
L’esaminatore scattò in piedi come se si fosse seduto su una cacca d’uccello e cominciò a inveire, alcuni aspiranti ministri in fila per il casting lasciarono la sala d’attesa, due signorine che aspiravano allo sgabello lasciato vacante da Rosa Maria misero la mano sul revolver in borsetta, per sentirsi più sicure.
Bambolina restava in silenzio.
L’esaminatore tornò a sedersi con atteggiamento meditabondo, «bene, ottima prova. La parentela mi sembra verosimile, del resto la somiglianza è impressionante. L’attitudine a ricoprire un ruolo di responsabilità l’abbiamo testata. Il ruolo di Ministro dei Misteri e dei Segreti di Stato le spetta per diritto dinastico e credo che lo saprà svolgere molto bene.
Ma mi dica, signor Guli, come mai non l’avevamo scovata prima tra i parenti del Presidente?»
«Gniente, stavo all’estero, c’avevo da fa’…»
©Ale Ortica