
In questo momento ci sono un paio di notizie più una (tipo bonus track) che stuzzicano la mia immaginazione: ho voglia di parlarne ma ancora non so dove andrò a finire e come svilupperò il discorso.
Seguiamo il mio consueto flusso di in-coscienza.
Dopo il via libera della Camera, la discussione per l’approvazione del dl sicurezza è passata al Senato regalandoci una serie di spunti interessanti. Il 4 giugno alcuni senatori PD, 5S e AVS si sono seduti
a terra nell’emiciclo, con le spalle ai banchi del Governo, gridando “vergogna”, e vabbè, questo tentativo di generare autocritica nella maggioranza, come un nutrizionista che ti appare davanti mentre ti
ingozzi di Nutella direttamente col cucchiaino, non funzionerà mai.
In questa sorta di picnic sur la merd compare un senatore che distribuisce qualcosa, forse i tovaglioli di carta per non sporcarsi mentre si fa merenda, anzi no, sono fogli che poi vengono alzati in ostensione con la scritta “denunciateci tutti”, in riferimento all’atto di resistenza non-violenta che il dl in discussione introdurrebbe come fattispecie di reato. Un tipo di comunicazione che trovo fuorviante, suvvia. L’opposizione dichiara che questo è un “decreto paura” contro il “dissenso nelle sue varie forme”. Sì, se esistesse un dissenso. Siamo pratici: gli unici che usano il metodo della protesta non violenta sono i detenuti, che in maniera pericolosa e provocatoria rifiutano il cibo per attirare l’attenzione sulle miserabili
condizioni delle carceri e quindi vanno contenuti e puniti, non rompessero le palle. Finalmente con questo dl se provi a fare un digiuno o a sbattere la classica tazza sulle sbarre ti accolli ulteriori reati, ma da oggi basta piantare casini in galera, cercatevi un modo più raffinato, decoroso, civile per ammazzarvi, siate eleganti, non facciamoci sempre riconoscere.
E qui introduciamo velocemente la seconda notizia: durante il dibattito in Senato sul decreto sicurezza ci delizia la sobria pozione del senatore di Fratelli d’Italia Gianni Berrino, che non oso commentare per tema di insudiciare la bellezza della frase da egli espressa: “un bambino sta più sicuro in carcere che a casa con
genitori che li concepiscono per andare a delinquere”. Madonna sì!
Come cazzo si divertono le creature a San Vittore Beach, le giostrine di Regina Coeli favolose, ma l’intrattenimento delle Tate di Rebibbia è imbattibile. Che bei tempi, che momenti dolcissimi, i
nascondini sotto le brande, la doccia fredda tutti insieme per scaldarsi, i bestemmioni del condominio del braccio C, non ce la faccio, troppi ricordi (cit. “Tre uomini e una gamba”).
Torniamo al dissenso. L’italiano medio non protesta neanche nelle urne: esso non va a votare per principio.
-Ah signora mia, sono tutti uguali, tutti ladracci questi politici, hanno rovinato l’Italia!
-Ma infatti signor astensionista, bravissimo, allora li fottiamo questi ladrùn de ladrùn e quando c’è un referendum ci esprimiamo in massa contro le puttanate di leggi che ci impongono.
-Ah no, io sono coerente, se dico che non voto non voto. E poi non serve a nulla il referendum, tanto quelli fanno come vogliono.
-E il divorzio?
-Tutto bene grazie, ci odiamo e ci mandiamo a fare in culo su facebook.
-No, dico, e la monarchia? È stato un referendum importante. Lei avrebbe preferito essere il suddito di uno che ha fatto l’isola dei Famosi?
-Ma, dipende da come mi sveglio, a volte sono più filo teocratico. L’italiano medio protesta solo nel segreto del proprio account social dove Geronimo72 fa tremare i governi con le sue invettive e se gli
girano i coglioni svela tutti i composti chimici presenti nelle scureggine degli aerei.
Il che ci porta ad analizzare un altro interessante episodio avvenuto in settimana, la terza notizia.
Durante la rassegna stampa mi colpisce un lancio d’agenzia dato in maniera sbrigativa e poco esaustiva: qualcuno ha minacciato via social la figlia della Premier. Questo mi fa veramente incazzare.
Io detesto con ogni fibra del mio essere quelle cloache di orrore organizzato che si riuniscono in gruppetti, su social senza controlli come Telegram, e in questi merdai virtuali attirano persone
mentalmente fragili per indottrinarle all’anti scienza e al desiderio di sangue, tramite disinformazione e slogan populisti. Questa gente seduce e organizza analfabeti funzionali senza difese poi li ingloba
in una rete di rabbia, punta sul dolore, ingenera paure irrazionali nelle prede e fa partire in massa minacce da branco. Pubblicano indirizzi, scrivono “veniamo a prenderti”, “te la facciamo pagare”, “i tuoi figli frequentato questa e quella scuola”. Sono contenta che sia stata smantellata una di queste reti o anche solo acciuffato un malfattore che si macchia di una tale viltà: minacciare una creatura di 7 anni. Attendo che esca qualche informazione in più, cerco notizie. Eccolo, il fautore della minaccia, un professore. Pure! Che perversione. Era parte di un’organizzazione? Si è avvicinato alla bambina? Ha dichiarato di volerla ferire?
Trovo un articolo. E trovo la malattia. E trovo un sistema che riesce a sfruttare il batterio come fa il nostro corpo con i lattobacilli e i bifidobatteri.
Ciò che la stampa ha definito “minaccia” è in realtà una stupida, odiosa e ributtante invettiva: possa tua figlia essere assassinata come la giovanissima protagonista di un brutale atto di femminicidio, che
in realtà si traduce in: possa tu, mamma di quella bimba di 7 anni, soffrire come la mamma della ragazzina assassinata. Il pensiero viene elaborato dal professore dopo aver sentito al telegiornale che
il governo italiano continua a inviare armi a Israele, questa è stata la spiegazione dell’autore del post scritto su Facebook di sera e cancellato il mattino dopo. Troppo tardi.
Mi ha colpito il fatto che nonostante i social siano pieni di minacce reali (vengo a prenderti, se ti trovo ti ammazzo, so dove vivi), postate in bella vista affinché tutti possano leggerle (incluse le forze
dell’ordine), qualche ufficio stampa insonne sia riuscito a captare quel post, orrendo sì, ma non minaccioso, e con la complicità della stampa abbia scritto una pièce teatrale. Molti organi d’informazione
hanno titolato usando impropriamente la parola “minaccia”, anche perché, scrivere “orrendo post su facebook” non porta visualizzazioni e acquisti del quotidiano. Dopo la performance dell’ufficio stampa Manolesta che è riuscito ad acchiappare quel post notturno prima che al suo creatore passasse la sbornia
letteraria, è intervenuta la Social Intelligence a captare una bella immagine del professore da dare in pasto ai Walking Dead della rete. Questi commentatori zombie (la bassa manovalanza che lavora
gratis, per puro zelo) hanno annusato subito l’odore del sangue e si sono prodigati per farci capire cosa si intende davvero per “minaccia”. Il fautore dell’invettiva, si è ritrovato totalmente inerme,
esposto, con un mirino sul viso: si può trovare un suo primo piano su serissime testate, con tanto di nome, cognome, città e luogo di lavoro, tutte informazioni che lo rendono di fatto “L’uomo in
fuga”. Non mi ha sorpreso sapere del suo tentato suicidio. Dunque, colpo di scena, le cloache social alle quali accennavo all’inizio sono quelle che stanno minacciando l’autore dello sciagurato post,
presentato come “minaccia” a un pubblico acritico, intellettualmente letargico e per questo manipolabile e pericoloso.
Mi chiedo, cari lettori di questo piccolo spazio eversivo, vi sentite oggi più al sicuro?
©Ale Ortica