Viandanti [10] con Enrico Gregori

foto da web

QUANDO VOLANO I GABBIANI

Questa è una storia che sa di mare a fine stagione. Quella metà settembre quando sulla battigia l’odore della salsedine è così denso che lo puoi masticare.
Quando i suoi pensieri dolorosi volano a lui e cantano con i gabbiani. E volteggiano a cerchi concentrici fino a formare nuvole grigie cariche di lacrime.
Questa è una storia del mare che fu e che ora non è più. Perché è solo un ricordo. Quando lui sugli scogli e col sole a picco la accarezzava lasciandole addosso il profumo delle onde.
Questa è una storia di lui che dice “io resterò con te”. E lo diceva mentre lei sorrideva a occhi chiusi, stesa supina a farsi abbracciare dal calore dell’estate piena.
Questa è una storia di lei che rispondeva “sì, lo so che resterai con me”.
E che poi guardava i pescherecci e i vaporetti salutandoli con il pensiero. “Addio, a voi che andate. E che abbiate sempre una destinazione per i vostri viaggi. Come io ho raggiunto la destinazione mia. Per lui, insieme a lui”.
Questa è una storia del risveglio amaro. Quando di lui rimase solo l’odore sulle lenzuola all’alba.
Il suo sudore salato misto al fresco bucato del giorno prima.
Quando lei scattò nei sali-e-scendi dalle rocce al mare. E lo cercava e lo chiamava, fermandosi ad ansimare sotto al volteggiare dei gabbiani. E dalla spiaggia ancora su a ferirsi i piedi sugli scogli nemici. Lei con l’affanno a guardare pescherecci e vaporetti. Quelli con una destinazione che lei non aveva più perché si era dissolta.
Questa è una storia che sa di pescatori. Che a metà settembre issarono le reti pesanti.
Impigliati tra le maglie scorsero i capelli biondi. E li afferrarono per girare quel volto che sorrideva a occhi chiusi. Sotto il canto d’addio dei gabbiani.
© Enrico Gregori

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