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Mia madre e io vivevamo a ridosso di un grande parco cittadino. Dietro il basso edificio in cui abitavamo, tra i frassini e le betulle, si snodavano stretti sentieri polverosi. Oltre i recinti di legno, i germani reali rimandavano umidi bagliori verdastri tra le rive dei laghetti e le sterpaglie.Dileggi »

Nel teatro di Cechov tutto diviene piccolo, minuto, parcellizzato, anche l’immensità dell’eternità, anche l’immensità degli spazi, perché Anton spia l’universo dalla stretta fessura dell’angoscia, attraverso questa ferita dell’essere, Anton descrive il mondo con la rara e preziosa capacità di rendere enorme il minuscolo, piccolo il grande. Anton Pavlovic Cechov haleggi »

«Più gonfi, Ludmilla, più boccoli e più gonfi.» La signora Marisa impartiva ordini con lo stesso cipiglio con cui un comandante di nave pirata avrebbe incitato la ciurma all’arrembaggio.Dritta al centro della sala, i pugni sui fianchi come una novella ducessa Benita, la matrona era consapevole che la riuscita dellaleggi »

Il giorno in cui ci trasferimmo, sbottonammo i piumini e detergemmo la fronte con il dorso delle mani. Affrontammo l’esperimento con l’allegria delle coppie che si aggiravano caute fra gli scatoloni e i sentori dei detergenti con l’ammoniaca.Al pensiero di quanto avremmo risparmiato, ci brillavano gli occhi. Le uova fritteleggi »

Blu, le prendo blu, no, forse nere, bianche sono sempre belle, si va verso l’estate, sì, ma poi, se metto una roba più carina, la scarpa bianca di tela sdice e si sporca subito. Ma la scarpa deve essere sporca, parla di gente che cammina, è comunismo, è inclusione, loleggi »

Ci sono dei versi che non mi danno pace: E come avvien quand’uno è riscaldato, / Che le ferite per allor non sente; / Così colui, del colpo non accorto, / Andava combattendo ed era morto. E in particolare è quel del colpo non accorto, / Andava combattendo ed eraleggi »

Mio padre diceva che le parole sono come le frecce, hanno la punta affilata, sanno arrivare al bersaglio. Mio padre diceva che le parole sono come certi cani, le puoi ignorare per tutto il tempo, ma quelle se ne stanno lì, piantate accanto, preparate a farti compagnia.Mio padre diceva cheleggi »

A Cutro, mia madre bambina, per un pugno di anni, bagnò le sue estati. Ripeteva, da adulta, l’ accordo iniziale della fiaba sussurrata a più voci, da questi e altri minuscoli punti di sutura, sparsi a caso che abitò, in un girovagare da migrante fortunata. Oggi, non riconosco quel mareleggi »

Si accade sempre, Prima o poi, Basta mettersi in fila E attendere il proprio turno E’ un tempo di lunghe file, questo. Supermercati, ospedali, farmacie, ogni ingresso include l’attesa in coda, con gli occhi rivolti alla schiena dell’altro che ci sta davanti. Lui che entrerà prima di noi, perché èleggi »

Vola libera di Nicoletta Vallorani Anna Vanzan se n’è andata. I posti vuoti si moltiplicano in questo Natale di assenze, ombre che si affollano mentre ci affanniamo a dare un senso alle cose. Servono parole impossibili, che non arrivano comunque a tradurre una nostalgia vissuta alla lettera come il doloreleggi »