Oblò [5] di Chiara Munda

LE GIOIE DELLA MANTERNITÀ. SENZA FIGLI

Da anni ce lo ripetono in tutte le lingue, ne discutono i politici, i giornalisti e pure i preti, ormai si parla di emergenza demografica: l’Italia è un paese vecchio, l’età media è troppo alta e i giovani non ne vogliono sapere di fare figli. I sociologi si sperticano ad analizzare il problema da ogni possibile angolazione, dicono che è colpa della crisi, delle tasse, dei posti risicati negli asili nido. I più attenti spiegano che è la paura dell’amore che ci frega, non riusciamo a sopportare l’idea, immersi come siamo nella società fluida di Bauman. Puntano il dito contro i rapporti sempre più labili, non ci sono più le relazioni durature di una volta, i giovani vogliono tutto e subito, è colpa di internet e dei social network. Perché un po’ di colpa i social network devono avercela sempre.
Cari parrucconi, non vi disturbate tanto, la risposta non è così complessa: non facciamo figli perché siamo terrorizzati dai gruppi di genitori su Whatsapp. Un tempo, chi metteva al mondo un bambino aveva naturali paure e insicurezze sulla sua educazione, su come farlo attaccare al seno all’inizio dell’allattamento e su cosa rispondergli quando chiederà il motorino. Oggi questi timori sono niente rispetto a quello che incombe per i gruppi Whatsapp dei genitori. Chiunque conosca almeno una mamma sa che sono la messa in scena digitale della più deprimente commedia umana della storia. E non venite a dirmi che si tratta di tecnologia, perché la tecnologia non c’entra nulla. La tecnologia è quella cosa che porta l’uomo a levigare la pietra, a dominare il fuoco e scoprire la ruota, è quella scienza che permette all’ingegneria biomedica di studiare arti artificiali per migliorare la qualità della vita delle persone. Se applichi la biomeccanica stai usando la tecnologia, se mandi tazzine glitterate con didascalia Buongiornissimo kaffééééé?? hai solo pessimo gusto. No, la tecnologia non c’entra, i gruppi Whatsapp sono un consesso di esseri umani. E i suoi membri, in quanto umani e anagraficamente adulti, non possono essere bacchettati sulle elementari norme di convivenza civile. Non si può tuonare “ma ti sembra opportuno raccontare qui la litigata coi nonni?” o “veramente non sai che i puntini di sospensione sono 3? Perché ne metti 10?”. Le convenzioni sociali che si seguono offline valgono anche online, quindi si può solo subire la stupidità della gente senza attaccare.
La fenomenologia del Whatsapp Genitori è complessa, il gruppo nasce prima ancora del bambino, durante il corso preparto; in questo contesto, i nascituri vengono affettuosamente soprannominati nani. Non mi è chiaro quale affetto si dimostri usando un termine così brutto e così politicamente scorretto per indicare il proprio rampollo, ma pare proprio che sia il meno. Alla nascita del pargolo, si assiste a scene di genitori innamorati che disquisiscono ampiamente e dettagliatamente di cacca -dicono che il nano della Lucia la fa bellissima!- senza lesinare informazioni o materiale fotografico; mamme che descrivono i ruttini e papà che raccontano le nanne. Foto di pappe, di cacche e di nanne di bimbi sconosciuti invadono gli stanchi smartphone di ignari genitori che erano pronti sì a dare alla luce, educare e crescere un erede, ma non a tanta invadenza. Col passare degli anni la situazione va precipitando: al gruppo Supermamme del quartiere si aggiunge quello del catechismo e quello del nuoto. Per non parlare di tutti i gruppi accessori per la gita a Gardaland o la festa di Matteo. Ma il peggiore, quello più temibile e incontrollato rimarrà sempre il gruppo Mamme IIB. Qui l’invadenza della rappresentante di classe, che scrive sempre separando soggetto e verbo con una sequenza di copiosi puntini di sospensione e vive con disinvoltura il suo rapporto coi refusi (non sono io, è il correttore!), raggiunge vette che fino a qualche anno fa avremmo definito inimmaginabili. Scrive in maiuscolo i concetti importanti, personalizza con originalità la punteggiatura e digita una solo parola per messaggio per coprirti di notifiche.

A
che
pagina
sono
gli
esercizi
di
MATEMATICA
???

Il suo obiettivo è conquistare il controllo digitale sui bambini e trasformare tutte le sue colleghe di maternità in chiocce. Sul gruppo di messaggistica istantanea l’invadenza della mamma digitale annulla ogni tentativo di responsabilizzazione dei bambini da parte degli insegnanti e annichilisce l’autostima dei pargoli, sostituiti dai genitori pure nelle sottrazioni in colonna: ci sono compiti? Non è il bambino a doverlo segnare sul diario, ma la mamma a chiederlo su Whatsapp. Perché erano importanti i babilonesi? Il papà di Carletto manderà la foto del suo quaderno in cui lo spiega. Come si fanno le divisioni a due cifre? Il giovane educando non dovrà preoccuparsene, la sua onnipotente genitrice bersaglierà pure le bidelle per scoprirlo.
Giovani mamme troppo impegnate per ringraziare digitando l’intera parola “grazie” si limitano alla sua versione fenicia grz. Perché scrivere grz invece di grazie non lo capirò mai. E, soprattutto, perché le stesse mamme troppo impegnate per usare il lemma italiano si sentono in dovere di usare il tempo risparmiato a scrivere -a, -i ed -e, per cercare improbabili faccine, pollicioni ed applausi?
Cari genitori, lo sappiamo che vi batte forte il cuore quando il vostro figliolo muove i primi passi;
lo sappiamo che vi commuovete quando interpreta con maestria l’alberello nella recita scolastica; la vediamo la luce nei vostri occhi quando vi abbraccia.
Ma vediamo anche quella che illumina il vostro smartphone ogni cinque minuti.

© Chiara Munda, 2017

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *