Ingredienti [3] di Antonella Zanca

© Pinna, foto di A. Zanca
© Pinna, foto di A. Zanca

LA CERNIA

Cernia in francese si dice mèrou. È un pesce potente.
Vista da lontano, mentre nuota tra le gorgonie, sembra un tranquillo animale obeso. Vista da vicino, quando si sente in pericolo, ha guizzi veloci, un suo spintone o una pinnata ti riconduce alla giusta dimensione, un umano in un ambiente che non è il suo.
Nel parco naturale dell’isola di Lavezzi, le mèrou sono tante, enormi, vivono più di trent’anni e più di una volta, nelle belle immersioni fatte di godimento e contemplazione, ne riconosco una che incrocio da anni, ha sul grosso labbro inferiore un piccolo amo incastrato, ormai parte di lei, un piercing ittico certo non cercato ma ormai accettato.
Le immersioni sono passione, in Corsica ancora di più.
Sveglia all’alba, chilometri nel nulla della terra corsa, quella che dall’interno ti porta al mare, giù fino a Bonifacio, che è sorpresa ogni volta, anche se lo sai, anche se sei pronto, ma mai abbastanza, e allora riesci a farti mancare il fiato, a perdere qualche battito, a gioire di luci e colori e persino degli odori del porto. E poi la muta, che sa sempre un po’ di freschino, come diceva tua mamma quando i panni non si asciugavano bene. Preparare tutto, controllare, caricare in barca, stare vicini alla propria bombola, usare occhi e cervello per mantenere in memoria ogni fotogramma di una traversata che ha sempre storie diverse, di vento e onde, di vento e creste bianche, di altre barche, di vele e traghetti.
Lavezzi è silenzio e luce del mattino. E ancora il blu, quel blu totale che improvvisamente varia e lascia scoprire il pianoro, le gorgonie, i barracuda e le cernie. Mèrou che arrivano curiose, memori di altri viaggiatori del passato, te li ricordi anche tu quelli che portavano i gamberetti surgelati per farle avvicinare, quelle che le fecero diventare fameliche e aggressive, ti ricordi quella volta che una ti tolse la maschera e cercò la tua mano?
Sott’acqua tutto ha un senso, sott’acqua ti senti minimo, ti fai scoglio, cerchi di dar poco fastidio, ti accontenti di guardare. Pensi poco, certo non a te stesso, concentrando tutto fuori di te, verso i compagni, verso un mondo spesso sconosciuto. Ma la cernia si avvicina, resta lì a pochi centimetri, attratta dai tuoi capelli che ondeggiano come un anemone di mare. Sono secondi meravigliosi in cui ti senti parte del mondo che ami. Secondi che torneranno tutti, lentamente, uno alla volta, leggendo il menù della sera: mérou cru à l’orange et olives noires, cernia cruda all’arancia e olive nere. No, stavolta non ci riesco, non ci riesco proprio. Per me aubergines grillées, melanzane alla griglia, grazie.

©Antonella Zanca, 2016

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