Incroci [1] di Antonella Zanca

foto di A. Zanca
foto di A. Zanca

UN MATTO COLORATO

Sale sul tram dalla porta dell’uscita, dove è ben visibile la scritta “Vietato salire”.
Sale con un balzo, schivando veloce la gente che scende; saltella, prima sugli scalini e poi all’interno del tram, che percorre tutto, fino in fondo. È un orario tranquillo, le tre del pomeriggio, poca gente, vecchie signore con le badanti e qualche uomo un po’ più giovane. Tutti alzano gli sguardi verso di lui, che appare alto, giovane, colorato nel suo abbigliamento diverso da quello che loro hanno sempre considerato normale. Giacca di lana multicolore, un cappello di lana a righe, con i paraorecchie lunghi, due triangoli di pelle. Un paio di scarpe da corsa verde brillante saltellano con lui.
Scende dopo solo due fermate, rimbalza; attraversa la strada e si ferma a guardarsi, di profilo, in una vetrina di mobili d’antiquariato. Si aggiusta il cappello e riparte.
Le facce dal finestrino del tram non lo perdono d’occhio e quando il tram si allontana i passeggeri si scambiano occhiate di comprensione, scuotendo la testa.
Una donna resta al finestrino posteriore e guarda la sagoma del ragazzo diventare sempre più piccola, riuscendo però a distinguere ancora quella sorta di balletto tra marciapiede e rotaie del tram.
“Lo so, vi sembro matto. Sono giovane e diverso, sono uno studente di geologia e ogni tanto, il pomeriggio, mi regalo giri e giri sui tram, a vedere la gente, tanta gente. Pochi euro, per qualche ora a osservare, scorgere le vostre facce sconvolte dal mio essere fuori dagli schemi. Mi diverto e voi non sapete quanto.
Vi scruto, nei vostri vestiti tutti uguali. Distinguo i vostri sguardi stupiti perché il colore vi meraviglia, vi sorprende come la primavera eppure chissà quante ne avrete viste di primavere e chissà quanti colori vi saranno passati davanti. Voltate la testa subito, non appena incontro il vostro sguardo. Il nuovo vi sgomenta.
Ieri, però, una giovane donna pallida, le labbra rosa perfette, ha trattenuto i suoi occhi nei miei. Minuti e minuti a farci mute domande. Sono sceso alla sua fermata, le ho sfiorato la mano e lei ha sorriso.
Due strade e subito l’ho persa. Il sogno, mio, di un bacio rubato, mi porta anche oggi su quel tram. Salgo e scendo dopo due fermate, salgo e scendo e cammino e torno indietro e poi salgo di nuovo e poi scendo ancora. Speranza e miraggio: sono parole che aggiungono calore alle pietre del mio mondo.”

© Antonella Zanca, 2016

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