Doctorwriter [4] di MariaGiovanna Luini

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Medici e Tarocchi, il gioco leggero e serissimo della psiche. E un po’ di magia.

Quando ho pubblicato in questo blog le sconvolgenti rivelazioni circa la mia doppia personalità di chirurgo senologo e medico energetico (pranoterapia e simili) ho osservato con partecipazione e un sorriso i commenti e un po’ mi è dispiaciuto che mancasse una questione fondamentale: l’istinto come segreto vero della cura. Perché ancora cerchiamo il riparo rassicurante della tecnica, del trucco da usare per porgere la terapia nel modo più efficace possibile: vale per la chirurgia (e qui lo capisco almeno in parte: le strutture anatomiche vanno rispettate, usare la tecnica è doveroso anche se a ogni chirurgo è dato di scegliere l’incisione e l’approccio nel modo più adatto al singolo paziente) e per le terapie energetiche.

Non è vero che le mani vadano messe necessariamente dove c’è il problema, non è vero che esista una soluzione buona per tutti che stabilisce che nel Reiki (per esempio) le posizioni fisse siano quelle e non altre. Chi conosce davvero l’Energia sa che il grande, facilissimo ma cruciale meccanismo di cura è l’istinto: quiete, essere coscienti che si è solo un mezzo, silenzio leggero. Distacco dal risultato. Niente altro, a parte l’amore incondizionato e gratuito per chi richiede il nostro aiuto. Ritorneremo su questo, ma volevo iniziare il post con la puntualizzazione che mi stava a cuore: istinto, amore incondizionato, distacco da regole che di fatto rallentano la cura e non la favoriscono, distacco anche dal risultato.

Oggi diamo prova di ulteriore follia parlando di Tarocchi. Perché esistono terapeuti (medici compresi) che nella visita e nella cura dei pazienti usano la proiezione psichica su immagini, e queste immagini possono essere tratte da un mazzo di carte cui le persone attribuiscano qualche significato. I Tarocchi, per esempio. E poco importa se questi siano di Marsiglia, egizi, di Como sud, degli Angeli, dei fiori, delle stelle, dei cavalieri della tavola rotonda o di chi vi pare. Vale per questi giochi il medesimo principio della terapia energetica: sentire, sentire, sentire. E lasciarsi andare. Si arriva sempre a uno o più risultati, a patto di non irrigidirsi.

Personalmente adoro il metodo di Alejandro Jodorowsky con i Tarocchi di Marsiglia: lo conosco bene e lo trovo affascinante. Come è affascinante Alejandro, del resto. Uso il metodo Jodorowsky e ogni volta mi sorprendo per i risultati. Il principio di base è la proiezione psichica unita alla libertà dell’istinto. Chi usa i Tarocchi per la divinazione è libero di farlo ma non ha centrato il punto: il futuro non esiste, è una possibilità malleabile, volubile, incerta e capace di plasmarsi ogni istante in modo differente. Noi siamo oggi, ora, in questo istante. E’ vero, qualche volta una lettura dei Tarocchi indovina ciò che accadrà dopo: capita con le mie letture, ma non mi sogno di considerarle divinazioni. E’ che se sappiamo leggere il nostro oggi non è difficile immaginare o presagire un domani.

Possiamo proiettare sugli Arcani dei Tarocchi le nostre emozioni, la dote naturale di veggenza ma anche i problemi fisici, economici, di relazione, le aspettative e le paure. A patto che questi giochi siano affrontati con un sorriso e con la serietà dell’intuizione. Fidarsi di sé significa non banalizzare le sensazioni, le voci interiori, la guida preziosa che si nasconde nella nostra anima e parla ogni volta che abbiamo bisogno di ascoltare.

Così come diffido dei terapeuti energetici che si dicono certi che solo alcune posizioni delle mani funzionino (funzionano per loro, non per gli altri), ho ironica ritrosia nei confronti di coloro che dichiarano di conoscere il significato degli Arcani dei Tarocchi in modo oggettivo e assoluto: semplicemente, non è possibile. Una lettura di Tarocchi può diventare una specie di test psicologico e una condivisione serena di pensieri ed emozioni che rivelano molto del paziente: lo rivelano al paziente stesso, prima di tutto, poi al terapeuta. Una Torre non è una tragedia ma anzi può essere la festa della liberazione dell’anima, per esempio: la pressione interiore fortissima verso l’espressione di sé al di là delle costrizioni sociali, lavorative, familiari, fisiche.

Usare immagini per familiarizzare con i pazienti ma soprattutto per dare loro l’opportunità di riflettere con la necessaria leggerezza su se stessi e sulla loro realtà, è parte dell’amore e della cura. Non dico sia sempre necessario, ma può essere una scelta degna di seria considerazione. Mi succede quasi ogni giorno che la gente che mi incontra qua e là e scopre che da Jodorowsky ho imparato a “leggere” i Tarocchi mi chieda come si fa. Il punto più difficile da spiegare è il sentire. Nei Tarocchi non esiste giusto e sbagliato, non esistono bene assoluto e male assoluto anzi il male può avere una faccia luminosa e possibile di enorme e gioioso bene. Non c’è una tabella che dica “questa carta vuole dire così”, non può e non deve esserci: il libro di Alejandro e Marianne Costa (“La via dei Tarocchi”) è più che abbastanza. La prima azione richiesta a chi si avvicina ai Tarocchi è sentire: maneggiare le carte, osservarle, parlare con loro e attribuire un significato segreto, intimo, particolare. Poi certo la presenza di qualcuno che li conosce bene contribuisce ad avere due o tre nozioni divertenti e magari importanti per andare un po’ oltre, ma niente di più. Esattamente come per i fiori di Bach che furono scoperti da Edward Bach per dare a tutti l’opportunità di studiare e conoscere se stessi: per il dottor Bach il sogno era che la gente fosse capace di prendersi cura di sé.

Nel corso delle visite di medicina olistica si usano tanti strumenti, da quelli più scientifici e tradizionali a quelli che liberano la creatività e l’istinto: uno di questi strumenti è il mazzo delle carte, che chiamerò Tarocchi per semplicità. Perché non si può dire di conoscere davvero se stessi se non si tira fuori la proiezione psichica, e neanche un terapeuta può dire che avere colto nel segno se non va un po’ oltre nell’osservazione amorevole dell’altro.

@MariaGiovanna Luini, 2015

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2 commenti

  1. c’è una sensazione che accompagna sempre il leggerti ed è la sorpresa. sei una delle persone con il maggior desiderio di conoscere che conosca (scusa il gioco di parole). hai una curiosità che ti rende affascinante, io sono letteralmente rapita dal tuo desiderio di sapere libero. ecco, sapere libero da ogni condizionamento perché tu rappresenti l’idea di libertà e rispetto.

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