Cani e padroni di cani [11] di Sandra Giammarruto

Una domenica

È domenica. Elena spinge il braccio della macchina del caffè. Ha gli occhi gonfi. Sono le sette e dieci. Il suo turno è iniziato da pochi minuti. Come tutte le mattine, è entrata nel bar, ha salutato i colleghi in cucina, ha indossato la divisa e infilato la coda sotto il cappellino da baseball.
Si guarda intorno. Pensa a quello che deve fare. Sistemare il pane nelle ceste, dividere i cornetti per gusto, mettere via i biscotti vecchi.
Il caffè è pronto. Ne beve un sorso e le viene in mente qualcosa. Ha fatto un sogno la notte prima. Non ha dubbi, appena sveglia ricordava tutto. Rimugina scavando nella mente. Con chi ero? Dov’ero? Si porta la tazzina alle labbra. Esita un istante. Le viene in mente il mare. Niente più di questo.
«Un caffè.»
Elena scuote la testa. Si volta. Ha davanti il primo cliente della giornata.
«Buongiorno» risponde, con un tono spaesato. «Mi scusi, non mi ero accorta… »
«Un caffè.» Ripete, senza guardarla negli occhi.
«Subito.» Cafonepensa Elena.
L’uomo è appoggiato al banco con il gomito e si tiene il mento nella mano. Non è ancora andato a dormire. È pallido. Ha un angolo della camicia fuori dai pantaloni.
«Ecco a lei.» Dice Elena.
Bevendo il caffè, si stringe nelle spalle. I capelli gli cadono unti sulla fronte e sulle orecchie.
Qualcuno, fuori, suona il clacson.
L’uomo nel bar mugugna una sorta di assenso. «Una birra… una bionda… da portare via.» Dice.
Nella berlina parcheggiata fuori, una ragazza bellissima fuma una sigaretta. Si chiama Virginia e l’abito che indossa è lungo quanto i suoi capelli. Ha vent’anni e un bel caratterino.
L’uomo nel bar cerca il portafoglio. Virginia dà un altro colpo di clacson.
«E piantala, ‘sta stron…» Non fa in tempo a finire la frase che gli si rivolta lo stomaco. Vomita tutto quello che ha bevuto durante la notte compreso il caffè, sul pavimento.
Gli occhi di Elena sono fuori dalle orbite almeno quanto quelli del tipo che ha di fronte. Lui si asciuga la bocca col palmo della mano. Si afferra la giacca e la controlla. Alza le braccia. Scoppia a ridere. Afferra la birra. Va via.
Elena rimane a bocca aperta. Incapace, per qualche istante, di muoversi. Ha sempre saputo che prima o poi avrebbe dovuto affrontare qualcosa del genere.
Va a prendere il secchio e lo straccio dal retro. Maledice il giorno in cui ha iniziato a lavorare in quel posto. Si inginocchia, chiude gli occhi. Inizia a pulire. Vattene da qui, pensa, pur sapendo che non lo farà mai.

© Sandra Giammarruto

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