6 cose impossibili prima di colazione [4]

L’ALTRA STORIA

Questa è l’altra storia.
Una di quelle storie minori di cui ci si pente subito, appena intrapreso il racconto, messa alla porta con un brusco: “…ma questa è un’altra storia!”.
Ecco quella storia sono io. Indegna di discussione, ammassata nel retrobottega delle intenzioni, con mille altre storie destinate all’oblio.
Mi conoscete bene: sono rimasta lì molte volte, in punta di labbra. Inespressa. Sprecata. Forse inutile, forse troppo preziosa.
Eppure, quant’era bello quel bambino incontrato per strada stamattina? Aveva lo stesso sguardo di James Dean in “Gioventù bruciata”. Magnetico e triste. Ma a chi importa di un bimbo con le occhiaie e il broncio irresistibile?  Come spiegarla quell’occhiata micidiale finita sotto pelle, i raggi X dei pochi sguardi che riescono a vedere davvero ciò che siamo? A chi può interessare? In fondo era solo un bambino e tutti i bambini hanno dei begli occhi.
Dove trovare le parole per certi capitoli indegni delle vostre vite, in cui le cose non sono andate proprio come volevate? Siete stati fraintesi – lo so bene: sono una digressione, conosco tutti i dettagli – e avete frainteso.  Racconti agrodolci, da brucior di stomaco, che nessuno ha più voglia di fare: le persone giuste al momento sbagliato, le migliori intenzioni, i fraintendimenti. Cose così. Molte altre storie che conosco hanno incipit bellissimi e finali rovinosi. Meglio lasciar perdere.
E come dire di quell’uomo con le braccia dietro la schiena che vi ha fatto mancare il respiro, perché per un attimo, solo un attimo, il gesto di quello sconosciuto era ciò che di più familiare avevate un tempo? Era pelle, era braccia, era un profumo, un nome, una voce che non è più?
Un’altra storia che fa un male bestia.
Così io resto qui, incastrata in questa parentesi che ha muri più spessi di una prigione. Resto fra i denti, come una foglia di prezzemolo che solo un amico vero vi farà notare e di cui vi vergognerete in ogni modo.
Serviranno certe sere: un bicchiere di rosso, un’intimità imprevista, una stanchezza malevola e un gran bisogno di piangere, per farci uscire tutte. Fiume che rompe gli argini e porta giù la marea di ciò che siete fatti. Concreti e inconsistenti, razionali e illogici, forti e fragili, epici e cialtroni.
La stessa sostanza dei sogni.
Stupefacente.
Che ha gli occhi di quel bimbo, le braccia di quell’uomo, un profumo che va dritto al cervello e le labbra tutte, non solo la punta.
Ma questa è un’altra storia.

© Anna Martinenghi, 2017

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