Settembre 2016 (Page 2)

QUANDO IL CELLULARE TACE… Il cellulare è il nostro oggetto da compagnia, addomesticato per ubbidire ai comandi delle mani, delle voci, dei silenzi. Al contempo, è il nostro oggetto da tirannia, capace di renderci sudditi supplichevoli. Ti prego squilla, vibra, illuminati, fai che lui, lei e l’altro pensino a me.leggi »

UN INCROCIO ALLA RESIDENZA GIORNI FELICI La stanza al primo piano lascia entrare tanta luce e dietro ai vetri si vedono alberi e prati e si indovinano strade, là, dietro le rotaie. La donna cammina con passi piccoli e lenti, ondeggiando sulle gambe gonfie, sui piedi azzurrini ricchi di capillarileggi »

BAMBINE NEL TEMPO Agosto, domenica, interno in penombra. Tutto è finito con una sciarpa indiana, ricordo, come le immagini esotiche che ti ingolfano il cellulare, di un viaggio di chissà chi, mentre tra voci e visi srotolati in un lampo balenava ancora la bimba sorridente. Colpa tua – Ti guardileggi »

“L’ODORE DELLA SOFFERENZA SUSCITA SEMPRE DISGUSTO NELL’ALTRO” Questa frase è tratta da “ La donna di Gilles”, romanzo della scrittrice belga Madeleine Bourdouxhe, pubblicato per la prima volta nel 1937 e da allora sempre ristampato. La ragione delle innumerevoli copie sta nella storia così reale, troppo reale, da non perdereleggi »

GIUSEPPE TICOZZELLI (maglia nera) La mattina del 18 gennaio 1920 Giuseppe Ticozzelli uscì dalla casa di Castelnovetto, provincia di Pavia, dove era nato il 30 aprile 1894. Si aggiustò il tascapane, con dentro i panini e l’immancabile gazzosa, e salì in bicicletta. Essendo alto 187 centimetri per 95 chilogrammi dileggi »

DORMIRE, DORMIRE… Dorme. Trascorre molte ore dormendo. La guardo mentre lo fa. Sto lì, ferma e la osservo domandandomi come fa a dormire con tutta questa luce che abbaglia la stanza, con questo caldo soffocante. Lei è rannicchiata sotto la coperta di lana, come una bambina. Mi sembra ancora piùleggi »

29 LUGLIO 2016 Oggi è l’ultimo prima delle ferie. È stato l’ultimo della pasta e ceci, che Giggino ha detto: «M’ raccumann che oggi sta la fine del mondo, ma aropp a past e cicer mi». Dopo la pasta e ceci, e vista Napoli, si può anche morire. Si dice cadràleggi »